23 Febbraio 2008  LA STAMPA

Ecco come il Comune
si è assicurato lo stabile
della Banca d’Italia

La prima lettera, di una copiosa corrispondenza tra il Comune di Savona e la Banca Nazionale del Regno, per l’istituzione di una succursale in città, porta la data del 7 febbraio 1856. Il Comune di Savona, venuto a conoscenza che il governo sabaudo s’impegnava ad istituire una terza filiale dell’Istituto Bancario, si propose immediatamente come futura sede cittadina. Nella nota trasmessa dal Comune di Savona così si leggeva: «La città conta 19 mila abitanti. E’sede di numerosi uffici pubblici tra cui la Dogana che ha un introito superiore al milione di lire. Ha un florido commercio terrestre e marittimo tramezzo alle due riviere e in diretta comunicazione con la capitale sabauda e le sue più floride province quali Cuneo, Acqui, Alessandria, Mondovì, Fossano. Ottime relazioni con la Sardegna, Nizza, Marsiglia, Tolone e le Americhe».
Il primo tentativo però non ebbe alcun successo. Fu allora che la Giunta comunale si rivolse al concittadino più rappresentativo del momento: Paolo Boselli, all’epoca professore di Economia Politica a Venezia, poi negli anni successivi deputato, senatore più volte ministro del Regno e Capo del Governo.
La risposta di Paolo Boselli non tardò ad arrivare. La lettera datata 24 dicembre 1863 suggeriva alla Giunta savonese di riprendere i contatti con la Banca( che già chiamava Banca d’Italia) richiamando in proposito «che il vantaggio della Banca medesima e quello del commercio savonese possono reciprocamente determinare». Dopo soli quattro mesi il Consiglio superiore della Banca rendeva noto che l’istanza di Savona veniva accolta favorevolmente. Il 7 luglio 1864, tra il municipio di Savona e la Direzione Generale della banca nazionale del Regno, veniva stipulato l’atto di concessione gratuita di un locale ubicato al terzo piano del palazzo Gavotti.
Nel 1869 vista la precarietà dei locali, la Giunta comunale incaricava il Sindaco, affinchè con la Banca desse inizio ad una trattativa per la costruzione di un fabbricato su terreno ceduto gratuitamente dal Comune. La convenzione venne stipulata il 5 aprile 1870 e prevedeva la cessione gratuita del terreno delimitato a nord da piazza Paleocapa (ora Piazza Mameli), a est da via Niella a sud da via Pertinace (ora via Astengo) e a ovest da via Montenotte, compresa la somma di 20 mila lire per concorrere alla spesa di costruzione dello stabile.
Il Comune, particolarmente lungimirante, poneva nell’occasione la stipula che nel caso la Banca fosse venuta a cessare, l’edificio sarebbe divenuto di proprietà comunale, con il pagamento dei soli 4/5 della spesa sostenuta per la sua realizzazione. I lavori terminarono nel 1874 con una spesa complessiva di 172 mila lire.
Per vedere la prima modifica al fabbricato si deve attendere il 1937 con la realizzazione di un balcone in granito posto al primo piano della facciata lato piazza Mameli. Era l’epoca dei balconi a servizio di ogni edificio pubblico. Nel 1948 il fabbricato venne completamente sventrato e ricostruito, sopraelevato di un piano e allungato lateralmente da due corpi sino alla via Astengo. Gli ultimi lavori di ristrutturazione risalgono al 1989 con l’accorpamento dei locali del primo piano e i lavori di adeguamento per la sicurezza antincendio.