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LE MERAVIGLIOSE DONNE DELL’UDI CHIAVELLA

di Sergio Giuliani

 


 

Da anni sono loro ospite,ospite del loro clima amicale e mi pare giunta l’ora che, in tanto aridume, si parli di persone  che si ritrovano insieme a condividere valori che vengono da lontano e vanno, andranno molto lontano.

Figlie di “quella” fede nella giustizia, nella chiarezza del fare politico, nell’onestà e nell’uguaglianza, hanno attraversato anni certo scomodi, dove tante cose non sono andate come loro avrebbero voluto.
Eppure eccole a testimoniare, ad ogni occasione, pronte a muoversi per un anniversario, contro qualcosa che non garba  con la stessa inossidata ed inossidabile energia.

Energia che è bontà, dolcezza, amicizia, solidarietà sincera fra di loro e per gli altri.

Questa realtà, forte e silente, vive in una sede presso la chiesa dei “leoni”. Vive di reciproco affetto e di una attenzione vigile e retta alle cose della politica e dell’amministrazione civica. Sanno che la loro causa è giusta e non conoscono dubbi o fughe dall’impegno, gravoso perché non sono certo moltissime.

Ci sono pertanto dei felici “margini” della vita politica savonese che neppure si sospetterebbero, discreti come sono, dove è bello essere accolti e che è bello conoscere. Invito tutti ad esplorare questo “territorio” dove il tempo pare essersi fermato senza sciupare e smarginare gli ideali che nacquero nella Resistenza e che si concretarono nella Costituzione, una sessantenne quanto mai in gamba e nuova.

Una delle loro iniziative sono dei corsi su argomenti sociali “pesanti” (ma non mancano neppure le occasioni di gaia evasione) che autoorganizzano e di cui sopportano l’onere e ad uno di questi sono stato di recente invitato perché riguardava la scuola, solo argomento di cui mi sento davvero “esperto” per averla attraversata sessant’anni e mi sarebbe piaciuto che Moratti e Fioroni avessero sentito le loro considerazioni: si capiva la scuola molto meglio lì che in tante stanze di ministero.

“Dalla scuola di pochi alla scuola per tutti” era il tema. Già nella scelta si sentiva un rammarico tutto da decifrare e da capire; perché un cammino socialmente giusto e democratico ha dato frutti non sempre maturi? Che cosa è successo per azzoppare un processo giusto e irrefrenabile come il dilagare della democrazia?

Dalla discussione è apparsa chiara l’importanza del cammino compiuto: bene o male, la scuola non è più un collegio o qualcosa da “Cuore” di De Amicis. Senza troppe comprensioni dalla politica (anche quella, per tanti e tanti anni, d’opposizione) essa si è rinnovata puntando spesso sulle sole sue forze. I quadri docenti e i lavoratori dell’istruzione hanno capito il vertiginoso mutamento del vivere sociale ed hanno di continuo ridato dignità al proprio mestiere modificando contenuti, ascolto dei giovani ed impatto con la disciplina da insegnare.

Certo; non è bastato. Ma non sarebbe stato possibile guidare altrimenti un processo di vera e propria “invasione” per cui il mondo politico ha sempre dimostrato una comprensione di secondo ordine ed a cui sono venute a mancare le necessarie risorse (è pur vero che siamo un paese povero di energetici e con un euro assai apprezzato sul dollaro e coi cinesi non solo nei ristoranti a pagoda, ma a concorrere sui mercati) e la più necessaria ancora preparazione del personale. Per esempio, un Istituto tecnico ha bisogno di parecchi fondi (che non ci sono più!) per attrezzarsi almeno sufficientemente, stanti i fulminei progressi di scienza e di tecnica: solo se messo in condizione, creerebbe valore di preparazione che fertilizzerebbe il mercato del lavoro.

E ancora: come è possibile, ministro Mussi, che funzionino Università come La Sapienza che hanno duecentomila (!!!!) iscritti? Cosa succederebbe se un giorno si presentassero tutti “a lezione”?

Detto pur questo e capiti sconsolatamente i gravi problemi in cui si lascia bollire a fuoco lento la scuola pubblica (adesso si comincerebbe persino a chiedere servizi alla privata,addirittura pagandola!), il processo di scolarizzazione e di acculturazione per tutti è, piaccia o no, irreversibile. Mandi pure Berlusconi, e non solo lui, i figli e i nipoti alle scuole steineriane: per noi, per le attente ed impegnate donne della Chiavella, le posizioni e le idee sono ben chiare e decise: non smetteremo mai di chiedere alla classe politica di farsi carico, una buona volta, e davvero, del problema, che è il problema per eccellenza,dell’istruzione e dell’avvio alla prassi democratica dei giovani. Al tempo stesso,le signore dell’Udi sanno che non ci sono diritti senza corrispettivi doveri e che la scuola ha bisogno di serietà, di qualificazione, di mezzi e di presenza democratica e continua.

Grazie, Marina e le altre!

 Sergio Giuliani