URBE IN COMUNE L’HANNO RIBATTEZZATA «CITTADINA DEL LEGNO»
Per la presenza di amianto
Una centrale a biomasse
nel futuro di Acquabianca
La Regione dice no alle estrazioni
nel polo di calcare di Pontinvrea
Nel Ventimigliese contestato un progetto analogo
LA STAMPA
 
[FIRMA]MASSIMO PICONE
URBE
La «Cittadina del legno». Così è stato battezzato l’impianto di biomasse che sarà costruito ad Acquabianca, località di Vara Superiore, frazione di Urbe. Il progetto è in fase di avanzato studio è la sua realizzazione è stata già deliberata nel Consiglio comunale presieduto dal sindaco Maria Caterina Ramorino.
«In sostanza si tratta di una grande falegnameria, con annesso impianto per la produzione di biomasse, perfettamente in sintonia con il rispetto dell’ambiente e dell’area nella quale sarà installata», dice il primo cittadino eletto nel 2004 (un’elezione anomala, senza altri candidati sindaco).
Le basi di energia da biomassa sono costituite dalle sostanze di origine animale e vegetale, non fossili, che possono essere usate come combustibili per la produzione di energia. Alcune, come la legna, non necessitano di trattamenti altri, come gli scarti vegetali o i rifiuti urbani, che devono essere processate in un digestore. Le apparecchiature per la produzione di biomasse trattano segatura, trucioli, residui di taglio, legno, pannelli di truciolare e piallacci di vari tipi. L'utilizzazione principale è come combustibile o come altro mezzo per produrre energia.
Nella provincia di Savona sono venti le strutture che lavorano i rifiuti trattati. In Comune sono certi della tutela ambientale. In alcune frazioni collinari di Ventimiglia, dove è in fase di costruzione una centrale piuttosto simile a quella prevista a Vara Superiore, la popolazione ha dato vita a comitati spontanei comprendenti tre località: Bevera, Torri e Calvo. Il caso delle centrali di biomassa interessa pure il blog di Beppe Grillo.
Al confine italo-francese vogliono sapere i passaggi che stanno portando alla costruzione dell’impianto a biomasse e degli eventuali danni che la combustione di sostanze agroforestali può determinare. \
Dopo una vicenda durata oltre 20 anni, la Regione ha stralciato definitivamente dal proprio Piano delle attività estrattive il polo di calcare di località Fornace a Pontinvrea, dove è presente in natura amianto la cui eventuale movimentazione allarmava la popolazione pontesina e della Valle Erro. «Nel 1996 il primo pronunciamento del Comune era ambiguo: “Tendenzialmente negativo, ma positivo a determinate condizioni”. Il Comitato contro la cava rilevava gravi problemi legati alla possibile apertura, come la vicinanza di alcune sorgenti e la presenza di asbesto (amianto) sotto la coltre di calcare», ha spiegato Daniele Buschiazzo, vicesindaco di Pontinvrea e vicepresidente della Comunità montana del Giovo. «Nel 2000 il sito fu ugualmente inserito nel piano regionale delle cave. Nel 2004 le amministrazioni di Sassello, Giusvalla, Urbe, Mioglia e la Provincia hanno appoggiato la contrarietà di Pontinvrea al progetto. Finalmente oggi siamo tutti tranquilli». \