LA PROCURA INDAGA SU CARIGE, CARISA, UNICREDIT, POPOLARE DI NOVARA E MONTE DEI PASCHI DI SIENA


Banche, l’inchiesta di Savona
è diventata un caso nazionale


La relazione dell’Antitrust: abolire la commissione di massimo scoperto

[FIRMA]MARCO RAFFA
SAVONA
L’inchiesta per usura aperta dalla Procura di Savona sul conto di cinque banche - Carige, Carisa, Monte Paschi di Siena, Unicredit e Popolare di Novara - accusate da un imprenditore di aver applicato nei rendiconti trimestrali una commissione di massimo scoperto che ha fatto lievitare gli interessi a livelli usurari, sarebbe solo la punta dell’iceberg. Soltanto a Savona sarebbero pronti altri quattro o cinque ricorsi, da parte di professionisti, commercianti e imprenditori, che denunciano di aver dovuto pagare interessi passivi dell’ordine del 500 per cento, quando il «tasso soglia» fissato per legge era del 15,93 per cento. Il «caso-Savona» è scoppiato proprio mentre a livello nazionale si discute dell’abolizione della commissione massimo scoperto, definita ieri dal presidente dell’Antitrust Antonio Catricalà «una prassi iniqua e penalizzante per i risparmiatori e per le imprese», in linea con un intervento di pochi giorni fa dello stesso presidente di Bankitalia, Mario Draghi, secondo il quale la commissione di massimo scoperto sarebbe «un istituto di scarsa trasparenza». Un’inversione di tendenza rispetto alla circolare proprio di Bankitalia, sulla quale sta puntando l’attenzione il procuratore capo di Savona Vincenzo Scolastico con il sostituto Alessandra Coccoli, secondo cui la commissione massimo scoperto non entrerebbe nel computo degli interessi usurari. «Una tesi in contrasto - sottolinea Scolastico - con il dettato dell’articolo 644 del codice penale che punisce l’usura».
Un caso nazionale che nasce due volte a Savona. Sia perchè l’imprenditore a suo dire «strozzinato» dalle banche fa capo al gruppo savonese Tedde (pulizie civili e industriali e smaltimento rifiuti) sia perchè è savonese lo studio di consulenza fiscale specializzato nel ricalcolo degli interessi che ha preparato l’esposto inviato alla Procura. Spiega Giorgio Vincis, responsabile dello studio Vinx: «In tutta Italia stiamo curando circa duecento ricorsi di altrettante aziende, imprenditori ma anche privati che si sono trovati a pagare, grazie alla commissione di massimo scoperto ma non soltanto, interessi trimestrali passivi dell’ordine del 500-1000 per cento e più. A Savona abbiamo un caso del 519 per certo, a Milano del 1416 per cento: cifre scabrose, difficili da credere ma documentate in modo ineccepibile».
Secondo Vincis (e la relazione dell’Antitrust, diffusa proprio ieri, sembra dargli ragione) i tempi sono maturi per un cambiamento di rotta del rapporto tra banche, aziende e risparmiatori. «Anche perchè c’è già stato un pronunciamento del Consiglio di Stato, proprio in relazione al ricorso di un nostro assistito, che non ha usato mezzi termini nei confronti degli istituti bancari e dei loro metodi. E poi perchè, dopo una sentenza di condanna per usura, anche nei confronti di una banca, le “vittime” possono accedere al fondo antiusura dello Stato, come se fossero stati strozzinati da un’organizzazione criminale».
Spiega uno dei revisori dei conti dello studio Vinx, il ragionier Giorgio Rebella: «In base alla legge 108/96 gli interessi sono sempre usurai quando il Teg (tasso effettivo globale) applicato dalla banca supera di 1,5 volte il tasso medio pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale». Nel caso dell’imprenditore savonese che ha fatto scoppiare il caso, a fronte di uno scoperto teorico verso la banca di due milioni di euro si è calcolato un credito di un milione 67 mila 562,71 euro. Che interesse «folle» può aver prodotto un risultato simile? [\FIRMA]
La denuncia del gruppo Tedde
ha scatenato l’inchiesta penale


