TRUCIOLI SAVONESI
spazio di riflessione per Savona e dintorni
Viaggio nella sinistra italiana
Socialismo e Socialisti
–
Parlare di Socialismo richiederebbe, come ciascuno può ben
comprendere, una discussione di ben più ampio respiro che una breve
e frettolosa sintesi come di seguito si leggerà, in ogni caso
provarci in questo momento può essere opportuno. Frustata
Prima di entrare nel tema all’oggetto è necessaria una breve
premessa visto il polverone, assolutamente inatteso, suscitato dallo
scritto della settimana scorsa sul Partito Democratico che mi ha
provocato qualche amichevole rimbrotto, cosa che temo si ripeterà
dopo questa settimana.
La volta scorsa ho
iniziato a descrivere ciò che è per me oggi la sinistra in Italia,
“pacatamente e serenamente”, iniziando dal Partito
Democratico, che al termine di un ragionamento, anche lacunoso o
parziale se si vuole, ho collocato, nell’area più riformista della
sinistra.
Un giudizio che qui mi sento di confermare nonostante le rimostranze
di personalità diverse, che nella casuale lettura di queste mie
affermazioni hanno manifestato il loro disaccordo in proposito e il
loro scetticismo sulla tesi da me sostenuta.
Devo dire che, deludendo le speranze di qualcuno, questa mia
posizione è tutt’altro che solitaria, anzi trova consenso a quanto è
dato sapere anche nella maggioranza del PD stesso ed io continuo
fino ad oggi a sostenerla in ogni caso, al pari di molti suoi
dirigenti nazionali e del territorio a noi vicino, riconoscendo nel
contempo che alcune differenze programmatiche comunque di semplice
soluzione esistono se raffrontate con le politiche dei grandi
Partiti Socialisti Europei, da anni sulla breccia.
Ricordo, per gli eventuali interessati, che nell’archivio di questo
giornale Web che mi ospita si può recuperare un articolo che scrissi
tempo fa dove difendevo come meglio potevo l’attuale Assessore
Regionale all’Urbanistica, Carlo Ruggeri ex Sindaco DS del capoluogo
e cosa che non guasta mio compagno di partito per molti anni.
In quel periodo afoso del 2007 l’Assessore in questione veniva
aspramente criticato a mio parere ingiustamente perché diceva
apertamente ciò che ho riproposto la settimana scorsa e che
ribadisco oggi, a dimostrazione concreta, e presumo con ripetuto
dispiacimento di qualcuno, che la mia zona di pensiero sul tema
relativo al posizionamento del PD nella sinistra riformista è
alquanto autorevolmente frequentato.
Pur essendo quella di chi scrive una posizione assolutamente
personale e senza arroganza assiomatica, ricordo per dirla tutta ai
meno navigati della politica che la lettura corretta e non di
convenienza dei flussi elettorali ha dimostrato che tra le due
componenti principali di questa nuova formazione politica, il PD
peraltro ancora in definizione, e cioè i DS e la Margherita, quella
che ha accresciuto i propri consensi per esempio nel “Nord
perduto” è stata soltanto la prima, ed è lei che ha trascinato
al consenso ottenuto il PD supportando lo stallo al palo della
seconda e surrogando i suoi calandi.
Questo non vuol dire che tra le due anime non esista pari dignità di
rappresentanza, ma i fatti sono questi.
Però di questa analisi, importante per impostare una qualche lettura
corretta tesa a più accurati accorgimenti, a parte l’ultimo
segretario DS e l’ex Ministro degli Esteri nessuno fino ad oggi lo
ha sottolineato pubblicamente, limitandosi a prenderne atto nel suo
privato con la speranza risultata vana che nessuno se ne accorgesse.
Comunque per quanto riguarda l’area della sinistra italiana nel suo
complesso, è evidente anche ai più distratti che mancano all’appello
di Camera e Senato altre forze politiche dalla storia antica, forse
la più antica, i cui rigagnoli staccatisi costantemente dal fiume
principale oggi non trovano testimonianza nelle Istituzioni dello
Stato, inteso come governo nazionale del paese.
Sorvolerei sulle tante ipocrisie circolanti in questi giorni, ahimé
in modo bipartisan, che denunciano un “…sentito dispiacere e una
grande amarezza per non vedere più una parte della sinistra in
Parlamento….”, e già questo avvalora la mia tesi su una parte di
sinistra assente che sta a significare che invece un’altra parte si
da per certo sia rappresentata, e non sta certo a destra.
