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TREDICESIMA PUNTATA/A 28 ANNI DAL “CICLONE TEARDO”

MALAVITA, MASSONERIA, AFFARI

CHI VERSAVA E CHI INCASSAVA

I PRIMI DRAMMATICI INTERROGATORI DOPO GLI ARRESTI 

Per la prima volta vengono pubblicati stralci dei verbali integrali, con domanda e risposta, dell’ex presidente della Regione. Una miniera di notizie ai più sconosciuta.  Legami e storie da Genova a Ventimiglia, fino a Roma. Con molti nomi eccellenti. Il ruolo dei clan calabresi. I voti pagati. Persino versamenti per 120 milioni (eravano nel 1983) ad un certo “Pepp”. Teardo ha sempre negato di aver preteso soldi e parlava di finanziamenti leciti, al partito.

di Luciano Corrado

 


Un giovane Alberto Teardo ai tempi d'oro

Savona – Questa tredicesima puntata, zigzagando tra un capitolo e l’altro del “monumentale” fardello di documenti della “Teardo story”, la dedichiamo ad alcuni interrogatori a cui fu sottoposto l’ex presidente della Regione Liguria dopo il suo arresto, il 14 giugno 1983, a pochi giorni da una probabile elezione in Parlamento dove si era candidato nelle liste del Psi, con una promessa: futuro neo sottosegretario di Stato.

Bettino Craxi, in visita al cimitero di Stella il 23 febbraio 1991
vedi articolo del Secolo XIX), avvicinato con molte difficoltà

 (e lo riveliamo per la prima volta) dal cronista, alla richiesta: “quali errori aveva commesso lui ed il partito per il caso Teardo”, in prima battuta disse: <Non rispondo>. Poi avvicinandosi e a bassa voce quasi per non farsi sentire: <Con l’impegno che non scriva nulla, abbiamo sbagliato noi, Pertini aveva ragione, ma Teardo per certi versi è una delle poche vittime che paga e qualcuno tra i piedi ce l’ha messo. Basta, ho già detto troppo>.

Il giudice Francantonio Granero, assistito dal brigadiere Giuseppe Corrado, chiede all’imputato Teardo da chi è stato iniziato nella massoneria.

Teardo: <Confermo di essere stato iniziato dal Gran Maestro Salvini e capii successivamente che la forma adottata era quella per cui io restavo all’orecchio del Gran Maestro e non venivo inserito in una specifica loggia. Confermo che anch’io ho avuto occasione di leggere che l’iniziazione all’orecchio era il sistema adottato per la costituzione della loggia massonica P 2, ma ripeto che nulla io sapevo di essere stato iscritto nella loggia di Licio Gelli come risulta dai documenti sequestrati>.

Granero: <Cosa accadde dopo…>.

Teardo: <Dopo essere rimasto all’orecchio del Gran Maestro Salvini, dell’obbedienza di Palazzo Giustiniani, senza più partecipare a riunioni, senza più incontrarlo, io ebbi una certa crisi sui valori della massoneria e ne parlai diffusamente con l’avvocato Enzo Mazza (era presidente della Cassa di Risparmio di Savona ndr) che non faceva alcun mistero della sua appartenenza alla massoneria stessa e, più specificatamente, all’obbedienza di Piazza del Gesù. Io risolsi quindi  la mia crisi accettando l’invito del Mazza ad affiliarmi alla loggia Mistral e partecipai un paio di volte alle riunioni che si tenevano in via Famagosta, a Savona>.

Nota: Lino Salvini, fiorentino, nel volume “In nome della loggia”, introvabile nelle librerie italiane, casa editrice Napoleone (ha fatto una brutta fine), si rivelano molti retroscena e misteri della politica-massoneria deviata-poteri occulti e viene descritto tra i <più o meno coscienti servi sciocchi di un potere occulto nel Grande Oriente d’Italia>, la massoneria più numerose ed autorevole, con molti personaggi illustri e di specchiata fama. E’ Salvini che “candida”, a Genova,  Ermidio Santi (Psi-Psdi). Ha nella schiera Antonio Cariglia, onnipotente ras della Federazione socialista di Firenze e capogruppo per il Psdi alla Camera; l’ex ministro della Sanità, Luigi Mariotti, vice presidente della Camera dei deputati. Salvini è stato anche presidente (1970-1974) della Lidu (Lega italiana per i diritti dell’uomo) con sede in Francia e sarà sostituito da Pasquale Bandiera, onorevole repubblicano,  iniziato a sua volta alla massoneria da Fank Gigliotti nel 1943 ed iscritto ad una loggia massonica di New York. Bandiera fu vice presidente mondiale della Federazione internazionale, dal 1973, al posto di Francois Mitterand, leader socialista francese e dal 1981 presidente della Repubblica per due mandati.

