Reazioni Marco Bertolotto e Rino Canavese alleati sul campo Provincia e Authority ora danno fiducia agli imprenditori SAVONA |
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Abbiamo lavorato in squadra
per portare a casa questo risultato che rappresenta una chance per la
Ferrania e garantisce nuovi traffici al porto». Il presidente della Provincia Marco Bertolotto è fra i sostenitori dell’operazione che dà rilancio alle speranze di reindustrializzazione della provincia anche se i sindacati restano scettici perchè nel frattempo l’azienda non dà segnali di ripresa sulle produzioni tradizionali. «Il clima è cambiato - sostiene il presidente Bertolotto -. Penso che gli imprenditori abbiano capito che la Provincia è un interlocutore attendibile, che sa assurmersi le proprie responsabilità anche quando non sono popolari. E’ accaduto con la Maersk, con l’Aurelia bis, con Ferrania e con Piaggio. L’operazione di rilancio della Ferrania è strategica per tutta la Valbormida, darà nuovi traffici al porto e alla fine consentirà anche un miglioramento complessivo della dotazione di infrastrutture». Prosegue Bertolotto: «Abbiamo fatto la nostra parte nelle trattative e la faremo sotto il profilo istituzionale nelle nostre competenze specifiche che riguardano viabilità e formazione professionale. Si tratta infatti di insegnare agli operai un nuovo mestiere tenendo presente però che la maggior ricchezza di Ferrania è il personale. Sono lavoratori straordinari, che conoscono il sacrificio, che sanno impegnarsi nell’innovazione». Il presidente Bertolotto conclude con un messaggio politico: «Con la Maersk, le nuove banchine per il traffico degli acciai, il rilancio di Ferrania e il trasferimento della Piaggio ci sono le basi per dare un futuro alle prossime generazioni. I nostri figli non saranno costretti a emigrare per trovare un lavoro e la nostra provincia potrà rimettersi in competizione con un mercato che non attende chi resta indietro». L’altro artefice dell’operazione Ferrania è il presidente del Porto Rino Canavese che ha messo sul piatto della bilancia la banchina con un pescaggio di 18 metri, decisiva per convincere gli investitori a scegliere la Valbormida anzichè la Romagna. «Volevano una bachina per la navi con pescaggio da 18 metri metri e gliela daremo - taglia corto Canavese -. Ci vorranno tre anni ma poi il terminal dell’acciaio sarà all’avanguardia. Nel frattempo potremo comunque garantire l’approvvigionamento della fabbrica con le banchine già esistenti e con il porto di Genova». Che alle fine la crisi che sembrava senza fondo della Ferrania trovasse un possibile sbocco proprio sulle banchine di Savona era l’auspicio di molti: «Prima serviva un imprenditore capace e coraggioso come Malacalza che ha trovato gli investitori giusti e ha puntato su di noi anzichè su Ravenna». Le scommesse non spaventano Canavese che però negli ultimi mesi ha combattuto su troppi fronti: «Prima la Maersk poi le Funivie e adesso il laminatoio di Ferrania. Non so se ho le spalle abbastanza larghe per tutto. Comunque a luglio scadrà il mio mandato e non mi vogliono, potrò anche fare dell’altro». |
I SINDACATI
SCETTICI SUL FUTURO DELL’AZIENDA VALBORMIDESE “Aspettando i progetti per ora ci sono i tagli” |
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[FIRMA]MAURO CAMOIRANO CAIRO MONTENOTTE Ferrania: un’azienda a due velocità. In vista della firma di oggi, sindacati più critici che entusiasti. Così Pino Congiu, della Uil: «Al di là dell’atto tecnico della firma dell’accordo, siamo interessati a capire meglio la portata del progetto nella sua complessità, ovvero, se ci siano elementi di rafforzamento rispetto all’accordo iniziale. Elementi tanto più necessari non solo per tutto il tempo che si è perso, ma anche per l’atteggiamento della stessa azienda, soprattutto rispetto alle produzioni tradizionali. Nell’accordo originario si prevedeva, infatti, per le produzioni tradizionali (photocolor, medicale, ecc) un organico di 200 unità che, invece, è stato fortemente messo in dubbio dall’amministratore delegato, Giuseppe Cortesi, nell’ultimo incontro: il settore medicale è stato recentemente ceduto, e vorremmo capire il perchè; mentre sul photocolor è da capire se si tratti di una crisi effettiva o se la crisi nasca anche dalle scelte di mercato dell’attuale proprietà. Ad ogni modo si tratta di capire quali siano i reali obiettivi della proprietà e se le prospettive che nascono dal nuovo accordo possano compensare le perdite di organico nel tradizionale». Fulvio Berruti, della Cgil, parla chiaramente di «un’azienda a due velocità: da una parte mega progetti in prospettiva, dall’altro, un quotidiano che rimane un’incognita, basti prendere l’esempio del photocolor dove sembra a rischio la stesa di maggio. Eppure avevamo firmato un accordo che prevedeva il mantenimento di 200 dipendenti anche per i settori tradizionali». Per Berruti, «al di là della firma di domani (oggi per chi legge), è necessario un incontro urgentissimo con l’azionista di riferimento, Vittorio Malacalza, perchè la proprietà sta contraddicendo quanto essa stessa eveva detto e, al di là dei progetti futuri, l’impressione è di un’azienda che si sta chiudendo, vendendo pezzo per pezzo. Vorremmo capire dove si collocano i diritti dei lavoratori in tutto questo». |