L'IdVcontro Bertolotto:non può essere candidato
terremoto dopo le dichiarazioni al secolo xix
Lunardon (Pd): odiosa la logica dell'ultimatum, seguiremo le regole
IL SECOLOXIX
TERREMOTO nel centrosinistra dopo le parole del presidente della Provincia Marco Bertolotto (Pd) che, in una intervista al Secolo XIX, ha posto la sua autocandidatura per le elezioni provinciali 2009, indicato il 31 maggio come termine ultimo «per la risposta» e posto in modo dirompente il tema delle alleanze. Attaccando la sinistra radicale e aprendo alla ricerca di nuove frontiere verso il centro e la destra, senza escludere il dialogo con la Lega Nord (incontrata a proposito delle ronde). Il segretario provinciale dell'IdV, forte anche del successo elettorale incassato alle Politiche, è subito passato al contrattacco. «Con queste premesse - ha detto in sintesi - Bertolotto non potrà essere il nostro candidato». Ha minacciato anzi la corsa solitaria, pur tendendo la mano al Pd "dialogante", sottolineando il «percorso comune» fatto sinora. Con parole misurate, nel tentativo di evitare rotture drammatiche, è intervenuto a rintuzzare Bertolotto anche il segretario del Pd Giovanni Lunardon, spinto da una autentica insurrezione della sua base. Lunardon ha respinto la logica definita «odiosa» dell'ultimatum ed ha tracciato un percorso per la scelta del candidato «dai tempi comunque brevi». Lunardon ha anche rimbeccato Bertolotto sulla questione delle ronde, sottolineando qual è stato il significato della mobilitazione popolare per le bombe del 1974: «incomporabile» con le ronde. La situazione rimane ora molto fluida e si attendono gli sviluppi: nel corso della prossima settimana si terrà una verifica di maggioranza, nella quale la sinistra radicale chiederà certamente più di una spiegazione.
Comiciamo da Davide Giribaldi. Ha dichiarato il segretario IdV: «Premesso che non abbiamo fino ad ora avuto pregiudizi nei confronti del presidente Bertolotto, di fronte a simili esternazioni, non possiamo che affermare con decisione che Bertolotto non sarà il candidato che IdV sosterrà alle prossime Amministrative». E ha aggiunto: «Se vogliamo considerare quella tra il Pd ed IdV un'alleanza, ricordo a tutti che il candidato Presidente non può che essere espressione di una volontà comune, condividendo programmi iniziative e soprattutto rispettando il consenso che nel corso dell'ultimo biennio ci siamo faticosamente conquistati e che ad oggi non corrisponde in alcun modo alla nostra rappresentatività né a livello politico né tantomeno a livello amministrativo». Prosegue Giribaldi: «Se invece il Pd, con il quale tra l'altro da tempo sono in atto iniziative per costruire un percorso comune sulle prossime Amministrative, ritiene che il candidato debba necessariamente essere imposto o peggio ancora possa autocandidarsi non potremo che prenderne atto e proseguire senza indugi ed in maniera autonoma il nostro cammino verso le elezioni del 2009 proponendo non solo una lista ed un nostro candidato alla Presidenza della Provincia ma anche liste e candidati sindaci nei diversi Comuni in scadenza».
Così invece il segretario del Pd Giovanni Lunardon: «Credo che per incominciare con il piede giusto è bene sgombrare il campo da ultimatum, cosa sempre piuttosto odiosa e spesso anche controproducente. Tempi, modalità e alleanze sono tutti elementi decisivi per vincere le prossime elezioni provinciali e che dobbiamo decidere insieme nel partito. Quanto alla scelta del candidato non dobbiamo essere molto creativi: dobbiamo solo seguire le regole dello statuto. Se c'è un solo candidato non faremo primarie, se no le primarie sono il modo naturale». Quanto ai tempi, aggiunge: «Sciogliere questi nodi con tempestività non è un piacere che si fa a qualcuno. È una precisa convenienza per il Pd e per il centrosinistra. Stabilire se viene prima il candidato o l'alleanza è un po' come la storia dell'uovo e della gallina: le due cose sono strettamente connesse e indissociabili. Il candidato trascina con sé anche il tipo e l'ampiezza della coalizione». E prosegue sulle alleanze: «Per quanto riguarda le alleanze è chiaro che il Pd e l'IdV, pur essendo in forte crescita, non sono autosufficienti. È necessario aprire una riflessione a 360 gradi guardando sia a sinistra che al centro, con una sola discriminante: il programma e gli obiettivi di governo». Quindi ronde e sicurezza: «La sicurezza è sicuramente una priorità per il Pd ed è anche su questo terreno che è maturata una parte significativa della nostra sconfitta elettorale. Dobbiamo ripartire dai sindaci e dalle iniziative che su questo tema hanno sviluppato anche nei nostri territori». Poi conclude: «Io non demonizzo la libera mobilitazione dei cittadini, ma questa deve avvenire sotto il coordinamento delle pubbliche amministrazioni e delle forze dell'ordine altrimenti anziché risolvere il problema rischiamo di aggravarlo. Meglio non avventurarsi in confronti tra ronde padane e la mobilitazione di Savona al tempo delle bombe. Quest'ultima fu una straordinaria mobilitazione civile contro il terrorismo e la strategia della tensione che coinvolse tutta la città in una grande risposta solidale e democratica. Le ronde padane sono un'iniziativa con un chiaro segno politico e frutto della cultura della paura e della chiusura. Mi paiono francamente due grandezze incomparabili».
A. G.