ALASSIO
DOPO L’ENNESIMO BLITZ DI CARABINIERI E SOVRINTENDENZA
Grand Hotel,
14 anni di polemiche
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BARBARA TESTA
LA STAMPA
ALASSIO
E’ lunga, e travagliata, la storia della ristrutturazione del
Grand Hotel di Alassio. Rimasto per decenni come testimone
decadente di un’epoca sfavillante, a novembre del 1994 il Comune
di Alassio, su indicazione dell’allora sindaco Roberto Avogadro,
da il via ad un bando di gara per una complessa operazione. La
richiesta è di ristrutturare l’albergo, realizzare un parcheggio
interrato in piazza Partigiani, sistemare la stessa piazza a
livello strada con arredo urbano e verde pubblico, ed infine
costruire un centro talassoterapico nei giardini di Vittorio
Veneto. Nel 1996 viene scelta la Conicos (diventata poi Fincos)
per realizzare i lavori.
A maggio del 1998 viene stipulato un protocollo d’intesa per
fissare i termini economici di tutta l’immensa operazione. Il
progetto definitivo viene approvato dalla conferenza dei
servizi, e poi dalla giunta alassina, verso la fine del 1999.
Era il marzo del 2001 quando il consiglio comunale approva
l’affidamento dei lavori alla Conicos, che prevedono anche la
sistemazione della zona a mare di piazza Partigiani, per la
quale devono collaborare anche i concessionari degli
stabilimenti balneari che si trovano di fronte alla piazza.
Nell’accordo era presvista la realizzazione di 410 posti auto
interrati, di cui 290 box e 120 a rotazione, oltre alla
realizzazione del centro talassoterapico su tre livelli, uno in
elevazione, uno interrato collegato con il centro, ed un altro
livello destinato ai parcheggi del Grand Hotel.
I problemi cominciano subito. C’è l’opposizione dei proprietari
dei palazzi accanto, che non acconsentono a posizionare i
tiranti sotto i fabbricati per consentire la realizzazione dei
410 posti auto, che diventano così 393. Viene eliminata una
rampa di uscita dal primo piano interrato, viene fatta una
modifica alla ventilazione, tanto per citare alcuni cambiamenti
fatti. Con gli anni si assommano i ritardi per la consegna
dell’albergo, della piazza e del centro. Il Comune nomina un
supervisore dei lavori, che più volte richiede alla ditta la
tempistica degli interventi, non ottenendo risposta se non
tardivamente. Le tante modifiche, effettuate nel tempo e in
corso d’opera, fanno si che lo scorso anno la ditta abbia
chiesto al Comune di Alassio 22 milioni di euro per maggiori
spese sostenute per l’esecuzione dell’opera. A richiedere
maggiore chiarezza sui lavori effettuati, sulle varianti ma
anche sulla regolarità dei lavori, sono stati i consiglieri di
minoranza prima de La Vespa e poi, di Alassio più tua, non
contestando la necessità dell’intervento quanto le metodologie
di esecuzione.
«A suo tempo il consiglio comunale aveva approvato un progetto
presentato dalla ditta dopo che questa aveva preso visione
dell’immobile, a cui era seguita una relativa convenzione. Se
sono state apportate delle modifiche non si tratta più dello
stesso progetto», dice Daniele Fui, consigliere di minoranza,
che insieme ai colleghi Agostino Testa e Angelo Iebole si è
interessato del problema. «Non capiamo come la ditta abbia fatto
a proseguire nei lavori con un progetto diverso dall’originale,
solo con il consenso del sindaco e della giunta. Allora anche
altre ditte avrebbero potuto partecipare alla gara rimettendola
in discussione», spiega Fui.
«Solo ultimamente si parla in consiglio comunale del Grand
Hotel, non così per sette anni, nonostante abbiamo chiesto più
volte che venisse portato l’argomento, e nonostante le
interpellanze presentate dallo stesso Agostino Testa. Oggi
vogliamo avere garanzie che il Comune di Alassio non sborsi
neanche un euro e che non rinunci alla proprietà della piazza ne
a nessun altro bene, per esaudire le richieste della ditta»,
conclude Fui.
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