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IL GIORNO dopo l'ufficializzazione dello strappo all'interno
del Pd all'assemblea provinciale di Legino, cominciano a
spuntare a uno a uno i nomi dei "ribelli" del Pd. Quelli che
hanno seguito l'esempio di Marco Bertolotto e Carlo
Scrivano. Che proprio ieri sventolava l'editoriale di Galli
della Loggia sul Corriere, con la ricetta dedicata al
Partito democratico per evitare il tracollo: «liquidare il
potere dell'apparato tradizionale, scegliere i nuovi quadri,
mandare in pensione i riti del passato». L'assessore
provinciale al Turismo esplode: «Dobbiamo sempre fare tutto
quello che vogliono i Ds? Nel partito c'è la straegemonia:
il segretario regionale è Ds, tre segretari provinciali sono
diessini. Dobbiamo diventare dei Ds anche noi per poter
contare? Lunardon deve dare dei segnali. Lo stato di
sofferenza c'è, eccome. Le élite sono importanti, ma se gli
uomini al potere sono tutti dello stesso partito, gli altri
vengono schiacciati».
Scrivano rincara la dose: «Il problema di fondo è che
abbiamo visioni diverse: la nostra è realistica: partendo
dall'esperienza, parliamo alla gente, individuando i bisogni
reali e trovando risposte concrete. Il programma che
costruiamo deve rispondere alle esigenze del territorio. Non
pensiamo di essere depositari del verbo, ma sussidiari. La
visione che esprime invece il segretario Lunardon è
partitocentrica. Ciò che conta sono l'élite, la nomenklatura.
Ma chi pensa di sapere di che cosa ha bisogno la gente
sbaglia: lo si è visto alle politiche. Riconosco l'onestà
intellettuale di Lunardon, ma secondo noi sta sbagliando
strada. Dovevamo dargli un segnale forte». Anche il
presidente della Provincia, Marco Bertolotto, va giù
pesante: «Queste persone hanno ucciso la speranza del
cambiamento. Fra di loro prevale l'idea di partito forte,
per noi invece ciò che conta è l'uomo. E hanno anche il
coraggio di dire che alle politiche abbiamo vinto...».
Ma più che i massimi sistemi, a poche ore dalla spaccatura,
ciò che incuriosisce sono i nomi degli autosospesi dal Pd.
Nomi non facili da sapere. Perché, oltre a chi ha fatto
l'annuncio pubblicamente, come Scrivano, e a Bertolotto, che
è uscito dal partito, altri stanno comunicando la loro
adesione poco alla volta. Ma di ufficiale non c'è nulla. Il
segretario provinciale, Giovanni Lunardon, dice di non avere
neppure ricevuto la formalizzazione dell'uscita dal partito
del presidente della Provincia, Bertolotto. Fra i nomi che
circolano ci sono Enrico Paliotto, assessore provinciale
all'Ambiente, Livio Giraudo, capogruppo del Pd in Comune a
Savona, Mario Coletti, coordinatore del Pd a Finale, Adriano
Viale, consigliere comunale a Finale, Andrea Rovere,
consigliere ad Albenga, Isabella Sorgini, vice coordinatore
regionale del Pd. E poi diversi sindaci o vice: Antonello
Tabbò (Albenga), Piergiorgio Giraldi (Arnasco), Michele
Manzi (vice a Celle), Lino Ferrari (ex sindaco di Albissola
Marina).
Il segretario provinciale del Pd, Giovanni Lunardon, non
recede di un passo dalle sue posizioni. «Il problema è
superabile - afferma Giovanni Lunardon -. Mi impegnerò a
recuperare gli autosospesi». Ma a lui preme andare a monte,
al "caso" Bertolotto: «Non ha imboccato la strada giusta. In
base al nostro statuto, il nome del candidato alla
presidenza deve uscire dall'assemblea provinciale. Se ce n'è
più di uno si va alle primarie. E sono i cittadini a
scegliere. A Bologna Cofferati ha posto la propria
candidatura in modo corretto. Entro fine estate sarà
convocata l'assemblea provinciale per sciogliere il nodo
delle candidature». Ma a breve c'è un altro appuntamento che
si preannuncia caldo: sabato mattina si terrà il congresso
comunale del Pd per eleggere il segretario dell'unione
comunale. Nei corridoi circola la voce che ci saranno nuove
uscite di scena clamorose.
Stefania Mordeglia
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