Opinione

Mimmo Filippi - Assessore provinciale ai Rifiuti

Perchè sono contrario ai termovalorizzatori

LA STAMPA
La vicenda dei rifiuti campani, se da un lato ha in qualche modo rilanciato l’esigenza della raccolta differenziata, dall’altro - anche sulla spinta di una campagna martellante di stampa e televisione - ha portato in auge i termovalorizzatori. Pare debbano essere costruiti ovunque.
Sono perplesso, perchè poco tempo fa il direttore generale del dipartimento della Protezione civile mi diceva invece che in Italia ne potrebbero essere necessari al più cinque o sei e solo nelle aree di effettiva crisi. In provincia di Savona, malgrado le affermazioni catastrofiste di ambienti non proprio disinteressati, non c'è emergenza rifiuti ed abbiamo una riserva di volumi di discarica sufficiente a coprire il fabbisogno nel periodo transitorio necessario alla messa a regime del Piano rifiuti che il Consiglio provinciale ha approvato lo scorso anno.
Ma perchè, almeno da noi, niente termovalorizzatore? Perché, quand'anche bruciassimo tutti i rifiuti prodotti in provincia (200 mila t/anno), senza fare un grammo di differenziata, non avremmo le quantità sufficienti a sostenere economicamente la costruzione e la gestione dell’impianto. Esso costerebbe centinaia di milioni di euro, i suoi costi si scaricherebbero sulla tariffa a carico degli utenti e, per essere minimamente compatibile sotto il profilo economico, dovrebbe bruciare 250-300 mila t/anno di rifiuti. Ciò significherebbe che dovremmo importare rifiuti da altre province o regioni.
Le norme europee e nazionali, poi, ci impongono di differenziare e riciclare: entro il 2012 dovremo arrivare al 65 per cento. Supponiamo pure di non riuscirci e di raggiungere solo il 50%, resterebbero 100 mila t/anno di rifiuti, per cui, neppure aggiungendo gli eventuali rifiuti di Imperia al netto della differenziata, cioè circa 75 mila t/anno, ne avremmo a sufficienza. Ma c’è dell’altro: neppure le più moderne tecnologie sono ancora in grado di controllare le emissioni di polveri ultrasottili, quelle inferiori ai pm10, che non vengono monitorate nemmeno dal tanto decantato inceneritore di Brescia. Esse sono le più infide, le più subdole, le più nocive. Ben 435 ricerche scientifiche internazionali provano che, nelle popolazioni che vivono in prossimità di impianti di incenerimento dei rifiuti, si ha un aumento spaventoso di tumori e di nascite di bambini malformati. Il solo aumento dei casi di cancro è stato valutato tra il 6 e il 20 per cento. In considerazione di tutto questo l’Ordine nazionale dei medici francesi ha chiesto una moratoria dei termovalorizzatori, e da noi l’ha chiesta ad esempio l’Ordine dei medici dell’Emilia-Romagna.
Si dice che i termovalorizzatori siano convenienti perchè consentono il recupero energetico e il teleriscaldamento, ma nel loro bilancio economico non vengono mai inseriti: i costi abnormi di smaltimento delle ceneri, che sono tossico-nocive; i costi che vanno a carico del Servizio sanitario nazionale per affezioni varie alle vie respiratorie, per le leucemie e i tumori indotti dai fumi dell’impianto; i costi delle mutazioni climatiche, a seguito del rilascio in atmosfera di milioni di tonnellate di gas serra, che hanno alterato i regimi pluviometrici, per cui si hanno scrosci di pioggia violenti e devastanti.