Ma francamente sono frasi di una falsità assoluta, come ben tutti
sanno e alle quali non credono oramai neppure più gli enunciatori
stessi assordati dalle risate generali a contorno di queste loro
uscite.
Generalmente esulo dal facile allarmismo anche se guardo con attenta
preoccupazione il governo nascente, però una cosa vorrei
sottolinearla : se la Repubblica non sarà in grado di resistere alla
trasformazione delle Istituzioni in un moderno e mascherato
“bivacco di manipoli” del 2000 allora ci si accorgerà che forse
quella mancanza non andava davvero confinata nell’ipocrisia e che
quelle affermazioni potevano magari giungere da una parte sola.
Mi pare anche di ricordare a margine di questo scritto che a metà
anni ’90 l’allora segretario del PDS - le cui posizioni ultime nel
PD di oggi mi trovano alquanto interessato - scese in piazza a
protestare contro il governo di centro sinistra che esprimeva come
vice premier proprio colui che sarebbe diventato anni dopo quello
che è oggi, il segretario del Partito Democratico.
Ma ora che sono assenti dal
Parlamento tutti coloro che protestano in piazza contro il governo
che sostengono, tutti coloro ai quali addossare ogni colpa, vera o
presunta, verrà a mancare il capo espiatorio calamitante, per cui si
aspetta con curiosità di vedere chi sarà l’accusato e chi
l’accusatore, quando si paleserà l’impossibilità di realizzare
quanto promesso con troppa leggerezza durante una campagna
elettorale circense.
Tra queste grandi assenze della sinistra proviamo a concentrarci
sull’altra storica forza riformista italiana, quella Socialista che
dovrebbe rappresentare la sorgente prima della Socialdemocrazia.
Questa forza socialista nonostante sia stata artefice della
costruzione della nostra democrazia, sia stata protagonista della
lotta di Liberazione, abbia consegnato alla storia personalità di
altissimo livello, sia stata con altre la costruttrice di grandi
riforme sociali, ebbene questa forza politica socialista ha lasciato
la delega della propria rappresentatività nella società ad una
presenza territoriale residuale e in calando costante di consenso,
spesso marginale e ininfluente, fuori dalle stanze dei bottoni,
senza possibilità alcuna di incidere con le sue idee e le sue
proposte, in pratica lasciandosi annichilire nel nostro paese quasi
senza lottare, cercando visibilità e rappresentanza in altre case, a
volte neppure lontanamente affini, facendo appunto solo eleggere
qualche rappresentante a macchia di leopardo con i voti altrui,
rinunciando di fatto ad ogni competizione ideale, politica, cedendo
al richiamo della possibile trattativa per rastrellare
incarichi e conseguenti prebende.
Come ho già avuto modo di dire più volte, in Italia è successa una
cosa piuttosto particolare dal punto di vista politico, e questo
denota la tipicità del nostro paese non solo in campo politico
istituzionale, basti pensare all’assenza di un produttore nazionale
di telefonia mobile della quale siamo primi nella classifica
mondiale per acquisti procapite, oppure alla chiusura delle nostre
acciaierie quando al contrario esistevano tutti i segnali che
indicavano una crescente richiesta sui mercati globali e
dell’oriente, ma lascio volentieri agli esperti questo aspetto visto
che potrebbero continuare ad illustrarci una lunga lista di
occasioni mancate.
Alla fine della contrapposizione dei due blocchi in conflitto nella
guerra fredda, che non sapremo mai quanto sia stata tale, in tutti i
paesi Europei le forze socialiste hanno in qualche modo ottenuto una
rivincita vedendo coronata la linea politica che dalla II°
Internazionale, da Bernstein in poi, avevano caparbiamente e
cocciutamente portato avanti non senza difficoltà.
Ma in quel momento di riscatto socialista di fine secolo che
prendeva corpo con forza ovunque, nel nostro paese, al contrario di
altre nazioni, alla crisi del “Socialismo reale” o del comunismo che
aveva mostrato tutta la sua fragilità non è avvenuta in Italia
quella svolta convinta che ha portato la Socialdemocrazia ai vertici
dei governi di molti paesi Europei.
