Funivie agli Alti Fondali il carbone può lasciare Vado
concessione del terminal rinfuse
Campostano, che smentisce un disimpegno, vuole diventare armatore
IL SECOLOXIX
È IN DIRITTURA d'arrivo, con qualche anno di ritardo sulla tabella di marcia originale, l'atto di concessione alla SFAT (ovvero quello che resta dell'antica società Funiviaria Alto Tirreno) del terminal rinfuse agli Alti Fondali di Savona. Una concessione pluriennale, ai sensi dell'articolo 18 della legge di riforma portuale, che è fondamentale per poter passare alla "fase due" del riordino dei traffici di carbone all'interno degli scali di Savona e Vado. A cascata, la soluzione di nodo consentirà di costituire una nuova società di gestione del terminal (con la presenza di TRI, ovvero degli australiani di Babcock & Brown) e di spostare su Savona i traffici di carbone oggi svolti al pontile San Raffaele di Vado, condizione necessaria - anche se pare non ancora sufficiente - per avviare la realizzazione della piattaforma contenitori Maersk.
«Cerchiamo di fare un passo alla volta - spiega Ettore Campostano, azionista di riferimento di SFAT (di cui è presidente l'imprenditore Aldo Dellepiane) -. Oggi l'urgenza è quella di avere la concessione sul terminal rinfuse e renderlo efficiente. Gli impianti sono ancora nuovi di fabbrica e di grande capacità, almeno potenzialmente. Però ci sono stati dei problemi alla vasche di stoccaggio e allo scaricatore. Nonostante questo, stiamo facendo buoni traffici, soprattutto di clinker da inviare al cementificio Mana di Cairo Montenotte».
L'obiettivo finale, contando sulla ragguardevole dotazione di vasche a filo di banchina, è di trasferire agli Alti Fondali, quando sarà disponibile il nastro trasportatore di collegamento con Parco san Rocco, i traffici di carbone oggi attestati alla banchina Miramare, in concessione temporanea, sino alla fine del 2009, a Italiana Coke. A Parco San Rocco - sopra Valloria, le rinfuse saranno trasferite dal nastro ai tradizionali vagoncini della società Funivie Spa, per essere avviate ai depositi di Cairo.
Non è strano che la concessione di Miramare sia stata affidata a Italiana Coke anziché a Funivie?
«Non è strano - risponde Campostano "junior" nel quartier generale, ampliato e tirato a lucido, di Campostano Group in via Paleocapa -. Funivie ha nella sua compagine azionaria anche l'Autorità Portuale e la legge non consente alle Authority di avere delle partecipazioni, anche se minoritarie, in società terminalistiche. Poi comunque è una soluzione provvisoria».
Ma sentendo i "boatos" che soffiano in banchina sembrerebbe provvisorio anche l'assetto proprietario di Funivie. Si parla di un disimpegno di Campostano Group con la famiglia Ascheri che si prenderebbe tutto?
«Guardi, ci sono poche cose che non possono essere vendute se si trova l'accordo sul prezzo - osserva Ettore Campostano -. Funivie è certamente tra queste. Il nostro core business resta affacciato sul mare. Anzi, mio padre sta cercando di trovarsi uno spazio come armatore, comprandosi qualche nave. Quello che si può dire è che siamo impegnati a fondo per dare vitalità alle Funivie. Sintomatico il fatto che nei primi tre mesi di quest'anno, i primi da quando siamo tornati in possesso della concessione, abbiamo trasportato tanto carbone quanto la gestione commissariale aveva fatto nei primi sei mesi del 2007».
Lo stesso ragionamento può valere anche per la futura società del terminal rinfuse Alti Fondali?
«Beh, in questo caso siamo sul mare, dove ci piace restare - dice Campostano -. Però mai dire mai, perché qui ci troveremo come partner un operatore di grandezza mondiale come Babcock. E questi si muovono secondo logiche diverse».
Non sarete allo stesso livello degli australiani, ma almeno a Savona restate leader, con una significativa presenza a Genova e in altri porti, come Taranto. In più questo ampliamento degli uffici sta a significare che c'è voglia di crescere ancora?
«Si cresce per restare sul mercato, sempre più complesso e competitivo - conclude Ettore Campostano -. Qui a Savona ci stiamo bene, abbiamo superato e consolidato traffici per un milione di tonnellate di merce all'anno. I siderurgici vanno bene, la cellulosa tiene nonostante l'abbandono di Star, sostituito da D'Amico, e vanno bene quei traffici che sembravano solo di nicchia, come gli oli vegetali e il vino. Speriamo di aggiungere anche gli oli minerali, sarebbe un bel colpo per il 2008».
Sergio Del Santo