PIERFRANCO PELLIZZETTI
REPLICA A GIUSEPPE OZENDA

 

Leggo... il lungo intervento... del mio ami de plume Giuseppe Ozenda e rispondo molto sinteticamente:
  1. come mai il ragionamento ecologico-ambientalista, in campo almeno dalla pubblicazione del rapporto "I limiti dello sviluppo", promosso oltre trent'anni fa dal Club di Roma, non è mai diventato una reale alternativa politica all'economicismo neoliberista? Sordità generalizzata a un tema che tocca la stessa esistenza, nostra e dei nostri figli? Colpa dei vertici del movimento "Verde" (certamente sempre oscillanti tra predicazione e opportunismo carrieristico)? Oppure c'è stato un vizio di fondo che lo ha condannato all'insignificanza?
  2. Giuseppe Ozenda (ah la retorica di attribuire all'interlocutore "oscurità di vocabolario": apparteniamo tutti a "comunità di linguaggio". Come del resto anche tu, caro ami. E la tua risposta colta e ricca di citazioni ti smaschera...) sogna una politica non economicista. Anche io. Ma sono anche consapevole che la sua base è rappresentata dagli interessi, di cui quelli economici fanno la parte del leone (da liberale colloco il giovane Marx della "critica dell'economia politica" dalla mia parte). Ad oggi, nel perepito collettivo, in campo c'è solo la via neoliberista. Il cosiddetto TINA: there is not alternative.
  3. Stanti i due punti precedenti, mi pare evidente che il mio pensiero sia questo: solo proponendo risposte percepibili come "concrete" (in primo luogo finalizzate alla riproduzione di ricchezza sociale per diffondere opportunità materiali) si potrà aggregare le donne e gli uomini "concreti" su piattaforme alternative a quelle oggi dominanti. Altrimenti - stante l'attuale dittatura della mancanza di alternative - si consegneranno quelle donne e quegli uomini "concreti" al campo del pensiero unico del neoliberismo globalizzato: la Restaurazione in atto.
  4. Ultima considerazione: la questione ambiente - a mio avviso - non è riducibile a soluzioni tecnico/tecnologiche ma è eminentemente politica (come ho cercato di spiegare in un recente articoletto sul Secolo XIX). Lo testimoniano i successi delle politiche europee di decoupling, totalmente rimosse dal dibattito e dalle pratiche politiche del nostro Paese. Condizione fondamentale perché la politica si riappropri del tema vitale è una rivoluzione nella classe dirigente che passa attraverso la crescita del civismo democratico. Io credo che i luoghi siano l'unico laboratorio possibile per un rinnovamento della democrazia dal basso e - quindi - sono interessatissimo a politiche endogene di territorio (me lo passate il tecnicismo lessicale?).
Lami i baffuto di Giuseppe Ozenda (cui - nel frattempo - l'attuale campagna elettorale hapure fatto crescere a barba) Pierfranco Pellizzetti

 

 

PIERFRANCO PELLIZZETTI