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Alieni, politici, democrazia e piattaforme

di Nonna Abelarda

 

Giovedì 7 febbraio, ore 21,  consiglio comunale a Vado. Si trattava di fare un primo bilancio e discussione del dopo consultazione. In ballo c'era anche il cambio di maggioranza con l’ingresso del gruppo Bovero,  che ha consentito alla giunta di rimanere a galla dopo l'uscita dei "dissidenti", e sostituzione del dimissionario, per motivi personali, Pozzi con il primo dei non eletti Calandria

Serata calda, per essere in febbraio. In tutti i sensi.

Quale fosse il clima lo si è capito dal fatto che un folto gruppetto di persone predisponeva striscioni anti-piattaforma appena fuori dall'ingresso dell'edificio in cui si trova la sala consiliare.

Molti vadesi in effetti erano lì a ricordare che la volontà della popolazione, così chiaramente espressa, non andrebbe ignorata.

Prima polemica, uno spettatore fa notare come in sala le sedie previste per il pubblico siano meno del doppio di quelle per i consiglieri, e tutte addossate in un angolino. Un segnale simbolico di come fosse intesa la politica e di come i cittadini non la vogliano più intendere. Moltissimi devono stare in piedi o accalcarsi fuori, dove per la verità erano stati  giustamente previsti altoparlanti.

Chi frequenta i consigli comunali savonesi vede una faccia nota: Lucia Bacciu, infatti,  oltre che Assessore ai Servizi Sociali per il comune di Savona è anche segretario comunale a Vado. Pare che questo dualismo sia perfettamente legittimo e ammesso. Quante cose non so! E’ istruttivo frequentare questi ambienti. Istruttivo e democratico.

E’ presente anche il segretario provinciale.

Entra un personaggio anziano, si volta verso le prime file puntando il dito e a mo’ di saluto minaccia: non mi faccio intimorire! Neanche avesse di fronte squadracce armate di manganello anziché semplici cittadini venuti a esercitare il proprio diritto. E' Bovero. Cominciamo bene.

 

Bovero, Giacobbe
e Peluffo

Poco dopo, al primo rumoreggiare in seguito al suo discorso di insediamento come Assessore all'Urbanistica e Patrimonio, discorso, a dire il vero, un tantinello retorico e provocatorio, gratifica il pubblico vociante con l'appellativo di "pagliacci". Ne riceve, ahimè, una salva di epiteti in cambio, insieme con riferimenti ai suoi cambi di poltrona durante i lunghi anni di militanza politica.

Si sente anche mormorare in sala un paragone con l'ex ministro della giustizia, seguito da risate. Prima sospensione della seduta. Ve ne saranno altre, e le forze dell’ordine faranno spesso la spola con l'esterno per individuare i disturbatori.

A dir la verità, nessun altro del consiglio ha moti di insofferenza, irritazione o nervosismo nei confronti della sala. Tutti calmi e composti, specie il Sindaco che ha saldezza di nervi a dir poco extraterrestre, si attiene ai regolamenti, che ricorda ai presenti, minaccia pacatamente le conseguenze che rischiano i disturbatori, anche fuori la sala, ma tollera sporadiche voci e applausi agli interventi che il pubblico approva. Insomma, ha l’intelligenza di non cercare e di sedare subito lo scontro o la provocazione.

Nel suo piccolo, il Comune di Vado appare un laboratorio dei fermenti che percorrono di questi tempi la nazione e la società, uno specchio perfetto e quasi simbolico: fermenti crescenti, vivaci e imprevedibili, non sempre positivi e certo non innocui, ma comunque segnali vari, che arrivano da tutte le parti, e che indicano come ci si trovi in un’epoca di cambiamenti vertiginosi. A far da spettatori “attivi”,  cittadini sempre più consapevoli e informati, molto delusi dalla politica in genere ma spesso ansiosi di riavere parte in essa, soprattutto per le decisioni sospese sulle loro teste. Da una parte, il vecchio modo di far politica, rappresentato da Bovero: aura istituzionale, toni retorici e astratti, distacco abissale. Poi, la politica attuale, molto più autoreferenziale, granitica, priva persino di quel pudore che spingeva a fingersi, almeno, rappresentanti e interpreti dei voleri dei cittadini: no, ci avete eletti, ora spetta a noi prendere le decisioni, anche se impopolari, e completare il nostro programma. Punto. Il resto è mancia, consultazione popolare compresa.  Peccato che – e lo si sarebbe dovuto far notare all’assessore Carelli – la voce del questionario che proponeva di lasciare le decisioni agli enti preposti sia stata la meno votata in assoluto.

Le discussioni si fanno in politica e in politichese, per cui, al di là del rispetto incontestabile che si deve all’appassionato impegno della Guelfi e della sua lista civica, (non più risibile e riducibile a patetico ambientalismo, dopo i sonori risultati) , è tutto un insinuare sulle presunte nascoste motivazioni dei “dissidenti” e sulla loro mancanza di coerenza. Come se solo quell’argomento contasse. Posizioni più sfumate e caute per il sindaco.

Da parte degli oppositori, invece, Illarcio, Guelfi  e Caviglia (e credetemi, mi sforzo di essere obiettiva in proposito), interventi chiari, comprensibili, che riportano fatti, circostanze, obiezioni concrete, brani di dichiarazioni lette sui giornali. Quello che i presenti avrebbero voluto dire, e infatti gli applausi non sono solo di approvazione o peggio di claque, ma proprio liberatori.  Poi i riferimenti agli appellativi ricevuti, su stampa e volantini: lo “sfascio”, i “terroristi”, gli “ecologisti”, quelli del “no”.


