«Date slancio a Savona» IL SECOLOXIX
un papa sotto la torretta dopo 193 anni
Benedetto XVI incita i giovani e rende omaggio alla città per il sostegno a Pio VII
UNA FORMIDABILE SPINTA, una sferzata di energia e di fiducia nel futuro arrivata da un uomo che parla attraverso ragionamenti complessi e senza mai alzare il tono della voce. Ma ha toccato il cuore di una città che vive una delicatissima fase di trasformazione. È stata una giornata di gesti simbolici - citiamo per tutti: il Papa a Savona, Benedetto XVI 193 anni dopo Pio VII, inginocchiato di nuovo nella cripta del Santuario davanti alla Madonna di Misericordia - e di grandi emozioni. La piazza riempita da ventimila persone. La pioggia che ha continuato a cadere incessante per tutta la durata della celebrazione in piazza del Popolo - iniziata puntualissima, da cerimoniale, alle 17.45 - ma ha reso ancora più raccolto e suggestivo il clima della messa. La commozione di tanta gente, le mani raccolte davanti al viso, mentre il Papa affidava la città e la diocesi alla Vergine, di fronte alla cassa lignea della Madonna di Misericordia con il beato Botta, ai piedi dell'altare, dopo la fine della Messa. Soprattutto, si diceva, una formidabile spinta: papa Ratzinger ha citato la Madonna di Misericordia, l'effigie della Vergine savonese custodita nei Giardini Vaticani, e Pio VII, anche il disagio dei detenuti e del personale del carcere di Sant'Agostino. Chi pensava ad un'omelia lontana da Savona, o dove Savona fosse solo colore o appendice, sarà rimasto sorpreso: il Papa ha riempito il suo discorso di Savona. E non si è trattato di puri appunti di storia: Benedetto XVI li ha inseriti completamente nel presente. Il papa intellettuale, teologo e filosofo, ha parlato ai Savonesi della loro città senza per questo perdere di vista neanche per un attimo l'universalità del suo messaggio. Ha voluto affidare ai fedeli un impegno ben preciso, riprendendo idealmente - tra l'altro - quanto già era emerso dai saluti iniziali del sindaco Federico Berruti e del vescovo Vittorio Lupi: la sfida a trovare entusiasmo, slancio, per uscire dai momenti di difficoltà - come altre volte Savona ha fatto in passato - per entrare in una dimensione rinnovata e piena di fiducia e di forza.
Una grande folla, ma - complice appunto la pioggia - sempre misurata, anche nei ripetuti applausi e incitamenti al vescovo di Roma: "Benedetto, Benedetto!". Volevano pregare ed ascoltare, soprattutto. Il Papa ha tracciato un parallelo tra la festa della Trinità - che si celebrava ieri - e l'essenza stessa di Dio, «il suo nome», ha detto: amore e misericordia. Una misericordia che proprio a Savona la Vergine - nel 1536, in un momento tragico per la vita della città, caduta sotto il giogo genovese - ha voluto assumere come proprio appellativo e come messaggio universale, da Savona per il mondo. Per questo Benedetto XVI ha detto: «La mia visita a Savona è anzitutto un pellegrinaggio alle sorgenti della fede, della speranza e dell'amore». Poi lo ha definito anche un «omaggio al mio venerato predecessore Pio VII». Ne ha ricordato il legame indissolubile con Savona, il sostegno che la città - anche con grandi rischi - gli assicurò durante la prigionia e ha parlato della visita come di un «atto di riconoscenza della Santa Sede e di tutta la chiesa per la fede, l'amore e il coraggio con cui i vostri concittadini sostennero il Papa». Ma anche in questo caso - come aveva fatto con la Madonna di Misericordia - ha legato le vicende di Pio VII all'oggi e alla fede della chiesa universale: un insegnamento, ha detto, un esempio «di coraggio nell'affrontare le sfide del mondo senza compromessi». E ancora, ai giovani, ha chiesto di dare «a questa città lo slancio e l'entusiasmo».
L'arcivescovo Domenico Calcagno - ieri tra gli illustri accompagnatori "romani" del pontefice - quando occupava la cattedra del beato Ottaviano era stato il più convinto promotore di questa visita. Nei giorni scorsi aveva detto al Secolo XIX: «Quando il Papa si muove, con lui si muovono gli occhi di tutti. E così Savona, grazie a questa giornata, sarà al centro del mondo». Cosìè stato.
