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ELLERA: ANALISI DI UNA MORTE ANNUNCIATA.

 

di ANTONIA BRIUGLIA

 


Ellera

La notizia

   E’ di questi giorni un articolo sulla Stampa locale sui gravi disservizi, lamentati dai cittadini di una delle più belle frazioni del territorio albisolese del vicino entroterra.

Testimonianza dello stato d’abbandono che, per bocca di un rappresentante politico, registra ciò che ritengo possa essere definita: una morte annunciata e inevitabile.

Ancora una volta però, come sono soliti fare abitanti di territori  italiani responsabili, in parte, essi stessi del decadimento territoriale: si rimpiange la situazione di Comune autonomo, ricordandone ( i fasti???) del 1929.

Oggi che ormai l’unione amministrativa s’impone, per motivi economici (ci mancherebbe ancora che la separazione da Albisola producesse altre cariche politiche e apparati da scaricare sulle spalle dei contribuenti!), ma anche per moderne strategie di sviluppo, ( e questo le due Albissole sembra lo stiano intuendo), Ellera torna a parlare (provocatoriamente??) di autonomia, come cura ad un malessere ormai consolidato.

 

Le radici del problema.

 

La storia del rapporto di Ellera con l’Amministrazione, parte però da molto lontano e i mali, forse, stanno proprio lì.

L’atteggiamento dei cittadini, che si sono sempre sentiti “sudditi” del Comune centrale e non protagonisti, ne ha fatto spesso un avamposto da Prima Repubblica, dove i rappresentanti politici autoctoni si occupavano, oltre che a soddisfare ambizioni di potere personale, a garantire raccomandazioni per posti di lavoro , autorizzazioni o concessioni edilizie. Tutte aspettative individualistiche di questa o di quella famiglia.

Insomma, una storia tutta italiana, dove il voto di scambio garantisce il tornaconto personale, in un atteggiamento tutto individualistico e personale che, certo, non ha premiato.

Ricordo, che di Ellera, nei palazzi del potere, non si parlava che in questi termini.  Mai di sviluppo complessivo del paese o di un rinnovamento e di una crescita collettiva che poteva voler dire: difesa e riqualificazione territoriale e urbanistica, valorizzazione delle tradizioni locali a livello anche culturale, che avrebbero, sicuramente, potuto diventare il volano di un territorio con tutte le caratteristiche straordinarie dei paesi del nostro splendido entroterra.


Un esempio del mal governo del territorio.Ellera Alluvione 1992

Turismo, economia, cultura: tutto si sarebbe potuto muovere intorno ad un’idea, intorno ad un cambio di mentalità. Ma così non è stato, anzi spesso i tentativi in questa direzione erano oggetto di forti polemiche e  sterili critiche.

A Ellera, nulla si è potuto cambiare.

Potrei fare degli esempi molto semplici, ma chiarificatori.

Quando, da assessore alla Cultura, portai la Biblioteca Comunale itinerante, nel paese una volta la settimana, per consentire ai bambini di godere del prestito libri e della attività laboratoriale promossa da esperti scrittori, i bambini che aderivano, si contavano, spesse volte sulle dita di una mano. Eppure i pulmini scolastici Comunali erano stracolmi di bambini.

Mentre le attività promosse intorno alle antiche strutture architettoniche, presenti ancora nel territorio ellerese (i Mulini da colore) riuscivano, con successo, ad interessare interi pullman di appassionati, turisti e studiosi, non sono stati colti come opportunità di crescita dalla maggior parte del paese.

Una sorta di diffidenza, di fastidio verso chi amministrava, guardando alle prospettive del bene collettivo.

Ciò ha reso il paese sterile, chiuso e involuto.

I politici, quelli di mestiere, l’hanno sempre saputo e hanno sempre lasciato fare agli Amministratori elleresi che, che con risultati deludenti hanno portato avanti un “vecchio” e deleterio modo di fare politica che, oggi, sta dando i suoi risultati.

 

Vecchie e nuove “recriminazioni”.

 

La battaglia per tenere aperto e in efficienza l’Ufficio Postale, cominciata quasi dieci anni fa, è al suo tragico epilogo; le strategie attuate, per rendere sempre più servita da mezzi pubblici la frazione, si traducono, oggi, nella diminuzione di corse bus.

Inoltre disservizi telefonici, telematici e di fornitura elettrica, allontanano il paese dal secondo millennio.

Questo è il cambio, nel modo di far politica da Prima Repubblica: i permessi personali, le concessioni edilizie e le raccomandazioni in cambio della vivibilità.

 

Nell’articolo citato, il politico ellerese di turno, dopo avere,pure lui, amministrato quattro anni, denuncia pubblicamente l’amarezza dei suoi concittadini, ma egli stesso è prodotto di questa mentalità in cui è cresciuto, come tutti i bambini e i giovani che avrebbero avuto diritto a qualcos’altro.

Non si tratta di rimpiangere l’autonomia di un Comune, ma di sentirci finalmente cittadini a tutti gli effetti e capire che quello che c’è fuori dal nostro orto è quello che oggi ci viene a mancare!!

 

 

ANTONIA BRIUGLIA