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Il ginepraio mobilità cittadina

di Nonna Abelarda


Via San Lorenzo, auto incolonnate provenienti da Piazza Saffi

Tutte le volte che si va a toccare qualcosa in quest’ambito, si rischia grosso. Prima di tutto, perché qualsiasi soluzione può lasciare sul campo un’ecatombe, in termini di scontenti e danneggiati. E’ quasi impossibile muoversi per migliorare qualcosa senza peggiorare qualcos’altro. E’ fatale che sia così, in un equilibrio tanto instabile.

Poi, perché qualsiasi tentativo, proposta, cambiamento va a ripercuotersi, in una specie di gioco del domino e appunto a causa dell’equilibrio instabile, su tutta una serie di fattori collaterali strettamente connessi.
Per questo dico che si tratta di un ginepraio, un gomitolo aggrovigliato.

Ma soprattutto, non possiamo e non dobbiamo ignorare il quadro generale.

So che si chiamano in causa esperti, commissioni, responsabili della mobilità. Ma temo che nessuno di questi, per quanto non voglia metterne in dubbio competenza o esperienza, possa avere la bacchetta magica.

Abbiamo visto come un tentativo di variare i flussi di traffico in zona piazza Saffi-Villapiana, realizzato credo con la consulenza di una società esterna di Milano, si sia rivelato controproducente.

Ora  sento parlare di creare una zona pedonale nelle vie storiche di Savona.  Bene, anzi, benissimo, nessuno più favorevole di me: oso addirittura affermare che le prevedibili lamentele dei negozianti non siano da considerare più di tanto. Sarebbero poi loro i primi ad avvalersi di una bella zona di passeggio. Prima o poi lo impareranno, come è avvenuto in tante altre città direi un po’ più mature e meno provinciali della nostra.

Ma le ripercussioni sul traffico delle vie adiacenti? Sono terrorizzata all’idea.

Penso anche solo al classico lunedì di pioggia battente, quando tutti lasciano da parte lo scooter, e qualsiasi studente dall’asilo  in su deve essere necessariamente accompagnato fin sulla soglia dell’edificio scolastico, badando a che non raccatti neanche una goccia d’acqua.

O ai lavori stradali. Ora è il turno del depuratore, ma spesso sono necessari interventi di riparazione o manutenzione che restringono le corsie, per non parlare di opere di allacciamento ai nuovi, tanti, troppissimi edifici di lusso inutilmente in costruzione.

O al primo attracco di più navi da crociera in contemporanea. O a qualche incidente sull’autostrada che costringa a deviazioni di traffico.

Eccetera eccetera eccetera. Gli episodi critici sono tanti e tutt’altro che infrequenti.

Non voglio neppure accennare, per carità di patria, agli ulteriori aggravi di traffico che deriverebbero, che deriveranno poi da tutta l’edilizia in corso o in programma, dal Crescent, dal porticciolo Margonara, dalla zona Orti Folconi e Officine Rialzo.

E’ chiaro che qualsiasi misura o soluzione si intenda adottare, anche localmente, deve tener conto delle previsioni e degli incrementi futuri, non del semplice esame della situazione attuale.

Perciò quando sento parlare di iniziative locali e isolate un po’ mi preoccupo. Certo, magari sono io che non ho chiaro il quadro, o magari la comunicazione sui giornali è parziale, tiene conto del fatto eclatante e non del contesto in cui questo matura. Ma qualche maligno sospetto che a volte si tratti di annunci funzionali a qualcos’altro un po’ mi sorge.

Non voglio comunque discutere sul nulla o pretendere di insegnare il mestiere a chi ne sa o dovrebbe saperne più di me.

Preferisco soffermarmi su alcuni concetti che ho abbastanza chiari in mente, da savonese che vive qui dalla nascita, e da persona fermamente convinta che qualità dell’ambiente e della vita non siano più da considerarsi un lusso o una stramberia per pochi illusi, ma un fattore fondamentale, determinante, per tutti. Da imporre, persino.

Via Torino (quartiere di Villapiana) Foto A. Venturelli

E ne voglio parlare perché, a parte qualche considerazione generale o di principio, vagamente espressa, troppo poco li sento prendere in considerazione da chi di dovere.

Del resto, gli eletti sono anche lo specchio degli elettori (anche se spesso  gli eletti  ci mettono del loro in aggiunta), per cui la prima cosa da sottolineare, a loro parziale giustificazione, è che i savonesi si impegnano molto e a fondo per rendere la situazione impossibile. Appartengono senz’altro in massa alla categoria degli adoratori dell’automobile, odiatori dei vigili, ben diffusa in Italia, mancando spesso di un minimo

di autodisciplina e senso civico, e  considerando diritto acquisito tutto ciò che in realtà peggiora le cose: doppia fila, parcheggio selvaggio, uso indiscriminato e accanito e ossessivo dell’auto, numero di veicoli eccessivo per nucleo familiare.

C’è chi li difende, in questo, anche fra i politici, rivendicando un malinteso senso di libertà, oppure l’impossibilità di fare altrimenti. Lasciando perdere le considerazioni ecologiche, di inquinamento, malattie, di costo e scarsità del petrolio, che per quanto siano fondamentali pare non commuovano i duri cuori insensibili degli automobilofili, posso solo dire che se altrove esistono città dove l’ambiente urbano è migliore, il traffico non è caotico, ci sono ampie zone pedonali e molti  parcheggi a pagamento e limitazioni di traffico, ma nessuno si lamenta, anzi, tutti vedono e traggono i benefici di questa situazione,  vuol dire che si può e anzi si deve fare di meglio.