Granero: <Le risulta se in quel periodo aderirono alla loggia Paolo Caviglia e Mauro Testa…>. Entrambi massoni iscritti però a due obbedienze (ndr)

Teardo: <Non so dire se in quel periodo anche Caviglia e Testa abbiano aderito all’Obbedienza di Piazza del Gesù. Per quel che ne so, prima di allora Caviglia non era affiliato ad alcuna loggia e quindi l’affiliazione propostagli dall’avvocato Mazza dovrebbe corrispondere, nulla mi risulta per Testa.

Ricevo lettura di uno stralcio delle valutazioni rese in sede di interrogatorio da Paolo Caviglia circa la degenerazione delle logge savonesi o di alcune di esse dagli ideali massonici e circa la commistione tra massoneria, politica ed affari. Io condivido questo giudizio.>

Granero:<Ricorda come iniziò il suo primo rapporto massonico?…

Teardo: <Non so perché mi si parli di Arrigo Molinari che io conosco in quanto vice questore di Genova. Non capisco le domande inerenti  la vicenda di Villa Cambiaso o peggio della P2. La cosa mi sorprende e mi sconcerta. La mia affiliazione massonica trae origine dal fatto che un giorno accompagnando un compagno socialista a fare la Tac, conobbi per caso Willian Rosati che adesso è morto. Costui mi parlò di massoneria…il fatto che lui fosse iscritto alla P2…come pure dell’appartenenza alla stessa loggia P2, su mia presentazione, di Franco Gregorio…(funzionario della Camera, poi del Quirinale, cacciato da Pertini ndr), mi fa sorridere il collegamento, il riferimento al Presidente degli Stati Uniti…Come pure alle iniziative dell’ambasciata americana per opporsi all’avanzata de partito comunista>.


Giovanni e Peppino Marcianò
al processo Teardo

IL CAPITOLO MALAVITA

E CLAN DEI CALABRESI

Granero: <Ci parli delle conoscenze in ambienti calabresi….>.

Teardo: <E’ vero che conosco molte persone degli ambienti calabresi del ponente ligure…persone che incontro nei miei giri elettorali. Non conosco alcun Mafodda sebbene Lei mi faccia rilevare di un appunto esistente tra i documenti che mi sono stati sequestrati. A chi svolge attività politica capita spesso di ritrovarsi segnalazioni e biglietti concernenti persone che non conosce.

Conosco Giuseppe Marcianò (vedi foto) ed anche Ciccio Marcianò (vedi foto). Il primo ha un ristorante a Vallecrosia ove abbiamo tenuto riunioni elettorali. Penso che le spese siano state pagate da Leo Capello in quanto era il tesoriere del partito

(Che sarà successivamente sostituito da Giovanni Nucera, imprenditore di Albenga e consigliere comunale ndr.). Io spesso ho dato rimborsi elettorali alle persone che si adoperavano nella campagna elettorale. Ma non ho mai comprato voti. Al massimo posso aver aiutato qualcuno con un rimborso spese fittizio.

Granero: <Guardi questa documentazione…>.

Teardo: <Prendo atto che Leo Capello ha consegnato a Peppino Marcianò o ad altri componenti della sua famiglia assegni bancari per un totale di 25 milioni e 500 mila lire. Non so spiegare l’entità della cifra.>

Granero: <Chi avvertì subito i Marcianò del suo arresto?….>

Teardo: <Non so chi e perché abbia ritenuto di avvertire Giuseppe Marcianò del mio arresto, certo è che pochi giorni prima io avevo tenuto una riunione in un altro ristorante di Vallecrosia ed in tale riunione era presente Marcianò.

Non conosco alcun Stefanelli, forse solo rivendendolo potrei ricordarmi.

Conosco i fratelli Foti che gestiscono il bar, mi pare Maggiora a Savona. Mi hanno aiutato in campagna elettorale.

Non conosco nessun Fotia.

Prendo visione di un appunto sequestrato a Capello nel quale si fa riferimento a 120 milioni dati ad un certo Pepp.>.

Infatti nella valigetta “segreta” che Teardo gettò dalla finestra il giorno dell’arresto fu trovato un appunto, rivela la motivazione della sentenza, firmata dal giudice estensore Vincenzo Ferro, in cui si da atto <che è stato rinvenuto a Teardo un appunto nel quale si legge “Mafodda –Peppino – Ernesto”. Il Mafodda è implicato  in processi svoltesi in altre parti d’Italia per gravi reati. Ernesto fa riferimento a tale Morabito, identificato per altre indagini di polizia a livello calabrese, trattasi poi di  Peppino Marcianò che comperava voti  nel ponente ligure, tra i corregionali calabresi ed era stato anche indicato il prezzo unitario per ogni voto>.

