IL SECOLOXIX |
VENT'ANNI DI BATTAGLIE a colpi di carte bollate, proteste
popolari, lotte politiche tra Comuni e Regione, ma ora
sembra essere arrivata la parola fine sulla vicenda della
cava di Pontinvrea. Il Consiglio regionale ligure ha deciso
di stralciare dal Piano regionale delle attività estrattive
il polo per la produzione di calcare in località Fornace, a
Pontinvrea.
L'ipotesi di aprire una cava di calcare aveva cominciato ad
essere ventilata ben vent'anni fa. Nel 1996, il Comune aveva
varato un primo pronunciamento, in verità piuttosto ambiguo
poiché esprimeva un parere "tendenzialmente negativo, ma
positivo a determinate condizioni". Proprio l'ambiguità
aveva fatto insorgere gli abitanti, che si erano costituiti
in un comitato guidato da Carlo Motto, Salvatore Salvai e
Antonio Chiossone. Questi avevano prodotto un dossier
evidenziando i problemi ambientali legati alla possibile
apertura della cava: la vicinanza di alcune sorgenti e la
presenza di amianto nelle rocce situate sotto al calcare.
Nel 2000 il sito venne comunque inserito nel piano regionale
delle cave, ma nel 2004 la nuova giunta, guidata dal sindaco
Cesare Oddera e dal vice Daniele Buschiazzo, ha dichiarato
la propria opposizione al progetto. A ruota si sono
aggregati anche i comuni di Sassello, Giusvalla, Urbe e
Mioglia, oltre alla Provincia di Savona.
Oltre ai timori per le conseguenze per la salute degli
abitanti della zona, sono emersi anche dubbi di tipo
strategico-pianificatorio. Infatti, nel raggio di un
chilometro dalla potenziale area di cava operano tre
attività alberghiere.
G. V.
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