L'ombra del racket dietro gli incendi
indagini sui colpi di albisola e cairo
Misterioso furto prima del raid. Attentato anche alla Fg Riciclaggi
IL SECOLOXIX
LA PROCURA non lo dice ufficialmente ma azzardare la parola racket, dopo l'escalation di raid incendiari delle ultime ore, è inevitabile. Giovedì notte è toccato a sette camion della ditta "Cos.Mi" srl posteggiati in un terreno affittato dalle cave Pastorino di Albisola Superiore; qualche notte prima un altro attentato simile, ma passato sotto silenzio, si era verificato alla cairese "Fg Riciclaggi" con capannone nell'area di Cairo Reindustria. E pochi mesi fa, a gennaio, un altro raid sempre in un terreno delle cave tra Albisola ed Ellera, ma affittato da un altra ditta, la "Colabeton".
«Onestamente capisco che non si possa non pensare al racket - dice Adriano Minetto, titolare della "Cos.Mi" - però garantisco che noi non abbiamo ricevuto intimidazioni né minace né telefonate sospette. Negli ultimi tempi non abbiamo neppure preso grossi lavori che possano aver irritato qualcuno, neppure fatto preventivi per grossi lavori. Il danno è enorme e non sarà facile ripartire. Non abbiamo sospetti di alcun tipo, proprio nessuno purtroppo».
L'attentato albisolese arriva in un periodo a dir poco caldo. È emerso solo ieri che poche notti fa a Cairo è stato dato fuoco all'interno di un capannone della ditta Fg Riciclaggi danneggiando un mezzo dell'impresa specializzata in smaltimento e stoccaggio rifiuti. Anche in questo caso nessuna minaccia né intimidazione ma che sia stato doloso ci sono pochi dubbi. E poi, per il colpo albisolese, c'è l'inquientate precedente di gennaio quando erano state date alle fiamme tre betoniere nuove della Colabeton, a pochi metri dallo spiazzo della Cos.Mi. Nessuna relazione tra i due raid? Nel caso dei sette camion bruciati giovedì c'è tra l'altro un particolare misterioso. Nello scorso fine settimana gli stessi mezzi erano stati presi di mira da uno strano furto. I vetri erano stati spaccati e ignoti avevano portato via tutti i libretti di circolazione. Il titolare dell'impresa in quel caso aveva pensato a un furto mirato di chi usa poi quei libretti per riciclare mezzi rubati senza inquietarsi troppo. Ma ora, col senno di poi, qualche dubbio viene. «Forse avremmo dovuto prendere altri accorgimenti dopo quel furto - ammette Minetto - ma in tanti anni non c'era mai successo nulla e a certe cose non si pensa mai. Un provvedimento comunque l'avevo preso: giusto lunedì avevo chiesto un preventivo per valutare un impianto di telecamere. Lo facevo anche per evitare quello che c'è successo alcune settimane fa, ovvero che ignoti ci rubassero il gasolio dai camion. Anche questo è accaduto ultimamente. Ma ora il danno è di milioni e i mezzi non sono neppure tutti assicurati». Le indagini sono affidate ai carabinieri che hanno già relazionato il pm Alessandro Bogliolo e lo rifaranno nelle prossime ore. Piste non ce n'è, almeno ufficialmente.
Dario Freccero