La sentenza di Ferro cita <una vicenda analoga attribuita agli incontri, maggio-giugno 1983, di Roberto Bracco, autista personale di Teardo, con Adriano Fiori, Gianni Comassi, Rocco Scriva, Sebastiano Fotia, sempre per chiedere voti. C’è poi la testimonianza di Giuseppe Dell’Atti, pregiudicato e trafficante di droga, noto a questo tribunale, il quale ha riferito che nel 1981, quando era rinchiuso a Chiavari, ricevette una visita e sollecitato a svolgere propaganda elettorale per Leo Capello. Ci sono poi le rivelazioni di Lorenzo Carlevarino  a proposito dell’imputato Buzzi,  tramite del collegamento tra il Teardo e la malavita, ma non meritano ulteriore commento>. Rimarcava infine Ferro nella sentenza.

I RAPPORTI COL PCI

E CON MIRGOVI

Granero: <I suoi rapporti  con il geometra Antonio Mirgovi….
Teardo: <Sono stati di natura politica, costui cercava di smussare gli angoli delle tensioni esistenti tra il Pci ed il Psi, soprattutto per l’interessamento di Mirgovi sulla questione del Depuratore consortile di Savona. Parecchie volte lui venne a farmi visita in Regione. Non escludo di aver incontrato di notte il geometra Mirgovi nella sede del Cad di Savona.

Non ricordo e per me è una novità che mio nipote Giorgio Buosi abbia avuto in assegnazione un appartamento ed un’altra unità immobiliare nell’ambito dell’operazione Ammiraglie di Savona. Lui non me ne ha mai fatto cenno>.

Granero: <Suo nipote andava in Israele?….>

Teardo: <Conosco Isac Boumaguin perché ho acquistato da lui tappeti e perché mio nipote Buosi è andato con lui in Israele per prendere contatti con uomini d’affari di quel paese quando divenne socio della Citram

I RAPPORTI CON BOVIO

SINDACO DI BORGHETTO

Teardo: <Non conosco affatto Pierluigi Bovio, il quale anzi come sindaco del Pci di Borghetto ha sempre fatto dichiarazioni molto violente contro di me. Uscimmo come socialisti dalla giunta di Borghetto perché non volevamo più collaborare con il Bovio. Mi risulta anche che il Bovio abbia fatto pesanti dichiarazioni sul mio conto. Si figuri quindi se andavo a prendere tangenti con Bovio>.

Mauro Testa e l'avvocato Tito Signorile

Tommaso Amandola
al processo Teardo

Giorgio Buosi nipote
di Teardo al processo

I NOMI DI CHI PAGAVA

I MAGGIORI IMPRENDITORI

Granero: <Ci sono dichiarazioni dell’imputato Roberto Siccardi, degli imprenditori PierSanto Ghigliazza, di Brosito Bogliolo, di Giovanni Damonte, di Angelo Freccero, di Mario Germano, di Mario De Filippi, di Giampiero Sertore, di Giovanni Dossetti, ed altri ancora… . Siccardi incassava e dice ai costruttori che consegnava i soldi al “capo”, cioè a lei…>.

Teardo: <Mai ricevuto somme illecite da nessuno. Sono questioni semmai che riguardano chi incassava, Dossetti e Siccardi…Prendo atto che risultano versamenti in contanti da parte mia su conti correnti e libretti al portatore in corrispondenza alle date dei versamenti ammessi dagli imprenditori…>

ARRIVA DEL GAUDIO

CI SONO I “PIZZINI”

Segue un interrogatorio da parte del giudice Michele Del Gaudio, assistito dal vice brigadiere Luigi Ferrante, dove si parla di una serie di “pizzini”, scritti con la macchina da scrivere sequestrata in casa di Teardo il giorno dell’arresto.

Del Gaudio: <Se i soldi dei costruttori non sono andati a lei, può indicare chi erano i suoi finanziatori?…>

Teardo: <Preferisco non indicare le fonti dei finanziamenti. Né le persone che mi sostenevano. Io non ho mai chiesto soldi. Ma sono state terze persone, anche non socialiste, che hanno ritenuto di finanziarmi perché ero un uomo politico in ascesa. Con proposte di politiche economiche rivoluzionarie per la Liguria. Finanziamenti che non hanno nulla a che vedere con gli appalti pubblici.>.