Non c’è stata la volontà - in assoluta controtendenza europea - di
far decollare in Italia quello che oggi ammiriamo per esempio in
Inghilterra, Francia, Spagna o Germania, dove grandi forza
Socialiste e democratiche sono diventate grandi partiti, plurali,
che hanno al loro interno modi di pensare anche diversi tra loro ma
sono accomunati da quell’idea progressista e riformista propria
della sinistra che fa avanzare il mondo nell’innovazione e nella
modernità, valutando i benefici e arginando le miserie
che la globalizzazione porta inevitabilmente con sé.
Anzi il Socialismo in Italia, inteso come Partito Socialista, è
lentamente ma gradatamente regresso anziché rafforzarsi, si è
indebolito anziché irrobustirsi, arrivando tra vicissitudini varie
fino ai giorni nostri in un decrescendo continuo e umiliante che lo
ha portato alla scomparsa dal teatro politico parlamentare del nuovo
millennio.
Certo, in Italia esisteva un Partito Comunista molto forte, anche se
distante dal modello sovietico da cui derivava, un partito i cui
leader erano spesso in disaccordo con la nomenklatura russa, ma al
momento della possibile unificazione in senso socialdemocratico
della sinistra portato dal crollo orientale, le logiche orgogliose
delle parti in gioco e la loro intrinseca mascherata debolezza
portata dall’orgoglio, sono riuscite a far si che il modello
socialdemocratico che si stava avviando con successo a livello
europeo da noi restasse una chimera.
E’ qui che si è cominciata ad aprire la strada al conservatorismo,
reazionario, illiberale, padronale, quello che oggi governa con il
consenso di gran parte del paese, e lo fa in modo del tutto
legittimo, eletto democraticamente, ma anche grazie a quell’errore
politico portato appunto dall’assenza di una valutazione strategica
di lungo periodo.
Inutile poi lamentare oggi la perdita di consenso del voto del mondo
del lavoro, quel consenso si è perso a partire dal 1994, diciotto
anni fa, frutto anche di quelle scelte non compiute.
E così si è arrivati fino alla scomparsa istituzionale del
socialismo di oggi percorrendo una storia che chiunque può andarsi a
ricercare e leggere, dare la propria valutazione su errori compiuti,
sulle opportunità perdute, oppure maturando la convinzione che tutto
è andato come doveva, rinchiudendosi in un fatalismo che
personalmente come uomo che ha come credo la ragione e non il fato
rispetto, ma non mi sento assolutamente di condividere.
In ogni caso la storia è fatta dagli uomini e non dal destino letto
da chiromanti più o meno accreditate, e la storia stessa si scrive
una volta sola, quindi l’importante è guardare avanti e muoversi
nella situazione attuale, facendo però buona memoria sulle buone
cose fatte ma anche sugli errori compiuti, cosa che spesso si dice
per deliziare platee amiche e troppo conformiste, ma raramente si
persegue.
E a proposito di quest’ultima questione e alla luce dei fatti
odierni bisogna proprio chiedersi se la storia abbia insegnato
qualcosa.
O meglio chiedersi come mai la storia Socialista che ha dato e
insegnato molto a tutti senza distinzione abbia avuto nei socialisti
italiani gli unici allievi europei disattenti.
socialisti troppo votati al minimalismo.
socialisti portati al mantenimento dell’esistente individuale,
socialisti senza coraggio alcuno,
socialisti non adatti al ruolo volto a tenere unito un legame fra le
varie scuole di pensiero interne al socialismo Italiano,
socialisti politicamente deboli e senza strategie
socialisti incapaci di rendere forte un legame che si stava invece
riallacciando con il paese degli anni ’80-‘90 e poi franato come
sappiamo,
socialisti votati spesso alla ricerca dell’opportunità più personale
che generale,
socialisti tenaci nella difesa di ciò che avevano ereditato senza
lottare,
socialisti convinti che bastasse suonare l’Internazionale per
consolidare la presenza sui territori,
socialisti sempre più spesso devoti alla contrattazione di incarichi
e potere,
socialisti alla ricerca di spazi pubblici perseguiti molte volte
senza coerenza politico-ideale, socialisti a destra e socialisti a
sinistra, ognuno con la sua verità, ognuno la sua ricerca del
potere,
socialisti polverizzati politicamente in modo così forte che nessuna
riunificazione appare oramai perseguibile
socialisti spesso complessivamente coinvolti, ingiustamente in un
giudizio globale e cumulativo che trascina a fondo anche l’impegno
di molti
Questo sono i socialisti agli occhi degli Italiani di oggi, è una
sciabolata nel fianco ma bisogna farsene una ragione, anche se
questo giudizio oramai strutturato nel comune sentire che rasenta un
semplicismo anche di comodo mi lascia perplesso
Il Socialismo è una forza politica che ha fatto l’Italia ma proprio
per l’Italia non ha saputo essere il suo riferimento sociale
lasciandola al suo destino.