[FIRMA]CLAUDIO VIMERCATI
SAVONA
Quei rendiconti che di tre mesi in tre mesi gli spedivano le banche, non lo convincevano. C’era qualcosa che non quadrava alla voce interessi passivi: troppo alti. Un bel giorno, ha deciso di vederci chiaro.
L’imprenditore, che fa capo al gruppo «Tedde», una società molto nota a Savona che opera nel campo delle pulizie civili e industriali e del trasporto e smaltimento dei rifiuti, si è rivolto allo studio di consulenza aziendale «Vinx», gli ha portato tutti gli estratti conto, li ha fatti analizzare, scoprendo che tra interessi, spese e commissione di massimo scoperto, finiva per pagare ben oltre il «tasso di soglia» fissato dalla legge. Non solo. Ma anche che fatti tutti i conti, quegli interessi passivi richiesti da alcune banche erano in alcuni trimestri da «usura»
Il passo successivo è stato quello giudiziario. L’imprenditore si è rivolto a un legale, l’avvocato Andrea Argenta, ha promosso le prime cause civili, opponendosi ai decreti ingiuntivi presentati dalle banche o avviando a sua volta cause di risarcimento per chiedere indietro le somme pagate «indebitamente» stando alle conclusioni dello studio di consulenza. Poi ha presentato una denuncia-querela contro ignoti che ha fatto scattare l’inchiesta penale da parte della procura della Repubblica, che per il momento ha puntato l’attenzione sulle filiali cittadine di «Carisa», «Carige», «Popolare di Novara», «Unicredit» e «Monte dei Paschi di Siena. L’imprenditore, per il momento, preferisce non uscire allo scoperto, e rilasciare dichiarazioni. «Lo farò a tempo debito» ha detto ieri pomeriggio tramite il suo legale.
Parla invece l’avvocato Argenta, che di clienti nella stessa posizione dell’imprenditore savonese ne ha parecchi (e non soltanto in città) e in questi giorni sta letteralmente girando l’Italia, da un tribunale all’altro, a presentare esposti alle varie Procure, discutere cause civili. «La questione - spiega il legale - è molto semplice. Ci sono banche che superano il tasso di soglia fissato dalla legge. E questo succede perchè, contrariamente a quanto si evince dalla legge 108/1996, sostengono che la commissione di massimo scoperto non vada conteggiata nel tasso effettivo globale. Risulta così che spesso e volentieri il costo del denaro superi abbondantemente il tasso soglia». In ballo ci sono cifre considerevoli, se gli interessati sono imprenditori, come il savonese che ha presentato la denuncia querela alla Procura, che sono impegnati in investimenti di una certa dimensione e nel loro rapporto di fiducia con le banche lavorano spesso con «lo scoperto» di conto corrente. «Noi - conclude l’avvocato - ci siamo limitati a presentare una querela denuncia contro ignoti. Toccherà alla Procura individuare la persona fisica o le persone fisiche alle quali dobrà essere imputato il reato».
CARISA PARLA IL PRESIDENTE BARTOLINI


“Il computer
blocca i tassi
troppo elevati”

