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   Il giudizio politico sull’allora presidente della Provincia di Savona

E TEARDO DISSE….

< ABBASSO GARASSINI>

L’intervista fu rilasciata nove anni fa, ma è ricca di realtà e  messaggi

 

Con la puntata (27) ricostruiamo la storia contenuta in una pagina che l’Arcobaleno – settimanale della Riviera Ligure riservò all’ex presidente della Regione. A proposito, come è finita la richiesta danni della Provincia davanti alla Corte dei Conti? Chi è andato ad occupare quei posti di potere di cui parlava un “dotto” ex presidente della Regione Liguria? Perché il democristiano Garassini finì nel mirino di Teardo? Trucioli riporta alla luce documenti dimenticati, ma oggi tornati d’attualità. Del tipo dove è finito il “tesoretto”. Inoltre, l'inedita sorte di un'intervista all'ex leader "maximo" del Psi savonese che non è mai stata pubblicata sul Secolo XIX.

  

di Luciano Corrado


Alberto Teardo

Savona – Un’altra intervista “storica” ad Alberto Teardo, dopo quelle  pubblicate in precedenti puntate. E’ tra gli “ultimi pensieri” pubblici che si conoscono, in quanto a divulgazione, dell’ex presidente della Regione Liguria. A Franco Manzitti, ex inviato de Il Secolo XIX, oggi capo dell’edizione ligure di Repubblica (con l’inserto Il Lavoro), il 24 novembre 1987, Teardo aveva annunciato: <Con la politica ho chiuso> (vedi….). Ma ecco un altro “verbo” di Teardo che risale a nove anni fa, ad opera del savonese Daniele Vivaldo, sulle pagine del settimanale “Arcobaleno”.

In realtà, Teardo, essendo perpetuamente interdetto dai pubblici uffici, dopo la condanna definitiva, non può occupare cariche con responsabilità istituzionale. Né in enti pubblici. Tuttavia ha continuato a navigare, grazie ad un amico, da un piccolo ufficio nell’ambito del porto di Savona.

Possiamo anche ricordare, per la prima volta, che Alberto Teardo aveva reso noto al suo “entourage” di aver concesso (non molto tempo fa) un’intervista al giornalista Bruno Lugaro quando prestava servizio alla redazione del Secolo XIX di Savona, ma di aver appreso che la direzione del giornale l’aveva bloccata (l’intervista), in quanto “troppo piatta”. Forse sarebbe stato davvero arduo ipotizzare domande e risposte all’attacco, col suo consenso.

Del tipo: può, signor Teardo, finalmente rivelarci, visto che tutto è ormai prescritto, dove e come ha nascosto il suo “tesoretto” che i giudici non sono riusciti a trovare (l’unico suo conto corrente, sequestrato, era di un paio di milioni)? Puo’, finalmente, rendere noto chi erano <quei compagni del Pci che nonostante….sono riusciti a farla franca…a restare fuori da approfondite indagini>. E ancora <chi erano quei big politici del suo partito, a Roma, che ricevettero soldi e lei non volle mai tradire?>. Infine: <Con quanti segreti, mai svelati, o riservati a pochissimi, rimasti fuori dalle carte processuali, un domani, speriamo lontano, si accinge a lasciare, come i comuni mortali, la vita terrena?>.

Infine: è una bufala, la confidenza dell’ex questore-piduista infiltrato (cosi si definì), Arrigo Molinari, che al cronista confidò di rapporti con emissari dei servizi segreti israeliani, venuti a Savona (l’indiscrezione fu pubblicata, a suo tempo, da Bruno Balbo su La Stampa). E che, lo stesso cronista (non Balbo), allertato da Molinari, con una visita in redazione, non si presentò ad un appuntamento, sempre con gli stessi emissari, che gli sarebbe potuto costare la vita?

Torniamo all’intervista a Teardo, tema della puntata (n.27), sempre da iscrivere al nostro obiettivo: documentare una fase storica della vita ligure e savonese senza prosopopea. Raccontare i “fatti”.

E’ stato Daniele Vivaldo (sulle pagine di Internet lo troviamo oggi nell’elenco dei giornalisti sportivi e come documenta “Trucioli” autore di un servizio per L’Eco- Il giornale di Savona e provincia, sull’Expo 2006).


