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Scaviamo ancora nella rumenta

Svegliamoci, non permettiamo alla loro propaganda ipocrita e strumentale di avvelenarci il futuro in tutti i sensi.

Nonna Abelarda

Vi sembrerò monotona, come argomenti, ma non è colpa mia, se di giorno in giorno, di ora in ora, si aggiungono particolari al quadro complessivo. Ottenuti, appunto, scavando nel problema. Non letteralmente, per fortuna. Però le vere informazioni, quelle passate sotto silenzio, escono fuori.

 E poi, considerando che il discorso inceneritore appare sempre più popolare fra i nostri amministratori locali, c’è da farsi rizzare i capelli in testa, man mano che, appunto, queste notizie emergono.

E da diffonderle il più possibile, sperando che questa follia non prenda campo.

Purtroppo, viviamo in un momento storico dove l’emotività deleteria, criminosamente, irresponsabilmente alimentata dai media e dai politici, ha la prevalenza, grazie a una coltivazione intensiva, non contrastata,  della superficialità quando non dell’ignoranza,  per oscuri scopi di comodo e di potere. L’Italia è una polveriera che prima hanno a lungo alimentato, e di cui ora hanno acceso la miccia, senza curarsi di quanto possa essere violenta e devastante l’esplosione, purché loro possano mettere in salvo i propri interessi.

 

Il problema smaltimento rifiuti si tratta con le immagini di Napoli. Risultato: mezzo paese attende con rassegnazione se non con sollievo nuovi inceneritori, con la considerazione molto logica e razionale che “le discariche sono peggio” e “ la diossina c’è di più nei roghi per strada”.

Tanto non fanno male (sbagliatissimo, ci sono i dati, ma chi li vede?);  producono energia (sbagliato anche questo, si ammortizzano grazie ai contributi statali CIP6, hanno bisogno di quantità di rifiuti enormi per funzionare a pieno regime, e se si vogliono minimizzare i rischi di inquinamento di fumi e ceneri necessitano di impianti e tecniche supplementari costosi ed energivori); sono necessari e all’estero ce li hanno tutti (sbagliato pure questo, c’è chi li dismette, chi ne constata i danni solo ora, chi non ne costruisce più); sono inevitabili, non ci sono altre strade pratiche (questa poi è la più grossa di tutte, ma anche la più difficile da smentire, sia per la scarsa competenza tecnica della media delle persone, sia per i vecchi pregiudizi per cui tutto ciò che sa di ambientalismo è pirlata a prescindere, sia per lo scarsissimo spazio e obiettività che ha l’informazione sulle tecniche alternative).

 

Aggiungerò comunque qualche altro dato fresco e interessante a smentire tutto quanto sopra.

 

Riassunto delle puntate precedenti: eravamo rimasti che Veronesi si era offeso sentendosi insultato da Grillo, aveva chiesto di abbassare i toni e tornare a un dibattito civile. Entusiasta, Grillo aveva proposto appunto un dibattito pubblico in internet fra i suoi esperti internazionali (di cui si hanno nome e cognome, opinioni, filmati) e i pro-inceneritori che avevano convinto dei loro dati l’ex ministro (di cui, invece, nulla è dato sapere).

Veronesi, infastidito, rifiuta. Chiara prova che la lettera era un bluff bello e buono, la reazione dell’illustre oncologo oltraggiato e non una vera richiesta civile di confronto.

Bene. Ma le notizie non si fermano. Intanto ci dicevano sempre che i rifiuti di Napoli spediti costosamente in Germania li bruciavano nell’inceneritore di Amburgo producendo energia. E certo siamo proprio dei bei tonti, paghiamo e loro in più ricavano energia, si diceva. Perché non incenerire in proprio?

D’ora innanzi non sarà più neanche necessario spiegare pazientemente che è proprio perché gli inceneritori sono sotto utilizzati grazie alla loro ottima differenziata, che hanno spazio e accolgono volentieri la rumenta.

 No, la notizia che gira a mo’ di luogo comune è superata. Ora la notizia ANSA (poco diffusa in verità) è che gli ultimi carichi sono andati in Sassonia, dove, consegnando alle industrie solo una piccola percentuale per bruciarla, separano accuratamente la maggioranza dei rifiuti e, dulcis in fundo, ci rivendono le materie secondarie così prodotte!