Antonella Granero
granero@ilsecoloxix.it
Quattro ore sotto la pioggia«Ci ha salutati, è bastato»
lungo la strada del santuario
Tre famiglie savonesi hanno aspettato il corteo alla quinta cappelletta
HANNO SFIDATO il vento e i rovesci di pioggia, davvero capaci di scoraggiare anche i più temerari, pur di raggiungere quella curva, quella Cappelletta. L'hanno fatto perchè volevano, per qualche attimo, anzi un attimo e basta, rivolgere un saluto al Papa. «Che si fermi, speriamo che si fermi, dovrebbe fermarsi» i commenti durante l'attesa.
Sono così i savonesi, tanto cuore e tenacia. Partiti a piedi dal centro hanno scelto di percorrere, a decine, a centinaia, la salita al Santuario. Meta: se non proprio la Basilica, almeno una Cappelletta. Bandierine nelle borse, figli nelle carrozzine, il sorriso dipinto sul volto, sono partiti. I componenti delle famiglie Orsolini, Valdora e Marzio, partiti da Lavagnola e La Rusca, 11 in tutto, tra questi. Alla quinta Cappelletta, hanno deciso di fermarsi.
Sono le 16,40. Il rombo di un elicottero scuote la stretta Valle del Letimbro. «E' lui, arriva!» urla la signora Orsolini. «Mo no, è un elicottero nero, quello del papa è bianco» risponde l'amica. Trascorrono pochi minuti da quel volo che eccone un altro. «Con tutta la pioggia che stiamo prendendo speriamo almeno che il Santo padre giunga in orario» ribattono. E invece è un altro falso allarme. La pioggia cresce di intensità e il vento rinforza. I bimbi giocano. Nessuno si scoraggia. Nessuno molla. Anzi, dal balcone spunta una nota di vitalità: un vessillo con sopra scritto "W IL PAPA". «L'ha scritta mia nipote Sara» dice soddisfatta la nonna che nel frattempo si accende una sigaretta.
Giunge l'eco del terzo rombo e il rumore del volteggiare di eliche. È finalmente l'elicottero bianco del Pontefice, Benedetto XVI. Sono le 16, 52. «Quattro ore quasi che aspettiamo , ma non molliamo, siamo credenti e siamo venuti tutti apposta per premiare la nostra Fede» commentano le tre mamme della famiglie. «Scenderà giù con la Papamobile? Magari passa e va via». Trascorrono i minuti. Venti circa. «Bisognerebbe che qualcuno andasse da quella curva e dicesse di rallentate un po'. Qui la papamobile deve fermarsi. Io potrei anche pararmi davanti».
Poi i lampeggianti, una decina di auto e Benedetto XVI che rivolge un saluto - lampo. «Eccolo è qui, è qui. Almeno ci salutasse. Che si fermi. Ci ha salutato!». Nei loro occhi resta impresso solo un breve flash. Ed è tempo di tornare a casa. Resterà un brevissimo "Amarcord". Ma tanto basta. Orgogliosi di esserci, felici per un dono semplice. Sono così i savonesi.
Natalino Famà
ginocchio davanti alla Madonna
la tappa nella basilica
Il Papa è arrivato in elicottero da Genova. Accolto dalle autorità, ha pregato nella cripta
EMOZIONE, delusione, ansietà, sorrisi. Le autorità in grande uniforme, i bambini delle elementari, gli anziani della casa di riposo, gli ombrelli, le banderine bianche e gialle, le scritte festose. L'arrivo del Papa al Santuario della Madonna di Misericordia è stato un evento importante. Uno di quelli che passeranno alla storia. La firma che ha apposto nel libro delle grandi occasioni prima di uscire dalla basilica sarà conservata nei secoli. Duecento anni dopo la visita di Pio VII, ieri pomeriggio, con una decina di minuti di ritardo rispetto alla tabella di marcia, l'elicottero dell'Aeronautica militare bianco, proveniente da Genova, con a bordo Benedetto XVI, è atterrato sul piazzale antistante la casa del beato Botta. Insieme al papa c'erano il segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, e l'arcivescovo di Genova e presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco. Un atterraggio preceduto da due falsi allarmi. Prima del suo SH3D erano infatti atterrati un elicottero della polizia e un altro grigio, minaccioso, dell'Aeronautica. Per il rumore e lo spostamento d'aria entrambi avevano provocato un fuggi fuggi tra le autorità schierate, il sindaco di Savona, i presidenti della Provincia e della Regione, il prefetto, il ministro Scajola, il vescovo Lupi, l'ambasciatore d'Italia presso la Santa Sede, Antonio Zanardi Landi, e il nunzio apostolico, Giuseppe Bertello. Tutti emozionatissimi. «Nonostante la pioggia, ci auguriamo che il pontefice ci porti il sole - ha detto il ministro Claudio Scajola -. Dopo 200 anni questa è una giornata indimenticabile per Savona e per tutta la Liguria». «È un evento storico - gli ha fatto eco il sindaco di Savona, Federico Berruti -. Oggi si riannoda il filo tra la nostra città e la Roma dei papi».
