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ALBISSOLA: CERAMICA = CULTURA D’INCONTRO ???

Antonia Briuglia

 

Si è conclusa, nelle Albissole, la 3° Edizione del Festival della Maiolica. Iniziativa ricca di eventi, ma che, nel suo svolgersi, conferma come l’evoluzione  artistica delle stesse, sia veramente arrivata al capolinea.
Il termine “FESTIVAL” tradisce nella sua definizione, l’occasione di un incontro e quindi nella sua accezione culturale di un confronto costruttivo e di un
nuovo messaggio.

Purtroppo tutto questo ad Albissola, si è perso da qualche tempo e nell’ambito del festival, per occhi più attenti, si è potuto percepire chiaramente come l’incontro sia avvenuto solo tra le solite facce, i soliti artisti, con i soliti pezzi, nelle solite piazze.

Basta andare in altre città italiane di tradizione ceramica per capire che ad Albissola il termine Festival sia stato indubbiamente  travisato.

Straordinaria occasione per realizzare, pur interessanti, idee di funzionari burocrati che ne hanno curata la storicizzazione, ha emarginato la proposta innovativa. Gli artisti, ancora una volta ostaggi di lobby e di sospirati finanziamenti, hanno tradito una partecipazione stanca con scarsi esempi di progettualità.

Il Festival che, al pari di altri, avrebbe dovuto essere luogo d’incontro anche per aziende del settore, per grandi compratori, per partner stranieri in cerca di “contaminazione”, si è accontentato ancora una volta di essere vetrina per un turismo “mordi e fuggi” in cerca del vasetto, del fischietto, dell’assaggio di vino mentre il bambino poteva trastullarsi col panetto di argilla.

Dov’era la giovane progettualità? Dov’era la scuola con la “s” maiuscola?

Forse relegata in una sala privata, emarginata nella logistica e nel significato o nello stand di una Scuola di ceramica, sempre uguale a se stesso?
Purtroppo il vuoto
. Negli allestimenti e nei luoghi istituzionali si è preferito dedicare tutti gli spazi ad antiche mense mentre, in un festival che si rispetti, sarebbe stato interessante vedere anche cosa si propone per le attuali!

 

INNOVAZIONE E SVILUPPO 

E’ nella ricerca, nell’innovazione, nella progettualità che una realtà economica e culturale trova il suo sviluppo, ma ormai le Albissole sembrano involute solo verso la conservazione di quei laboratori che sopravvivono a fatica, oppure intorno alle due grandi storiche fabbriche che, in un passato glorioso, sono state occasione d’incontro tra grandi artisti, con realtà e linguaggi diversi e che hanno segnato grandi epoche artistiche, facendo “grande” Albissola nel mondo.

Tutte realtà, però, che condotte a livello familiare, non offrono certo occasione di sviluppo occupazionale nel settore, mentre in altre cittadine, che hanno impostato una politica di sviluppo sulla loro tradizione ceramica, i fatturati si aggirano intorno a centinaia di miliardi delle vecchie lire e gli addetti sono parecchie centinaia.

Ad Albissola, invece, dilaga la malinconia. Nelle inaugurazioni viene attesa l’inossidabile Milena Milani che con la consueta simpatia ricorda aneddoti del tempo passato, ma che ci lasciano l’amaro in bocca per il presente e il futuro che sembra non intravvedersi, proprio per la mancanza d’innovazione che era alla base dei movimenti artistici dei tempi che la Milani ci narra, come il secondo Futurismo.

“ALTERARE L’ORDINE DELLE COSE STABILITE PER FARNE DI NUOVE!” Questo avveniva e dovrebbe avvenire nuovamente in un comparto produttivo dell’attività artistica contemporanea che si possa definire tale.

Ad Albissola non c’è nulla in cantiere.  

La Scuola di Ceramica non è, come in altre realtà, occasione di progetto, di confronto per i giovani artisti e l’unico Museo Civico presente sul territorio è semichiuso.

Siamo anche lontani dalla costruzione di uno nuovo che si possa chiamare tale come quelli di Faenza, Caltagirone, Montelupo, Lodi, solo per citarne alcuni.

Albissola sembra lasciare il passo a Savona con la sua Pinacoteca e il Boselli. Albissola con le sue “taches noires”, col suo “Dèco”,con Tullio d’Albissola, Jorn, Lam, Fontana, Capogrossi , Fabbri, Luzzati, Sassu.

Non si tratta di entrare nella attuale, quanto vecchia polemica di quando costruire un Museo o di dove farlo, se nella vecchia stazione o nel faro di Fuksas(sic!!), ma con quale mentalità e quali presupposti culturali e soprattutto …. GUARDANDO A COSA?????

      ANTONIA BRIUGLIA

 

Fuori articolo

                           O BELLA CIAO………

 

Una mattina mi son svegliato e ho trovato l’invasor……

Ma la gente non era più quella.

Quei “bamba” che il direttore di Libero pensava riversi nostalgicamente sulle strade per ritrovarsi tristemente, dopo la batosta elettorale, a scambiarsi convinzioni nella più importante manifestazione antifascista : non c’erano più!

Io e le mie due figlie, di sedici e ventuno anni eravamo come ogni anno in quel piccolo corteo, spiato al suo passaggio dalle finestre che rimanevano chiuse.

Ammetto di aver mentito, alle mie figlie,quando sostenevo che la coda di persone sarebbe stata lunga dietro di noi, perché questo fosse di sostegno, forse più a me,che a loro.

Loro, accanto a me, fingevano di crederci come i buoni figli fanno,consci dei forti valori e delle convinzioni che i vecchi genitori

Continuano a infondere; nonostante tutto.

Quei “bamba”, così, erano rimasti a casa, davanti alla TV, ormai disillusi, arresi al fatto che quel “25 aprile “ di lotta antifascista, non debba più ricordarsi come tale!

Un “25 aprile” che, come qualcuno asserisce, con linguaggio garantista, debba essere di “pacificazione”, forse solo per legittimare che, oggi, quelle forze che allora sono state combattute col sangue, siedono dopo 60 anni in Parlamento!

                                                      ANTONIA