Tutto questo, non smentito da fatti concreti non poteva, prima o
poi, che portare agli avvenimenti politici odierni, una diaspora ben
difficilmente ricomponibile e che continuerà ancora.
Molti politologi indicano la situazione Italiana come il disastro
del Socialismo.
Personalmente io credo che sia un disastro dei Socialisti, o
per dirla fuori dai denti, di coloro che sotto queste insegne
cercavano e cercano tutt’ora gratificazioni che alla luce dei fatti
non verranno più, proprio a causa di un incomprensibile auto
isolamento che troverà nel proseguio sempre meno adepti.
E questo, nel male complessivo della deriva socialista italiana,
credo in fondo possa invece rappresentare un bene assoluto.
Un bene da cui ripartire per proporre quella via nuova da mettere
sui binari di una storia secolare, andando verso il domani,
contrastando le derive liberiste di una globalizzazione che sta
travolgendo i più deboli, lavorando ad un progetto politico e
strategico nel campo di quella che è la sua unica casa, la
sinistra riformista, in una autonomia programmatica convergente con
altre forze politiche di quel campo, con Associazioni, con il mondo
della Cooperazione, che contribuisca a dare la forza nell'insieme
necessaria per la costruzione di un’alternativa progressista e
socialdemocratica e soprattutto per renderla irreversibile.
Solo questo è il posto del Socialismo e dei Socialisti.
Al servizio del proprio paese, sempre, e mai soltanto di se stessi o
di piccoli gruppi territoriali, perché alla fine ci si può ritrovare
soli, senza prospettive future, isolati e messi in disparte.
In ogni caso sbaglia chi pensa che il Socialismo in Italia abbia
esalato l’ultimo respiro, perché è una storia che non si arresterà e
sarà in grado di continuare la sua azione di giustizia sociale
trovando forme nuove, lontano da strascichi opportunistici
incomprensibili, riconquistando il posto che le spetta per diritto
storico nelle Istituzioni della nostra Repubblica.
Il socialismo è vivo nella sua ricerca costante di libertà, era vivo
ieri nella lotta contro il nazifascismo e nella Resistenza, vive
oggi nelle Fondazioni e nelle Associazioni culturali, vive nel
lavoro dei buoni amministratori e arrampicandosi sulle impalcature,
opera nella solidarietà sociale e nel rispetto di ogni credo
religioso, si batte per la difesa di tutti i diritti e suda alle
catene di montaggio.
Questo è il Socialismo.
Questa è a mio giudizio la funzione del Socialismo oggi, ed è una
posizione largamente condivisa, il resto sono inutili chiacchiere.
Questa credo sia la funzione dei veri Socialisti oggi, cioè
ritornare ad essere tali, come peraltro molti già fanno
individualmente, ritornare a essere degni portatori di onestà e
progresso, leggendo finalmente con gli occhi del futuro le domande
pressanti portate dal disagio sociale, dall’insicurezza, ascoltando
la voce del lavoro, facendo dell’interesse generale la linea
distintiva che li rende riconoscibili nella società ovunque siano
collocati nella sinistra Italiana, perché è questa la casa del
Socialismo, la casa della sinistra Riformista.
Se i Socialisti sapranno riprendere la loro strada, se sapranno fare
tutto ciò, se sapranno chiudere questa pagina e aprirne un’altra,
completamente nuova e inedita nella rappresentanza nazionale e
soprattutto territoriale, assolveranno la funzione a cui la storia
li ha delegati e potranno veramente definirsi degni di essa.
In altri termini, dovranno trovare il coraggio delle scelte forti e
radicali, riscoprendo il significato profondo della parola
Socialismo.
Allora , sarà tutta un’altra storia, per il Socialismo, per i
Socialisti e per tutti.
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