Mentre il pontefice stringeva le mani dei vip sotto una pioggia fine, ma fastidiosa - il presidente della Regione, Claudio Burlando, l'ha salutato in tedesco: «Ihre Heiligkeit, willkommen (Benvenuta, Sua Santità)» - nella piazza del Santuario cresceva l'agitazione. Da parte di monsignor Andrea Giusto, vicario generale, fino all'ultimo in mezze maniche, da parte dei vertici delle forze dell'ordine - in piazza c'erano il questore Giovanni Trimarchi, il vice questore vicario Roberto Di Guida, il comandante provinciale dei carabinieri di Savona, Giovanni Garau, il comandante della Polizia stradale, Luca Marchese, due carabinieri in grande uniforme speciale - da parte della presidente delle Opere sociali, Donatella Ramello.
Ma ecco la papamobile arrivare in piazza. Secondo il programma, Benedetto XVI avrebbe dovuto avvicinarsi agli ospiti della casa di riposo, ma un addetto alla scorta l'ha bloccato. Dopo aver salutato la folla, è quindi entrato in Santuario, dove si è fermato inizialmente ad adorare il Santissimo davanti alla cappella di Zampieri, detto il Domenichino. Dopodichèè sceso nella cripta, dove ha rivolto una preghiera speciale alla Madonna, che era stata incoronata da Pio VII il 10 maggio del 1815, le ha baciato i piedi e ha deposto sull'altare la "Rosa d'oro". Tutta la basilica era addobbata con composizioni di gigli bianchi e rose gialle, opera del "Garden Club". Poco prima il Santuario era stato bonificato dagli artificieri dei carabinieri. E, in quell'occasione, si era verificato un "fuoriprogramma": un cane non aveva retto l'emozione, lasciando un "ricordino" velocemente portato via da un carabiniere imbarazzato.
Mentre in Papa pregava, facevano da sottofondo le melodie dei sei cantori del "Collegium musicum Sancti Sebastiani Gameraniensis", diretto dall'organista Graziano Interbartolo, ai quali si sono unite le 17 monache carmelitane di clausura che vivono nel convento di Santa Teresa a Savona, compresa una molto malata, sdraiata su una barella. Un stretta di mano a tutti i presenti, compresi l'architetto che ha curato l'organizzazione nella basilica, Rosanna Venturino, il corettore del Santuario, Domenico Venturetti, il vescovo emerito, monsignor Calcagno, e la sacrestana da oltre dieci anni, Monica Ghizzardi.
Mentre la papamobile portava via di corsa Benedetto XVI verso piazza del Popolo, i fedeli rimasti gioivano per la presenza così importante. «Sono di Savona, ma adesso abito a Firenze - ha detto Giovanna Delbuono -. Ho lasciato tutto e sono corsa qui per vedere il Papa». «Siamo molto felici per averlo potuto vedere così da vicino»è stato il commento di due signore di Cimavalle, Gania e Siredde Lesci. «Speriamo che la visita del Papa possa giovare al turismo. Certo che i cugini francesi avrebbero fatto di meglio» ha criticato Enrico Briano.
Stefania Mordeglia
mordeglia@ilsecoloxix.it
Gli anziani: «Doveva passare fra di noiinvece non si È neppure avvicinato»
la delusione
TANTA delusione. Gli ospiti della casa di riposo affacciata sulla piazza del Santuario - una cinquantina, tra quelli della RP della Cooperarci e gli altri della RSA gestita da Il Faggio - speravano di poter stringere la mano al Pontefice. Così come gli alunni delle scuole elementari speravano in una carezza. Invece un prelato ha fermato il Pontefice, forse per non farlo bagnare dalla pioggia, mentre si stava avvicinando agli anziani. I bambini gioiosi che sventolavano le bandierine hanno dovuto accontentarsi di una benedizione fugace.
«E pensare che ci hanno fatto allineare con una certa distanza tra le file per consentire al Papa di passare fra di noi - spiega, delusa, Santin Iacopo, infermiera della residenza protetta della Cooperarci -. Siamo stati fuori oltre un'ora. Per proteggere gli anziani abbiamo usato ombrelli, nylon, coperte, cerate». Deluso Stefano Murialdi, che è stato vicino alla madre in piazza: «Non si è neanche avvicinato» mormora. Al contrario Giovanna Frumento, una degente, è felice lo stesso: «Ho provato un'emozione fortissima».