 

 Sempre più gonzi, eh? Ma perché stavolta non ho sentito nessuno strillare che dovremmo differenziarcele noi queste materie, per guadagnarci anziché pagare una seconda volta?

Niente, silenzio.

  

Tra l’altro è anche interessare confrontare tutto ciò che si trova in rete, per esempio sulle diossine, su Wikipedia in italiano e su fonti in altre lingue. A leggere l’italiano sembra che la diossina sia dappertutto, nei camini, nei forni a legna, nelle combustioni delle auto, nei barbecue… Inceneritori, tze’. Se ti scaldi o ti fai una pizza o una bistecca è peggio. Si vede che a Seveso c’erano troppe pizzerie.

 

Bell’esempio di informazione, eh? Formalmente non falso, ma un unico calderone qualunquista senza un numero, un dato, un confronto che è uno.

 

Nelle fonti estere trovi numeri, dati, ricerche, e il tutto è messo nella giusta luce e proporzione, da cui si vede che gli inceneritori sono fra le prime fonti di inquinanti pericolosissimi. Anche se qualche reticenza c’è anche lì, eh, be’, gli affari sono affari.

  

Veniamo ai danni. Da tempo girano, nelle poche fonti libere tipo la rete, voci allarmanti sui dati francesi relativi alle malattie in prossimità degli inceneritori. Veramente ne avremmo anche di italiani, ma lasciamo stare. Torniamo oltralpe.

 

Questi dati, a dir la verità sottaciuti a lungo anche in Francia, per evitare allarme pubblico, ma come sono premurosi i governanti, sono stati pubblicati in modo sommesso, edulcorato e vago in una paginettina, trafilettino, angolino di Venerdì di Repubblica, giusto per salvarsi un pochetto la coscienza o dietro insistenza di qualche giornalista boicottato che ne possiede ancora una (di coscienza, intendo).

 

Si parla di un aumento dal 6 al 20 % dei tumori nelle zone circostanti gli inceneritori, negli ultimi anni.

E poi di endometriosi, aborti spontanei, malformazioni fetali. Lasciando perdere malattie respiratorie, allergie, piacevolezze varie.

 

Gli studi in proposito che stanno cominciando faticosamente a uscire suscitando clamore sono ben 435.

 

Vi sciorino qualche dato più preciso per vostro diletto.

 

Tipi di cancro- eccesso di rischio di cancro- risultati preliminari novembre 2006- definitivi marzo 2008
Mielomi multipli (uomini) +23%
mielomi multipli (2 sessi) +16%
sarcomi dei tessuti molli (2 sessi) +12,9 % +22%
linfomi NH (donne) +18%
linfomi NH (2 sessi) +9,7% +16%
cancro al seno delle donne +6,9% +9 %
tutti i tipi di cancro (donne) +4%, +6%

 

Questi dati stampateveli in mente. Sciorinateli ai nostri politici. Diffondeteli quando sentite certi discorsi di falso buon senso, superficiali, da bar. Non fatevi più ingannare dall’emotività e dalla disinformazione.

 

Se Vedelago (TV) arriva al 95% di differenziata, mi spiegate cosa ci impedisce di fare altrettanto?

Eppure, in uno sconfortante sondaggio su IVG, tra chi dice che gli inceneritori sono inevitabili e chi dice che sono necessari arriviamo al 70%!!!

 

Sveglia, savonesi di ogni colore e anche incolori! Stavolta non ci sono alibi alla passività, al silenzio, all’indifferenza, meno che mai alibi politici. La salute non si misura in politica.

Non c’è neppure da discutere sulla necessità, come per la centrale o per la piattaforma.

Non ci sono posti di lavoro che tengano: molti di più nella differenziata virtuosa e nel riciclaggio.

Non ci sono vantaggi di alcun tipo per la comunità, solo costi e drammatici svantaggi. Se lo accettiamo, siamo irrevocabilmente dei pisquani.

 Svegliamoci, non permettiamo alla loro propaganda ipocrita e strumentale di avvelenarci il futuro in tutti i sensi.

  Nonna Abelarda alias Milena De benedetti