versione stampabile 

Votare o non votare: ecco il problema

Margherita pira

 

Votare o lasciar perdere e astenersi? E’ il problema che si pongono in molti in questo periodo decisivo per la sorte dell’Italia.

Se lo pongono perché delusi dalla politica evidentemente fallimentare del nuovo periodo del XXI secolo.

Troppi, insoddisfatti dal governo del Centro Destra, hanno posto le loro speranze in un Centro Sinistra a cui chiedevano la possibilità di una vita

 migliore che poi non si è realizzata per molte ragioni che sarebbe troppo lungo analizzare, ma soprattutto per l’esigua maggioranza al Senato che poi ha infatti determinato la caduta del Governo Prodi.

Colpa di una legge elettorale assurda con la quale, fra l’altro, andremo alle elezioni.

Ma anche questa è acqua passata. Il dato effettivo è questo e con questo dobbiamo ragionare.

Il problema di cui volevo parlare è un altro, i troppi dubbi che mi pongo sul fatto che molti cittadini indecisi possano alla fine disertare le urne nonostante il forte impegno democratico che gli italiani hanno sempre dimostrato.

Il problema mi è venuto in mente quando ho visto proprio su Trucioli il richiamo per l’astensionismo attivo.

Mi è sembrato interessante e ho approfondito la lettura.

In realtà la possibilità offerta era assolutamente legittima. Non disertare semplicemente le urne con una alzata di spalle, ma testimoniare nel seggio il proprio dissenso motivandolo.

Una scelta assolutamente rispettabile.

Ricordo che una volta l’ho fatta anch’io. Immediatamente dopo il coinvolgimento dell’Italia nella guerra dell’Iraq. C’era non so più quale referendum  Con alcuni amici mi sono presentata ai seggi seguendo la stessa procedura e motivandola col fatto che l’Italia era entrata in una guerra camuffata da fini umanitari, ma pur sempre guerra.

Per questo non ho nulla da eccepire sull’astensionismo attivo. E’ una scelta libera e motivata, ma scelta. Io nego la passività che crea soltanto disorientamento non le libere scelte che hanno lo stesso valore di un partito in lotta, quindi le rispetto come rispetto tutti i partiti considerandoli di pari dignità.

Le scelte però possono essere condivise o no, come le ideologie. Io questa non la condivido.
Non la condivido perché, a mio parere, l’Italia è in una condizione disastrosa, quasi al livello del crac e non mi sembra giusto astenersi. Credo che sia assolutamente necessario fare una scelta.

Del resto i simboli sono talmente numerosi che qualcuno che ci somiglia si può sempre trovare.

Come è fisiologico, poi ci sarà una forte scrematura di partitini che rappresentano gruppi molto ristretti  e il gioco si ridurrà tra i soliti partiti tradizionali.

In questo caso, si aggiunge il famoso slogan del voto utile.

Qui di nuovo è un falso problema.

Nessun voto è inutile perché in un paese democratico ciascuno ha il diritto di far valere la propria opinione politica.

E’ vero d’altro canto che la pletora di partitini che poi cercano alleanze che per trovare spazio politico, ma non condividono in pieno il programma della coalizione poi al dunque sono pronti a far mancare l’appoggio  e a divenire di fatto l’ ago della situazione politica riuscendo a ricattare i governi.

Colpa di una legge elettorale assurda, ma è comunque quella con cui andremo a votare.

Tra l’altro mi è stato detto ( spero che non sia vero, ma temo lo sia ) che ciascuna forza politica che presenta il suo simbolo per le elezioni riceverà un compenso relativo a ciascun voto ottenuto.

Non sono sicura di questa informazione e mi piacerebbe averne conferma. Se è vera è almeno pazzesca. Spendere tanti soldi in questo modo nella situazione economica in cui ci troviamo rasenta la pazzia ed è una scorretta interpretazione del concetto di democrazia.

Come il compenso spropositato dato ai parlamentari.

Quando è stato istituito aveva veramente un senso democratico, quello di permettere anche agli individui delle classi più disagiate di dedicarsi a tempo pieno all’attività politica, cosa che non sarebbe stato possibile in altra maniera perché non avrebbero potuto permettersi di rinunciare  al reddito di un’attività lavorativa.

Poi siamo arrivati alla situazione che tutti conosciamo. Quando la democrazia si deteriora in forme demagogiche , può succedere qualcosa di molto grave. Cerchiamo di evitarlo

 Margherita Pira