29 Maggio 2008

Opinione  LA STAMPA

Renato Giusto

Dipartimenti e risparmio
ma ai malati chi ci pensa?
L’eterno ritornello della sanità al risparmio sarà compiuto con l’arrivo di fantomatici capidipartimento che, in teoria, dovrebbero razionalizzare la conduzione dei reparti ospedalieri. Purtroppo, con le scelte effettuate in un recente passato di accorpare alcuni reparti fra di loro, molto eterogenei e ben diversi nelle necessità assistenziali per i pazienti, si è reso più difficile il lavoro dei medici e soprattutto degli infermieri che si sono trovati a dover assistere pazienti ricoverati con diverse caratteristiche di patologia, creando problemi spesso difficilmente risolvibili: per esempio, un paziente operato ad un occhio necessita di un’assistenza ben diversa di un paziente operato ad una mano.
Ci si chiede: ma chi decide in Regione sa che cosa vuol dire fare il medico e l’infermiere in ospedale o sul territorio? Probabilmente no. Pertanto ci dovrebbe essere una normativa di legge che, invece di obbligare in maniera ossessiva come fa l’Ecm (Educazione Medica Continua) che obbliga tutta la categoria medica ad un aggiornamento esasperato con punteggi tipo bollino blu della Ciquita (voglio precisare inoltre che i medici hanno nel loro dna la volontà di aggiornamento per svolgere la propria professione), dovrebbe obbligare anche gli amministratori della sanità ad ascoltare le richieste degli operatori, quelli veri: vale a dire medici, infermieri e tecnici sanitari.