Però occorre cambiare, un pochino, tutti. Mentalità e abitudini. Cambiare volontariamente e bene per non essere costretti a cambiare forzatamente, e male, in un prossimo futuro. Come diceva qualcuno, mi pare Einstein, i problemi non si risolvono con la stessa mentalità che li ha generati. Mai frase fu più adatta.

Allora, elencherò tutta una serie di cose sgradevoli che non vogliamo mai sentirci anche solo lontanamente accennare. Ma che per me sono imprescindibili, a questo punto.

- non possiamo permetterci tante auto. L’acquisto e l’uso dell’auto andrebbero razionalizzati, anche se ci sono interessi economici dietro. Non possiamo più incentivare il consumismo su questo tema. Non dimentichiamo che anche quelle poco o per nulla utilizzate creano comunque disagio, se non altro con il loro semplice ingombro. Anzi, in qualche modo la loro presenza costante  e immobile è una bruttura funzionale ed estetica per tutto l’ambiente urbano. Che non ce ne possiamo permettere così tante è dimostrato anche dal fatto che in realtà non abbiamo dove metterle e le teniamo tutte in strada. Nelle nostre strette, vecchie strade.

- in città occorrono limitazioni al traffico. No alle auto troppo vecchie, ai furgoni fumogeni, e naturalmente ce l’ho anche con i famigerati e illogici SUV, inquinanti e pericolosi, vero esempio e simbolo (tranne i rari casi in cui servono davvero) di idiozia, arroganza e aggressività contemporanea. Non dovrebbero circolare in centro,  oppure essere soggetti a una forte tassa d’ingresso, come a Londra, perché non dobbiamo scontare tutti l’irresponsabilità altrui. Ogni incidente che li coinvolge, pesanti e massicci come sono, è uno sfracello. Qui a Savona ricordo per esempio un SUV condotto da guidatore inesperto che sbandando su un paracarro fece filotto di un gruppo di motorini parcheggiati accanto ai portici. Per fortuna, e solo per fortuna, senza conseguenze per le persone.

- aumentare a dismisura i parcheggi e le strade non è la soluzione al problema, così come non lo sarebbe far fronte a una sovrappopolazione di conigli costruendo altre conigliere. Anzi è un incentivo a peggiorare le cose: si vede, sperimentalmente, che se ho tre macchine e posto per due, e costruisco spazio per cinque, in brevissimo tempo le macchine diventano dieci e sono daccapo.

- divento maligna: essere più severi nel concedere e rinnovare patenti. Quanti giovani non abbastanza preparati, ma ancor più, in una città vecchia come Savona, quanti anziani dai riflessi lenti, dalle patologie a rischio, sono lasciati circolare in nome del dio auto? Non dico che un ottantenne non possa guidare benissimo, o che glielo si debba proibire a priori, dico solo di controllarlo un po’ meglio, a prevenire incidenti futuri, pericolosi, e lo dicono le statistiche, tanto quanto quelli di chi guida sotto alcol o stupefacenti. 

 

Naturalmente tutto quanto sopra sarebbe un’inutile cattiveria punitiva se non fosse abbinato a una rete di trasporti pubblici  veramente efficiente, a un sistema di minibus a chiamata o di auto a noleggio, con guidatore o senza, a prezzi ragionevoli, a ipotesi di car sharing e così via.

 

Ci vorrebbe coraggio, un po’ di buona volontà da parte di tutti, e rimboccarsi le maniche, per migliorare la città. Cominciando dalle piccole cose: oggi faccio una passeggiata, prendo la bici, il mezzo pubblico, oggi divido l’auto con un’altra persona invece di viaggiare separatamente, ma anche: oggi firmiamo una petizione nel quartiere per avere un autobus in più.

Così, passo dopo passo.

Certo, non per scoraggiare e scoraggiarmi, ma di fronte alla fisionomia che vogliono dare alla nostra città nel prossimo futuro, molti di questi discorsi sembrano saltare, come una faticosa partita a scacchi dove, ogni volta che hai fatto un passettino promettente, subito arriva la torre (letteralmente) a schiantarti la pedine. Tutto questo rovesciarsi di edilizia inutile rischia di vanificare qualsiasi tentativo flebile di città vivibile, anche benintenzionato.

E poi continuiamo a non capire il nocciolo del problema: leggevo un’intervista all’assessore Di Tullio, tempo fa, dove diceva anche cose giuste e condivisibili sulla sosta in doppia fila o altre cattive abitudini. Ma a un certo punto mi ha fatta sobbalzare, perché parlando del problema dei parcheggi esprimeva disappunto sul fatto che i suoi inviti agli imprenditori a costruire box vanno disattesi.

Per carità, i box no! Non servono a niente, sono dannosi. Bisognerebbe anzi smettere di costruirne. Servirebbero parcheggi, sotterranei, coperti, nei cortili (che ne è del progetto di ristrutturare i cortili ottocenteschi?) , posti condominiali o in affitto a buon mercato, ma non “casette” per le auto, dotate magari di tutti i comfort!

Non solo incentivano il cemento orribile e aumentano gli spazi occupati, ma per la maggior parte, dati i prezzi, vanno invenduti o sono accaparrati da speculatori.

Lo so che per un imprenditore non è conveniente costruire parcheggi, che i box invece rappresentano un affare, ma è un affare aberrante, e lo vediamo. Continuiamo ad avere box mezzi vuoti, e strade piene.

 

Perché non ce li possiamo permettere. Perché, appunto, come dicevo sopra, in realtà non ci possiamo neppure permettere tutte queste auto. Da nessun punto di vista, né economico, né tanto meno ambientale. E questo dovrebbe essere un inevitabile punto di partenza per qualsiasi importante, auspicabile cambiamento di rotta.

 

 Nonna Abelarda