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Il mese delle donne

Margherita Pira

 

Marzo è il mese delle donne.

L’otto è la giornata della donna, non la festa perché in realtà ricorda un evento luttuoso che ha visto protagoniste, loro malgrado, delle giovani donne.

E’ comunque il mese che ricorda la lotta della donna per la propria emancipazione.

Io ho ereditato il voto che finalmente è stato dato anche in Italia dopo la fine della guerra nel primo referendum.

Ma anche loro avevano ereditato la lotta delle suffragette inglesi agli inizi del Novecento. Tuttavia questo voto le donne italiane l’avevano meritato per il contributo alla Resistenza. Partigiane combattenti o, a volte,  staffette.

L’emancipazione della donna in Italia è partita di qui poi la via è stata lunga e faticosa .

La donna riconosciutasi cittadina finalmente di serie A si è guardata intorno e ha trovato una società vecchia e obsoleta. Da qui  la lotta per cambiarla.

Le giovani donne volevano lavorare come avevano fatto durante la guerra, ma come era possibile? Una donna per tradizione guarda i figli e con i figli piccoli è difficile lavorare.

Ecco le lotte per gli asili nido.

Una protagonista di queste lotte è stata un’associazione che le donne avevano formato spontaneamente già durante la Resistenza con i Gruppi di Difesa della Donna..

Da questi gruppi è nata l’UDI, Unione Donne Italiane.

Gli slogan erano tanti ma a me piace ricordare questo;”Siamo unite, siamo tante , siamo come le maree, cambieremo il mondo con la forza delle nostre idee.”

E il mondo finalmente è cambiato ma il cammino per arrivare a questo cambiamento è stato lungo e faticoso.

Le donne di allora venivano dall’esperienza tragica della guerra. Molte in questa guerra avevano perso il marito, il fratello, l’amico e non restava che un cumulo di macerie.

Come far rinascere una nuova vita?

Ma i bimbi erano lì, mettevano fiduciosi la loro manina in quella della mamma che non poteva arrendersi.

Prima si è andate a lavorare per necessità, poi , mutate le situazioni, si è andate perché nel lavoro si voleva affermare sé stesse. Le donne avevano studiato, magari si erano laureate e non si sentivano inferiori all’altra metà del mondo abituata ad avere il monopolio in famiglia, negli uffici, nelle fabbriche.

Gli asili nido sono stati una grossa conquista e per essi le donne dell’UDI hanno lottato.

Ora le giovani donne possono lavorare sapendo che i loro bimbi sono accuditi in loro assenza da personale esperto in grado di capire i loro bisogni

Poi è stato il momento dei consultori familiari e anche su questo argomento c’è stato un grosso impegno dell’UDI e di molti medici (bisogna dire anche uomini ) per creare queste strutture che ora sono splendidamente funzionanti con grande vantaggio della popolazione.

Anche queste strutture sono però sempre a rischio per problemi di bilanci da pareggiare e di  disavanzo economico da diminuire nell’ASL.

Gli anni settanta sono stati quelli dell’impegno su leggi che sembravano normali altrove ma in Italia erano considerate tabù.

Il divorzio, la depenalizzazione dell’interruzione volontaria di gravidanza erano i grandi temi assieme ad un nuovo diritto di famiglia.

Per il divorzio è stato relativamente facile perché molti erano concordi, donne e uomini. Sancito il divorzio da una legge dello Stato  vi è stata la contromossa della richiesta di un referendum abrogativo.

Qui tutto il popolo italiano si è messo in gioco perché tutti avevano un’idea chiara di ciò che volevano.

Dopo il referendum, il divorzio è rimasto legge dello Stato.

La lotta per l’aborto è stato più difficile e dolorosa .

Tutte ne abbiamo provato angoscia. Io non avrei mai abortito, ma ho votato in favore al solito referendum abrogativo perché pensavo a tutte quelle ragazze che morivano in mano alle mammane di paese che a volte perforavano l’utero con ferri da maglia e la ragazza moriva per emorragie terribili, abbandonata da tutti perché rea di aver disonorato la famiglia.

Le giovani di famiglie benestanti invece volavano in Inghilterra e risolvevano tranquilla mente il loro problema.

Il nuovo diritto di famiglia  ha trasformato il sistema monarchico del marito- padre padrone al democratico sistema odierno che attribuisce pari dignità ai componenti della famiglia.

I diritti sanciti per legge non sempre corrispondono alla realtà concreta ad esempio nel lavoro e nella politica. Per questo l’ultima battaglia di questa estate dell’UDI è stata quella di ottenere un 50% di donne in ordine alternato nella presentazione delle liste che è stata recepita da alcuni partiti, come ad esempio il Partito Democratico. Ripensando a queste lotte è giusto festeggiare l’otto marzo,ma un diritto acquisito non è mai sicuro da attacchi e ritorni revisionisti. Per questo noi veterane preghiamo le giovani donne che questi diritti hanno trovati e li danno per scontati appunto perché non sanno come è stato difficile ottenerli prendano ora la fiaccola e continuino il nostro impegno vigilando perché non ci siano paurosi ritorni. Ad esempio l’attacco pesante portato, non solo dalla Chiesa, alla legge sull’aborto è un piccolo esempio per ciò che potrebbe succedere

Cerchiamo di non ridurre l’otto marzo ad una cena o ad un’incursione in discoteca a vedere lo spogliarello maschile.

E’ una ben squallida immagine di ciò che è stato un impegno portato avanti con ostinazione e coraggio .

Quindi”Non solo mimosa…”

 Margherita Pira