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IL CROMO esavalente torna a fare paura a Cogoleto, la
cittadina della riviera genovese di ponente legata a doppio
filo da sempre alla vicenda interminabile della ormai ex
fabbrica chimica Stoppani e alla sua decennale opera
inquinante. Fanghi contaminati sono emersi durante le
operazioni di scavo avviate da un cantiere aperto al margine
inferiore della discarica di Molinetto, al confine con
Varazze. Le acque raccolte nella preparazione delle
fondamenta di un nuovo capannone industriale sono state
pompate e scaricate nel vicino torrente Arrestra.
Inquinandolo. Non solo.
Altri rifiuti, meno pericolosi ma comunque da trattare in
base alla legge, sono stati individuati accatastati in modo
incontrollato in un'altra area esterna al cantiere. Il
risultato è stato un blitz dei carabinieri del Nucleo
operativo ecologico (Noe) che ha portato al sequestro del
cantiere (1.200 metri quadrati) e della discarica (200 metri
quadrati) e alla denuncia del titolare dell'impresa edile e
di uno dei suoi collaboratori per stoccaggio di rifiuti e
scarichi abusivi. Sul caso la Procura ha aperto un'inchiesta
affidata al sostituto Biagio Mazzeo.
Il responsabile dell'impresa, indagato, è un costruttore
genovese tra i più noti: si tratta di Pietro Pesce.
L'interessato, raggiunto telefonicamente all'estero
(rientrerà domani), ha spiegato:â??«Di quel cromo sono la
vittima e non il responsabile - spiega Pesce - L'area
sequestrata è una parte del cantiere che non ci impedisce la
prosecuzione delle altre opere in corso. Non sappiamo al
momento spiegarci la contaminazione, se non come un riflusso
dovuto alla pioggia incessante delle ultime settimane,
proveniente dal sottosuolo». L'imprenditore prosegue
escludendo a suo giudizio «la perdita di sostanze tossiche
dalla parte emersa della discarica di Molinetto».
L'area che ha visto l'intervento del Noe è una delle
superfici strategiche per il rilancio produttivo della
cittadina rivierasca, da sempre divisa in parti uguali tra
le vocazioni turistica e industriale.
E proprio il capannone in costruzione è destinato a ospitare
nuove realtà produttive medio piccole, soprattutto
artigianali. L'opera, a quanto appurato al momento dagli
inquirenti, è stata regolarmente autorizzata dal Comune. Gli
accertamenti sono in corso su ognuno degli aspetti della
vicenda. Si tratta di capire se l'inquinamento scoperto in
questi giorni sia il frutto di un incidente, generato dalle
forti piogge degli ultimi tempi, o di qualcosa di
strutturale, come sospettato dai tecnici dell'Arpal,
l'agenzia regionale di protezione dell'ambiente chiamata a
intervenire per analisi di laboratorio. L'obiettivo è quello
di scandagliare i terreni oggetto dei lavori di scavo e
stabilire fino a quale profondità arriva la contaminazione
da cromo esavalente. Questo per indirizzare eventuali
operazioni di bonifica su disposizione dell'autorità
giudiziaria.
Allo stesso tempo si tratta di appurare il grado di
contaminazione subito dal torrente Arrestra, corso d'acqua
al centro di una valle, splendida al confine tra Cogoleto e
Varazze, già penalizzato in passato dalla presenza della
discarica della ex cava di Molinetto, scelta per ospitare i
rifiuti della Stoppani dopo il trattamento nei suoi forni.
Un trattamento che avrebbe dovuto ridurre il grado di
pericolosità dei fanghi presenti nel sito industriale
dell'azienda chimica ma che di fatto ha esteso
l'inquinamento da metalli pesanti già presente in Val Lerone,
a un altra valle, quella dell'Arrestra. Circostanza questa
già appurata negli anni dalle numerose inchieste del
sostituto procuratore Francesco Albini Cardona, affidate ai
carabinieri del Noe e all'Arpal, recentemente confluite nel
processo alla Stoppani tuttora in corso.
Graziano Cetara
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