Alessandro Garassini
Vivaldo su un’intera pagina dell’ “Arcobaleno” – settimanale della Riviera Ligure (riporta la testatina), fece un’intervista esclusiva al signor Teardo, cittadino comune (vedi….), in cui l’obiettivo principale da “colpire” era l’allora presidente della Provincia, avvocato Alessandro Garassini, figlio dell’ex sindaco di Loano (tra i più amati), maestro Elio Garassini, una famiglia di democristiani da sempre, originaria di Toirano. La sorella Elisabetta, pure avvocato, è consigliere comunale di opposizione e sconfitta a candidato sindaco da Angelo Vaccarezza (capo partito di Forza Italia nell’intera provincia).
Teardo era stato invitato a rispondere ad una serie di dure prese di posizione di Alessandro Garassini contro il “rifiorire del teardismo a Savona e non solo”. Eravamo all’aprile del 1999.

Il titolo-risposta, rivolto a Garassini, con parole di Teardo: <E’ politicamente immaturo e sprovveduto>. <Lo afferma Alberto Teardo rispondendo alle accuse mosse dall’attuale presidente della Provincia>.

I fatti documentano che Garassini (ricostruiremo la sua storia politico-amministrativa attraverso “carta canta”, ovvero gli articoli delle edizioni dei giornali locali e dell’editoria locale) ha perso in politica, è finito in disgrazia per una serie di cause e concause, ma con un filone comune come i fatti obiettivi descriveranno. Avrà fatto errori – questo è un giudizio – ma ben altra sorte ha avuto, invece, chi aveva scelto altre strade, più vicine a quel mondo degli affari e degli interessi trasversali che gravitava e gravita tuttora nella realtà politico-amministrativa savonese e di una buona fetta della nostra Liguria.

Ed eccovi, se volete, una lezione dello “stile Teardo”, nell’attaccare o nel rispondere a chi lo avversava pubblicamente, senza nascondersi dietro il “ditino” o nell’anonimato.

Teardo: <Il presidente della Provincia Garassini, tra l’altro, si è rivelato persona tutt’altro che incline al buon gusto e tanto meno alla correttezza politica….uno che ricorre all’espediente della denigrazione e aggressione …non aveva alcun motivo di chiamarmi in causa anche perché non lo conosco, non ho mai avuto alcun rapporto, né sono un suo antagonista politico o elettorale….il livello  della cultura politica e la qualità di non pochi candidati alle elezioni… aspiranti  ad occupare posizioni di privilegio e potere politico, espressi da quei settori della partitocrazia locale, arrogante e becera, quanto inetta e priva di idee…., si comprende il tentativo di inquinare il corretto svolgimento del confronto elettorale con l’introduzione di argomenti fuorvianti, impropri e moralmente censurabili…>.

Parole di fuoco, in parte di un uomo coraggioso, se non fosse che non fa nomi e cognomi, non indica quali siano le “posizioni di potere e di privilegio” (chi le occupava e chi le occupa oggi?) Non dice se considera quelle che lui definisce “figuracce di Garassini”, l’allusione all’onestà di  pubblico amministratore.  Fa per caso parte, secondo Teardo, della politica del “mangia, mangia” (leggi corruzione) che, non molto tempo fa, lo stesso Garassini ha denunciato con estrema chiarezza (pur senza fare nomi) dalle colonne de Il Secolo XIX, nella pagina “opinioni&commenti” e di Trucioli Savonesi?  Garassini, secondo Teardo, è un “miracolato”, alla stregua di altri politici-amministratori pubblici o di enti che contano e danno il vero potere?  


Teardo a cena con il procuratore della Repubblica, Camillo Boccia

I giudizi, almeno storici, lasciamoli alla “documentazione”, all’archivio.

E si perché il giornalista Vivaldo, pur senza essere troppo irriverente e magari non necessariamente documentato, una domanda scomoda l’ha fatta. Chiede: <Signor Teardo, tra i rilievi che le muove Garassini vi è anche il fatto dei soldi che deve alla Provincia…>.

Si tratta dei  danni che risalgono all’epoca dello scandalo; tra l’altro la Provincia di Savona, con l’allora difensore Umberto Garaventa, fu la sola a rimanere in giudizio, come parte civile, anche nel quarto processo che si svolse ad una nuova sezione della Corte d’appello di Genova, in quanto restava in ballo, dopo la pronuncia della Cassazione, con rinvio, il 415 bis, cioè l’accusa banda mafiosa (caduta in tutti i tre gradi di giudizio).