[FIRMA]ERMANNO BRANCA
SAVONA
«Sono tranquillo, anzi tranquillissimo». Così il presidente della Carisa spa Franco Bartolini commenta le notizie sull’inchiesta avviata dalla magistratura savonese sui tassi di usura che sarebbero stati applicati ad un noto imprenditore savonese.
«Mi hanno informato dell’inchiesta ma non credo che alla Carisa si possa rimproverare nulla - afferma il presidente Bartolini -. Naturalmente il rischio che le banche applichino tassi di usura in astratto esiste perchè è possibile che in teoria si sommino gli interessi passivi fino a superare la soglia di usura . Però dico che sono tranquillo dal momento che la Carisa si è dotata di un apposito software per il controllo dei conti conorrenti. Il programma effettua una revisione trimestrale e verifica che non venga superato il tasso di usura nell’applicazione degli interessi. In pratica, il sistema si blocca in automatico prima che i clienti subiscano un tasso superiore alle norme. La vicenda ruota intorno alla cosiddetta commissione sul massimo scoperto che da tempo è al centro di polemiche e di progetti di revisione anche a livello nazionale. Proprio per evitare che questa commissione facesse scattare interessi superiori alla norma, la nostra banca si è dotata di questo sistema di controllo interno che ci mette al riparo da sorprese».
Luciano Pasquale, nella doppia veste di presidente della Fondazione Carisa e direttore dell’Unione industriali, ha un punto di vista equilibrato: «Il costo del denaro negli ultimi tre anni non è stato un problema ma ora la ripresa dei mutui ha creato problemi e li creerà soprattutto in prospettiva. Tuttavia, mi guarderei bene dal dire che le banche imprestano denaro agli imprenditori a tassi di usura. Credo anzi che il trattamento verso le attività produttive sia sempre buono».
“Le banche pensano
al massimo profitto”

Le associazioni del commercio invocano un maggiore senso di responsabilità da parte delle banche nei confronti delle aziende, mentre le organizzazioni dei consumatori chiedono a gran forza una maggiore tutela dei correntisti.
«Se guadagnassimo tutti un po’ meno - dice Vincenzo Bertino, presidente Confcommercio - si supererebbe meglio questo momento storico difficile per tutti. Gli eccessi non mi sembrano opportuni per nessuno. L’Unione Commercio di Savona, nel suo piccolo, è soddisfatta del lavoro della Cooperativa di garanzia nella quale operano anche le banche, con la quale riusciamo ad aiutare concretamente circa 300 aziende all’anno. E’ questa la linea che prediligo, pensando che il 95 per cento delle nostre imprese opera con meno di dieci dipendenti e che l’80 per cento delle attività ne ha uno o due. Un mondo estremamente parcellizzato che chiede una sola cosa: il sistema bancario ci deve dare una mano perchè l’ossatura dell’economia locale ormai è rappresentata dal terziario».
«La realtà - sostiene Francesco Zino, presidente Confesercenti - è che siamo tartassati al massimo. Magari non si superano i tassi usurari con uno scarto dello 0,50 per cento, ma non per questo le cose cambiano. E così le aziende colpite dal sistema bancario sono sempre più in difficoltà o addirittura sono costrette ai limiti del mercato. E spesso non ci sono giustificazioni a questa rapacità da parte delle banche. Noi diciamo: le banche applichino il minimo dei tassi per agevolare le imprese e quindi l’economia, e si diano loro stesse delle regole di trasparenza verso i correntisti senza aspettare che vengano loro imposte dal legislatore o dalla Banca d’Italia com’è avvenuto finora».
«Accertato che il sistema bancario italiano è impegnato a fare solo business, invece che pensare soprattutto a fare credito per lo sviluppo del Paese - aggiunge Gianluigi Taboga, presidente dell’Assoutenti - a questo punto noi chiediamo regole chiare e sanzioni pesanti per ridare credibilità al sistema bancario e per prevenire aspetti drammatici come quelli che stiamo vedendo in questi giorni. Gli attuali metodi e sistemi del mondo bancario sono spesso farraginosi e di difficile comprensione per chiunque. Il cittadino correntista è così portato senza scampo a finire in una serie di ragnatele nelle quali è impossibile districarsi per chiunque. Con l’Associazione bancaria Abi - prosegue Taboga stiamo concludendo la trattativa per istituire il metodo della conciliazione in caso di controversia. Ma si tratta di valutare fatti già avvenuti. Quindi a tutela del correntista riteniamo che sia necessaria anche un’opera di prevenzione».
«Noi abbiamo sostenuto il decreto Bersani sulla commissione di massimo scoperto - dice Alberto Martino del sindacato bancari Fisac-. Ma questa norma non è mai passata in Parlamento. A noi appare come il risultato della mancanza di trasparenza da parte delle aziende».