15 Giugno 2008 LA STAMPA
Reportage
Esposto all’Asl
degli abitanti
di vico Mandorla
MARCO RAFFA
Piccioni e degrado
Viaggio nei vicoli
della Savona antica
SAVONA
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Non è necessario stuzzicare l’antico orgoglio
dei savonesi per sostenere che, sia pure nelle sue ridotte
dimensioni, limitate anche dalle distruzioni dell’ultima guerra,
il centro storico di Savona è un gioiello di grandissimo
prestigio. Basta fare pochi passi tra via Pia, vico Spinola,
piazza della Maddalena e le innumerevoli traverse per fare un
viaggio nel tempo: dalle vestigia medievali ai portali
cinquecenteschi, dai fregi barocchi a piccoli grandi capolavori
sparsi qua e là tra le facciate o negli androni (Palazzo
Pozzobonello docet). Tanto splendore ha però due grandi nemici:
l’indifferenza e i piccioni. Nemici difficili da combattere.
L’indifferenza porta a sottovalutare il pregio di quanto si ha a
portata di mano, i piccioni rendono la vita difficile a chi il
centro storico, nonostante tutto, lo ama e lo vuole vivere,
valorizzandolo e salvandolo dall’abbandono.
Ecco qualche esempio. «Ho comprato un appartamento al quarto
piano di vico dei Mandorla 2, l’ho ristrutturato con cura e non
m’importa di fare più volte al giorno, a piedi, quattro piani di
scale ripidissime - racconta Alice Beltrame, giovane
professionista del settore immobiliare, innamorata della città
antica savonese - il mio cruccio è il cavedio, il cortile
interno su cui si aprono le finestre delle scale e di alcune
stanze». Alice apre una delle finestre, invita a sporgersi nel
cavedio. Una scena che richiama alla mente le visionarie
incisioni del Piranesi: mura, sporgenze e piccoli terrazzi resi
grigiastri dal guano di piccione che copre ogni spazio
disponibile; un po’ dappertutto minuscole uova e, qua è là,
alcune carcasse in decomposizione, «impiccate» a brandelli di
reti che qualcuno, anni fa, aveva posizionato nel vano tentativo
di bloccare l’ingresso ai pennuti. Il fetore è indescrivibile.
Facile immaginare cosa, nei prossimi giorni di gran caldo,
potrebbe succedere in questo spazio ristretto. La signora
Beltrame richiude in fretta la finestra e mostra un fax, spedito
il 12 giugno all’Ufficio Igiene Pubblica della Asl, in cui
denuncia una situazione obiettivamente difficile. «E’ un’habitat
ideale per zecche, ratti e scarafaggi. Da tempo, con altri
abitanti della zona combattiamo contro la totale inerzia di
alcuni proprietari e degli amministratori dei palazzi. Chiediamo
ora che la Asl valuti la possibilità di intervenire per
ripristinare le condizioni igienico-sanitarie dell’area».
Alice Beltrame non è l’unica a denunciare la situazione di
degrado di questa zona. Anna Miele abita con il marito Antonio
in via Pia, le loro finestre si affacciano sullo stesso cavedio.
«Anni fa, esasperato, ho cercato di fare una bonifica, sono
stato chiamato in Comune perchè a qualche vicino dava fastidio
l’odore del disinfettante» dice Antonio Miele. Intanto, sopra le
vetrine del loro negozio «Oliver» di abbigliamento bimbi in
piazza dei Consoli, altro bellissimo scorcio della Savona
antica, i piccioni occupano ogni spazio disponibile. «Abbiamo
messo qualche dissuasore (le strisce chiodate che impediscono la
«posa» dei pennuti) ma non siamo riusciti a coprire tutte le
sporgenze». Non sono gli unici operatori economici a lamentarsi.
Piero Franceri del ristorante «Angolo dei Papi» in vico del
Marmo: «Qualche cliente, entrando o uscendo, è stato “centrato”
dal guano che pioveva dall’alto. Mi sono offerto di pagare la
lavanderia. Certo non è il miglior incentivo per frequentare e
“vivere” il centro storico». |
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