Gli imputati furono scagionati, grazie ad una serie di circostanze contraddittorie, spiegate assai bene da Michele Del Gaudio in un suo libro, dimenticato (nel caso specifico) da un mondo dell’informazione in gran parte senza memoria storica, distratto e meglio se ossequioso.

Teardo rispose a proposito di quei soldi…: <Per chi conosce i fatti e le vicende giudiziarie che mi hanno coinvolto, e sulle quali mi auguro che prima o poi si faccia piena luce, …..sarebbe stato doveroso precisare da parte di Garassini le vicende che l’hanno determinata>.

Quali siano, Teardo non lo spiega, né l’intervistatore lo chiarisce.

Riprende Teardo con un giudizio tranciante: <Correttezza e buon gusto avrebbero dovuto, infatti, consigliare di stendere un velo di silenzio su una decisione, a dir poco stupefacente, emessa dalla Corte dei Conti, con la quale ha inteso coinvolgermi nel pagamento dei danni su illeciti, notoriamente mai commessi, e per i quali il sottoscritto è del tutto estraneo…>.

Per la cronaca i coimputati principali degli episodi-reato di cui la Provincia aveva chiesto il risarcimento danni materiali e morali, spese, interessi legali, erano il presidente Domenico Abrate e il vice-assessore, Gianfranco Sangalli. Teardo, dunque, su chi scaricava le responsabilità visto che <io sono del tutto estraneo>?

E non sappiamo se, nel proseguo dell’intervista, quando Alberto Teardo parla del <modello di crescita dei settori partanti dell’economia savonese, con l’inserimento di nuove energie e di una classe dirigente capace di programmare, sostenere e gestire il processo di rinnovamento, in grado di assicurare più alti qualità di vita ai savonesi, con traguardi di prosperità per le popolazioni>, intendesse la “classe” che comanda alla Camera di Commercio (Grasso-Scajola), all’ente Porto (Canavese e soci), all’Acts (Marson-Piazza del Gesù), alle Opere sociali (Ramello-Cooperarci), soprattutto alla Carisa (Bartolini-Scajola), alla Carige (Berneschi-Scajola)  I due forzieri del credito che come lo stesso Bartolini ha ammesso, hanno finanziato e sono orgogliosi di finanziare tutte le maggiori operazioni di edilizia privata di Savona e Provincia. Crescent (ex Italsider) compreso

E solo Iddio sa i guasti (come accade nella rapalizzazzione degli anni sessanta) che uniti ad una scellerata politica del territorio e dell’unico patrimonio (la natura), provocano e provocheranno. A partire dal turismo che non potrà mai convivere con “cemento selvaggio”, il caos da sovraffollamento e la “strage di alberghi” condannati dagli altissimi guadagni (immorali e anticristiani) della speculazione immobiliare.

Intanto si continua a sbandierare la prossima apertura (avviene da una decina d’anni) di nuovi alberghi. A ieri sono già 64-67 quelli annunciati su Il Secolo XIX e La Stampa, tra Andora e Varazze, ma l’unica nuova costruzione alberghiera è operatante a Savona, nel porto, grazie all’imprenditore Orsero e all’ente porto, con la gestione  -  e questo è la prima volta che accade nella storia alberghiera di Savona – di una multinazionale spagnola. Che non ha comprato l’immobile, l’ha preso in affitto ed è già qualcosa.

Per il resto “solo” chiacchere, in attesa che apra, seppure con tre anni di ritardo e rinvii il Grand Hotel di Alassio, ristrutturato dopo 40 anni di attesa e l’impegno del sindaco Marco Melgrati. Le tappe e storia del Grand Hotel, con un documento inedito dell’avvocato Granata che fu assessore (chi prese una provvigione?)  diventerà un’altra delle avventure di questa provincia, da documentare, a puntate. Come l’aeroporto di Villanova d’Albenga. Con centinaia di articoli, molti opera di sfacciata “disinformazione” e conflitti di interesse. Per merito di chi?  Scanso ad equivoci, Teardo non c’entra. C’è un altro “giro”, di walzer, di promesse disattese. Di rilancio rinviato. Di soldi pubblici ingoiati. 

Luciano Corrado