«Troppe congiure me
ne vado dal Pd» |
il presidente della
provincia scatena terremoto nel centrosinistra
Annuncio di Bertolotto che attacca Lunardon: mi ha fatto fuori |
IL SECOLOXIX |
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MARCO BERTOLOTTO, presidente della Provincia, dopo
aver giocato a scacchi e probabilmente perduto la
partita, ora sembra voler interpretare il ruolo del
marine che si taglia tutti i ponti dietro alle
spalle. Prima aveva infiammato il dibattito politico
per il "flirt" sulle ronde con la Lega. Poi aveva
pronunciato il suo «non sono più disponibile» e si
era rifiutato di restare sulla graticola per la
corsa alla presidenza nel 2009 dopo la scadenza
"inevasa" dell'ultimatum del 31 maggio. Ora rompe
con il Pd, il suo partito, ormai ex: attacca il
segretario provinciale Giovanni Lunardon, il
segretario regionale Mario Tullo e ce n'è anche per
il presidente Claudio Burlando, «che avrebbe dato la
sua benedizione alla mia mancata riconferma».
Il Pd? Ormai, si diceva, appare come l'ex partito
del presidente, anche se proprio Tullo (vedi box) lo
invita a ripensarci e oggi lo chiamerà. «Io nel Pd
non ci sono già più - dice - Dove sei ospite,
neppure gradito, non ci stai. Sono loro che hanno
deciso di farmi fuori». Poi accusa il segretario
Lunardon con parole che appaiono gravide di
conseguenze politiche: «Si è assunto la
responsabilità di chiudere l'esperienza del Pd in
provincia di Savona». Infine garantisce che non si
toglierà di mezzo, continuerà a fare politica:
«Certamente, non smetterò. Dove? Non lo so: il mio
compito immediato è chiudere nel modo migliore il
mandato di Presidente. Poi vedremo». Le parole di
Bertolotto lasciano presagire scenari nei quali
interi pezzi del mondo cattolico "popolare"
confluito nel Pd potrebbero prendere altre strade.
Ma negli ambienti politici non mancano boatos - al
contrario - di uno sganciamento di questo mondo dal
Presidente. Si vedrà.
Bertolotto intanto attacca: «Ci hanno sempre
considerati ospiti. Io sono fuori, ma questa vicenda
avrà ripercussioni dentro al Pd. Chi non è Ds è
sempre guardato con sospetto e deve superare mille
esami. Ma io di battesimi ne ho fatto uno e non
intendo farne altri». Lunardon, Tullo, Burlando: «In
tutti questi mesi Lunardon non mi ha mai difeso dai
tanti attacchi che ho subito, se non "pro forma".
Tullo è stato investito della questione della mia
ricandidatura. Ma non mi ha neppure telefonato. E mi
dicono che anche Burlando abbia dato la sua
benedizione». Poi aggiunge: «Io non avevo dato tre
giorni di tempo. Ne avevo dato quaranta. E se mi si
fosse detto: "serve qualche giorno in più per
costruire il percorso della tua candidatura", non
avrei detto no. Ma la risposta è stata un'altra:
prima le alleanze e i programmi, poi i candidati. Il
contrario di quello che avevo chiesto». Bertolotto,
infine, ribadisce i temi lanciati ieri anche in
un'intervista a Primocanale: «Nel Pd c'è un gruppo
egemone che arriva dai Ds-Pds-Pci che non accetta
altre persone che la pensano diversamente. Il Pd è
un partito che non parla con la gente, ma
all'establishment».
Antonella Granero
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«vecchio mododi fare
politica» |
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OGGI MARIO TULLO, segretario regionale del Pd, chiamerà
Marco Bertolotto: «L'unica cosa su cui concordo con lui è di
non averlo fatto prima, ma credo di avere qualche
giustificazione per ciò di cui mi sto occupando da quindici
giorni a Genova». Aggiunge: «A Savona si andrà a votare tra
un anno, avevo chiesto di ragionare a bocce ferme. Nulla è
stato deciso, c'è bisogno di una discussione collegiale a
Savona e nell'organismo regionale». E sottolinea: «Nessuno
ha mai detto che Bertolotto non può essere ricandidato. Ma
bene ha fatto Lunardon a sostenere che la questione non
poteva essere chiusa nel dialogo tra il Presidente e il
segretario». E ancora: «A livello nazionale, poi, si è
deciso che dove non ci sono soluzioni unitarie si fanno le
primarie». E conclude: «Invito Marco, non è un ospite, è
gradito. È e spero resti un autorevole esponente del Pd».
Il segretario provinciale Giovanni Lunardon esclude ricadute
sulla tenuta a Palazzo Nervi: «Siamo tutti impegnati a
sostenere l'Amministrazione lealmente e così sarà». Poi
commenta: «Mi spiace se questa è la sua decisione. Mi auguro
ci ripensi. Comunque sia rispetterò la sua scelta. Io non ho
collocato fuori dal Pd nessuno e tantomeno espresso giudizi
sulla sua candidatura. Ho richiamato tutti noi alla
condivisione di regole e di un percorso comune nel partito e
nei suoi organismi. Un percorso aperto e trasparente in cui
Bertolotto avrebbe potuto e per quanto mi riguarda potrebbe
ancora svolgere un ruolo da protagonista». Poi aggiunge:
«Quel che è certo è che il Pd non è un partito feudale in
cui i candidati si decidono per investitura del segretario e
non è neanche un partito che può accettare aut-aut
francamente incomprensibili». Sottolinea: «Quanto al futuro
del Pd questo non dipende nè da me nè dal percorso personale
di Bertolotto, ma dalla scelta consapevole di decine di
migliaia di elettori del Pd in tutta la provincia. Loro sono
il Pd, ne sono il presente e il futuro e ci chiedono
innanzitutto chiarezza dei comportamenti, luoghi comuni dove
decidere insieme e coerenza con le regole che ci siamo
dati». Conclude seccamente: «Il resto è vecchia politica».
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