Cogoleto, spunta il cromo durante i lavori di scavo
località molinetto
Area sequestrata. Indagato il costruttore Pesce: «Sono io la vittima»
IL SECOLOXIX
IL CROMO esavalente torna a fare paura a Cogoleto, la cittadina della riviera genovese di ponente legata a doppio filo da sempre alla vicenda interminabile della ormai ex fabbrica chimica Stoppani e alla sua decennale opera inquinante. Fanghi contaminati sono emersi durante le operazioni di scavo avviate da un cantiere aperto al margine inferiore della discarica di Molinetto, al confine con Varazze. Le acque raccolte nella preparazione delle fondamenta di un nuovo capannone industriale sono state pompate e scaricate nel vicino torrente Arrestra. Inquinandolo. Non solo.
Altri rifiuti, meno pericolosi ma comunque da trattare in base alla legge, sono stati individuati accatastati in modo incontrollato in un'altra area esterna al cantiere. Il risultato è stato un blitz dei carabinieri del Nucleo operativo ecologico (Noe) che ha portato al sequestro del cantiere (1.200 metri quadrati) e della discarica (200 metri quadrati) e alla denuncia del titolare dell'impresa edile e di uno dei suoi collaboratori per stoccaggio di rifiuti e scarichi abusivi. Sul caso la Procura ha aperto un'inchiesta affidata al sostituto Biagio Mazzeo.
Il responsabile dell'impresa, indagato, è un costruttore genovese tra i più noti: si tratta di Pietro Pesce. L'interessato, raggiunto telefonicamente all'estero (rientrerà domani), ha spiegato:â??«Di quel cromo sono la vittima e non il responsabile - spiega Pesce - L'area sequestrata è una parte del cantiere che non ci impedisce la prosecuzione delle altre opere in corso. Non sappiamo al momento spiegarci la contaminazione, se non come un riflusso dovuto alla pioggia incessante delle ultime settimane, proveniente dal sottosuolo». L'imprenditore prosegue escludendo a suo giudizio «la perdita di sostanze tossiche dalla parte emersa della discarica di Molinetto».
L'area che ha visto l'intervento del Noe è una delle superfici strategiche per il rilancio produttivo della cittadina rivierasca, da sempre divisa in parti uguali tra le vocazioni turistica e industriale.
E proprio il capannone in costruzione è destinato a ospitare nuove realtà produttive medio piccole, soprattutto artigianali. L'opera, a quanto appurato al momento dagli inquirenti, è stata regolarmente autorizzata dal Comune. Gli accertamenti sono in corso su ognuno degli aspetti della vicenda. Si tratta di capire se l'inquinamento scoperto in questi giorni sia il frutto di un incidente, generato dalle forti piogge degli ultimi tempi, o di qualcosa di strutturale, come sospettato dai tecnici dell'Arpal, l'agenzia regionale di protezione dell'ambiente chiamata a intervenire per analisi di laboratorio. L'obiettivo è quello di scandagliare i terreni oggetto dei lavori di scavo e stabilire fino a quale profondità arriva la contaminazione da cromo esavalente. Questo per indirizzare eventuali operazioni di bonifica su disposizione dell'autorità giudiziaria.
Allo stesso tempo si tratta di appurare il grado di contaminazione subito dal torrente Arrestra, corso d'acqua al centro di una valle, splendida al confine tra Cogoleto e Varazze, già penalizzato in passato dalla presenza della discarica della ex cava di Molinetto, scelta per ospitare i rifiuti della Stoppani dopo il trattamento nei suoi forni. Un trattamento che avrebbe dovuto ridurre il grado di pericolosità dei fanghi presenti nel sito industriale dell'azienda chimica ma che di fatto ha esteso l'inquinamento da metalli pesanti già presente in Val Lerone, a un altra valle, quella dell'Arrestra. Circostanza questa già appurata negli anni dalle numerose inchieste del sostituto procuratore Francesco Albini Cardona, affidate ai carabinieri del Noe e all'Arpal, recentemente confluite nel processo alla Stoppani tuttora in corso.
Graziano Cetara