Del Gaudio elenca poi altre dichiarazioni e tutte le società, ALMENO 14, in cui risulta quale socio occulto il Teardo che <ammetto SOLO la veridicità delle dichiarazioni rese da Angela Casanova e di tutti i singoli dati della sua testimonianza, mi riservo per tutti gli altri addebiti una successiva verifica>.

Del Gaudio: <Riconosce questo assegno di 80 milioni del 2 giugno 1983, rilasciato a sua moglie e girato a Leo Capello…>.

Teardo: <Trattasi della vendita di tre appartamenti della casa di mia moglie a Palo di Sassello acquistati dall’imprenditore Giovanni Nucera di Albenga, collegato al Psi, soldi destinati a finanziare la imminente campagna elettorale, quale candidato al Parlamento. (Ora la potente holding degli eredi Nucera, è socia di Arte, ex Iacp, interessati in una società che ha presentato un progetto di massima per costruire quattro torri nella sede del vecchio ospedale di Albenga, progetto sostenuto a spada tratta dal Psi ingauno e da altri esponenti dell’imprenditoria savonese ndr).

Ancora l’interrogatorio di Teardo: <Ed era il Capello che gestiva il denaro della campagna elettorale…Nego con fermezza le accuse e  le pressioni che sostiene di aver ricevuto Carlo Centi sindaco di Spotorno per l’ex colonia Bresciana ed un terreno dell’Opera Pia Siccardi. E’ vero che ho incontrato Centi  qualche volta, ma ero con Capello e non so se sia stato lui, in mia assenza, a fare certe pressioni, a mia insaputa>.

Del Gaudio: <Come venne in possesso del verbale “segretato” della teste Angela Casanova, da noi interrogata prima del suo arresto?…
Teardo: <Non ricordo e non l’ho nemmeno letto. Anzi cercai di nascondere la valigetta il giorno in cui fui arrestato proprio perché conteneva quella relazione sulla testimonianza della Casanova… E’ vero ho incontrato un certo Rodriguez interessato ai cantieri Baglietto di Varazze…E’ vero ho incontrato Ferdinando Mach di Palmenstein per motivi politici ed elettorali…E’ vero che c’è un mio appunto indirizzato a Gianfranco Sangalli per questioni elettorali…E’ vero l’appunto sull’agenda nera, recante il nome di Pericu, in quanto prof. Pericu di Genova, membro del CTU che aveva presentato le dimissioni ed io l’ho pregato di rimanere, non riesco invece a spiegare perché ho scritto “12,30 Procura SV”. E’ vero che ho fatto una cena elettorale con tale Filippone Francesco, un calabrese, imprenditore a Ceriale...>

TUTTI I VERSAMENTI

IN DENARO CONTANTE

Del Gaudio: <Come mai faceva tanti versamenti di denaro in contanti, anche grosse somme come risulta dai documenti di varie banche…?>.

Teardo: <In gran parte derivano da iscritti e non iscritti al Psi, ed anche finanziamenti ufficiosi dalla sede centrale del Psi che mi riteneva un esponente da privilegiare. Non intendo però aggiungere altro, né approfondire. Questa è la prassi nel partito. Una volta abbiamo ricevuto oblazioni in contanti per 190 milioni>.

Del Gaudio: <C’è un versamento dell’avvocato Mazza, nel giugno 1978, di assegni per 33 milioni….>.

Teardo: <Era una casa che avevo al Santuario  e venduta ad un amico, tramite l’avvocato Mazza che ha anticipato i soldi…>

Del Gaudio: <C’è un assegno di Tomaso Amandola, di 4 milioni e 200 mila del 22 giugno 1980..>.

Teardo: <Ha comprato l’auto usata di mia moglie>.

Del Gaudio: <Ci sono assegni per 12 milioni e 750 mila a suo fratello Sandro…>

Teardo: <Oggetti tipici che io ho comprato a Venezia e per due vacanze in estate, sempre a Venezia>.

Del Gaudio: <E gli assegni all’altro suo fratello Paolo per 28 milioni…>.

Teardo: <Soldi che avevo prestato al nipote Giorgio Buosi e poi restituiti>.

Del Gaudio: <E l’assegno di 9 milioni a favore di Antonio Mirgovi…>

Teardo: <Non ricordo, forse l’acquisto da parte mia di un appartamento a Prato Nevoso, ove Mirgovi era di casa da anni>.

Complessivamente i giudici arriveranno a contabilizzare 19 miliardi 690 milioni 569 mila lire, di cui tre miliardi movimentati da Leo Capello, cassiere del partito e della corrente teardiana.

Luciano Corrado