TRUCIOLI SAVONESI
spazio di riflessione per Savona e dintorni

IL LUPO PERDE IL PELO MA NON IL VIZIO

ANCHE CERTI AGNELLI PERDONO IL PELO MA NON IL VIZIO

Stiamo correndo verso le elezioni che vedranno rinnovati il governo nazionale e le amministrazioni

di tanti comuni, compreso Ceriale/SV.

E ci scorrono davanti le solite posizioni intellettuali, le solite convinzioni, i soliti propositi, di tutti i

soliti corridori, lupi, lupetti, pecore, agnelli ed agnellini.

Mi sale alla gola un appello che non posso proprio più trattenere né tenere chiuso dentro, restando

come sempre ad ascoltare e semmai a lavorare dietro le quinte, tessendo una tela che i soliti, per

niente ignoti, col paraocchi, poi pensano a disfare.

Oggi vediamo, sia a Roma, sia a Ceriale (ove ho vissuto direttamente un’esperienza da incubo), che

i cittadini vengono puntualmente bersagliati da invocazioni di questa o quella corrente politica che

attribuisce a chi i meriti e a chi i demeriti.

Credo di sapere perché si torna alle urne per eleggere il parlamento nazionale (questo, di

centrosinistra, come tutti sanno caduto a seguito del modo di fare e pensare dell’On. Mastella).

E so bene perché a Ceriale/SV si è giunti alla caduta del Consiglio Comunale (questo, di

centrodestra, caduto nel settembre 2007).

A Ceriale non se ne poteva più del modo di governare dell’Amministrazione Comunale, che

prendeva decisioni quasi che gli elettori avessero consegnato agli eletti lo scettro del comando e

fossero supini – al di là delle promesse ricevute in campagna elettorale - ad ogni pretesa, ad ogni

imposizione, ad ogni prevaricazione decisa dalla Casta.

Perché anche a Ceriale c’è chi, subito, appena insediato, ha cambiato le regole del gioco per non

rischiare mai più di essere in parità o addirittura in minoranza ad ogni votazione (a cominciare dalle

Commissioni permanenti), se non per l’astensione di un suo uomo di fiducia.

Ceriale, anzi la sua Giunta, giunse addirittura a forzare il modo di interpretare articoli di

Regolamenti e Norme, sia quelle etiche, non scritte, che detta la coscienza, sia quelle scritte.

Ceriale giunse addirittura a far ammettere dal Consulente Legale del momento che una certa norma,

giacché il sindaco così voleva interpretarla, era giusto che così venisse interpretata.

Ceriale, ovvero la sua Giunta, era arrivata a non sottoporre più all’attenzione delle Commissioni

permanenti (istituite come da Statuto e Regolamento del Consiglio Comunale di Ceriale) argomenti

che finivano sul tavolo del Consiglio Comunale, concedendo alle opposizioni, per la valutazione

degli stessi, tempi ormai talmente ristretti prima della trattazione e votazione, da impedire

qualsivoglia puntuale ragionamento e presa di coscienza sul tema.

Ceriale e la sua segreteria comunale erano giunti a non rispecchiare sempre la verità nei verbali

scritti, anzi ad interpretare, a volte in maniera chiaramente strumentale e contraria ai fatti, ciò che si

era andati a trattare, a dire, a registrare sui supporti audio… Ceriale, o chi per la sua giunta, era

arrivata a far sì che il registratore, in talune occasioni, non avesse funzionato a dovere e non avesse

quindi registrato chi aveva parlato e ciò che aveva detto (salvo poi scoprire che funzionari non

presenti in sala consigliare al momento della trattazione sapevano bene chi aveva parlato e cosa

aveva detto, e su ciò esprimevano “battute” che solo per amor di pace non sortivano querele).

Ceriale ha visto il suo Sindaco richiamare più volte all’ordine un po’ tutti gli oppositori,

minacciandoli spesso di querela. Cosa che non ebbe mai seguito: si sarebbe tirato la zappa sui piedi!

Ceriale ha però visto anche oppositori fermi e risoluti; uno, in particolare, che non solo non è stato

mai possibile querelare (semmai deridere, per la sua ostinazione contro i mulini a vento) ma che,

addirittura, si permise di costringere la Giunta a ritirare più d’un punto all’ordine del giorno; si

permise di costringere la Giunta a riportare in Commissione la trattazione di Regolamenti Comunali

che non solo non rispettavano un’equa ripartizione dei diritti e dei doveri di ciascun destinatario,

bensì pretendevano addirittura di stravolgere Leggi e Norme emanate dallo Stato; si permise anche,

e a ragione, di richiamare all’ordine quel Sindaco.

Basta mettere le mani sugli archivi cartacei ed audio del Comune per risalire a ciò.

Quanto a Roma, là la tensione era talmente forte che gli scricchiolii devono essere stati sentiti anche

tra le pareti di casa di tutti i cittadini, dalla Valle d’Aosta alla Sicilia, ed in particolare da coloro che

sono particolarmente sensibili a ciò che si stava portando avanti, pur con estrema fatica, tra i

marosi, navigando in continua apprensione fra scogli e secche.

A Roma si stava lavorando per il cambio di una legge elettorale che consente, in Parlamento, cosa

che non è ammessa né in Comune né in Provincia né in Regione, di candidare chi – condannato con

sentenza penale passata in giudicato – si adopera poi per modificare a proprio uso e consumo le

Leggi dello Stato.

A Roma si stava lavorando perché venisse ripristinato quell’insieme di articoli che garantiscono a

tutte le imprese pari dignità, un gioco leale (fatto di inventiva, di buona volontà, di consorzi tra

lavoratori e datori di lavoro nel tentativo di raggiungere obiettivi condivisi) senza lasciare spazio ai

“furbetti del quartierino”. Come quelli, per esempio, che giocano col falso in bilancio, falsano così

lo stesso gioco e prevaricano sugli altri.

A Roma si stava lavorando perché un certo tipo di destra e un certo tipo di candidati (ce n’è

qualcuno anche a sinistra ed in centro) non avessero più un futuro da spartirsi in sfregio agli italiani.

A Roma si stava lavorando per evitare che il despota di turno, colui che dietro promesse allettanti

agli italiani già dimostrò di profittare della posizione raggiunta per poi mirare più in alto (Presidente

con poteri quali quelli dei vari Bush in grado di decidere “guerre preventive”) non potesse arrivare

così in alto da garantire l’immunità parlamentare per sé e per i suoi.

E’ su questo che voglio che gli italiani ragionino. E, con loro, nel piccolo di Comuni come Ceriale,

anche tutti i cittadini chiamati a rinnovare le loro amministrazioni comunali.

E’ su tutto questo che voglio che oggi, tutti noi italiani, ci si soffermi. A ragionare ed a chiederci se

ci conviene davvero dimostrarci tanto ciechi e stolti da non comprendere che è giunta l’ora di

camminare tutti uniti, come un tempo fecero i nostri nonni e padri partigiani disposti a giocarsi

tutto, pur di non lasciare il passo all’invasore.

Capisco bene l’amor proprio di ognuno di noi, che militiamo in questo o quel movimento, in questo

o quel partito. Tra noi c’è chi è contro ogni guerra, sempre ed in ogni caso, finché non veniamo noi

attaccati o comunque costretti davvero a difenderci. Tra noi c’è chi è contro gli inceneritori e i

termovalorizzatori e chi invece è disposto a tollerarli a talune condizioni. Tra noi c’è chi è contro la

Legge Biagi od ogni forma che consenta di non rispettare la dignità di lavoratori e famiglie che

contano su una, seppur piccola, busta paga (anche al di sotto dei 1000 euro) per poter sperare in un

futuro. Tra noi c’è chi vorrebbe un mondo di serenità, di partecipazione democratica e di ascolto sia

di chi può sia di chi non può.

Ma tutti noi, pur tra le cento differenti posizioni, oggi dobbiamo impegnarci per evitare che al

governo, nazionale e locale, vada chi ha già ampiamente dimostrato di non provare rispetto per tutti

i cittadini, indistintamente, e per tutti i loro pensieri, desideri e preghiere. Preghiere come questa,

che io stesso mi sento di rivolgere a tutti i cittadini ed in particolare a tutti i segretari di partito, di

ogni ordine e grado, che come me sentono il pericolo dell’irreparabile aleggiare nell’aria, affinché

non si disperdano i voti utili a sconfiggere una destra, quella attuale, che non merita l’appoggio di

nessuno.

Ora è davvero opportuno che ci si unisca tutti per evitare che certi personaggi possano ritornare al

potere col fine di proseguire i loro intrallazzi e chissà quali altre guerre rincorrere.

Poi, una volta dimostrata la volontà della Nazione (che, come recita la nostra bellissima

Costituzione, è fondata sul lavoro), e non solo di un Comune (nel suo piccolo, pure,

importantissimo), si potrà nuovamente procedere con i propri distinguo, se così verrà ritenuto giusto

e conveniente.

Concludo.

Non è castrandosi che si fa un dispetto alla moglie, in questo caso ai propri compagni di lotta,

quando in gioco c’é un fine comune tanto importante.

 

Michele Lenzi – Ceriale – SV - Un italiano, orgoglioso di appartenere ad una terra, l’Italia, per la

quale è disposto giocarsi anche tutto, pur di difenderne la cultura di legalità e ingegno.