Illarcio e la Guelfi

Ed è proprio quello che ho riscontrato, nelle mie frequentazioni di discussioni politiche e forum. Si parla sempre per slogan, per luoghi comuni e per pregiudizio, rifiutando accuratamente di entrare nel merito delle questioni, portando avanti il teatrino destra-sinistra che ormai non convince più, ridotto al rango di repertorio di trucchetti da prestigiatore di terza categoria.

Infatti in generale è una tattica che funziona sempre meno: li spiazza chi non possono bollare in base a una appartenenza politica precisa, li spiazza chi porta pazientemente dati e argomenti logici condivisibili dalle persone “comuni”, chi parla – e non a caso se ne parlava -  di democrazia diretta e partecipata, su cui l’etichetta, l’ennesima etichetta, di  “antipolitica” scivola via come acqua.

A parte la Guelfi, sempre appassionata e puntuale,  si fa notare  Illarcio, con interventi precisi e appropriati. Sostiene l’inammissibilità e la scorrettezza del cambio di giunta in corsa, un tradimento del volere popolare con l’elezione diretta del primo cittadino,  attuato coinvolgendo l’ex-rivale nella candidatura a sindaco, che aveva condotto una campagna su programmi ben diversi e anche con attacchi pesanti all’avversario. Si chiede, e si aspetta di sapere, su quale base di programmi comuni e modificati ciò potrà avvenire.

Il Sindaco ribatte che sono obiezioni non rilevanti e che esiste già uno strumento, la sfiducia. Perché non l’hanno attuato? La Guelfi gli fa notare amaramente che lo sa benissimo: non l’hanno attuato perché non hanno i numeri.

Viene citato il fatto, risaputo in questi giorni, che Maersk sta riducendo gli organici, in nome della competitività, licenziando in tutto il mondo o sostituendo i marittimi danesi con stranieri. E perché dovrebbe invece assumere a Vado, quando ha personale in esubero da spostare? Nessuna risposta arriva dalla maggioranza.

Né vi sono risposte sul balletto dei progetti e dei metri quadri: poco più di 100000 nel vecchio progetto osteggiato da Peluffo allora sindaco, 243000, ridotti forse, bontà loro, a 211000, in questo nuovo progetto di cui lo stesso Peluffo ora in Provincia è inopinatamente  entusiasta.

L’assessore Carelli  fa la vittima che non teme impopolarità  ma vuole completare il programma, accusa velatamente di voltafaccia i dissidenti, dice che tutto era stato già deciso e condiviso prima. Poi pronuncia alcune perle mettendo nel mucchio tutte le industrie e persino le carrozzerie, come inquinanti. Rivendica la propria coerenza: peccato che un brano di una vecchia intervista al Secolo XIX, letto subito dagli oppositori, lo smentisca, visto che vi esprimeva più di una perplessità alla piattaforma. E non sarà l’unico brano, da giornali o da verbali di sedute precedenti, a smentire clamorosamente i discorsi presenti. Incolore l'intervento Fortunato Raffa (Insieme per Vado con l’Ulivo) che si limita a sposare la causa canavesiana del "solo meno di 50% hanno votato, quindi i contrari sono solo il 30% in tutto". Al che il puntuale Caviglia  gli fa notare che allora i favorevoli, secondo lo stesso ragionamento, sarebbero il 12%. I dati, letti dalla Bacciu e accolti da boati, sono inequivocabili.

Alla fine il Sindaco fa un lungo e pacato intervento, guardando negli occhi il pubblico (mamma mia, altro che Clint Eastwood! Tra l'altro, l'unico in sala che vada a braccio e non legga) in cui spiega di essere fra due fuochi, che esistono impegni già presi con vari enti, politici e non, che non riguardano solo i vadesi, per cui la consultazione non era un referendum decisionale;  e che è tutto collegato, rispetto a riqualificazione urbana, spostamento o copertura carbone, ecc.

Al che la parola "ricatto" serpeggia chiaramente in sala. Non si sa da parte di chi, ma comunque la pressione a collegare tutto è evidente. Una vecchia storia, mica solo a Vado. Man mano che si snodano gli interventi, fra il pubblico, deluso, disorientato e smarrito, specie gli anziani, prevale la domanda: ma allora, che abbiamo votato a fare? A cosa serve la consultazione, se tanto vanno avanti comunque? Benvenuti nel mondo reale, nel mondo di chi comincia a capire che è pura illusione cercare di inchiodare i politici alle loro responsabilità con gli elettori, o minacciare di non rieleggerli, visto che in varie occasioni si è constatato ormai come il sistema offra posizioni adeguate, comunque, a chi ne fa parte, anche se trombato o dimissionario, purché leale agli scopi prefissi. Un sistema sempre più duro da scalfire, per quanto montino consapevolezza popolare e civile insofferenza.

Al termine di questo discorso inconcludente, senza che vi sia stato tempo e possibilità di entrare nel merito, la seduta è conclusa.

Facendo infuriare la Guelfi. A suo dire, spiega a voce alta al pubblico, il Sindaco è stato scorretto, in quanto doveva tenere un discorso programmatico all'inizio, per poterlo discutere, e non alla fine, quando per legge non si può più ribattere.

Al grido scandito di "di-mis-sio-ni" il pubblico esce dalla sala, e più tardi escono anche i consiglieri, alcuni fra gli applausi, altri fra due ali di forze dell'ordine a proteggerli dalla protesta, peraltro civilissima.

Tutto rimandato alla prossima puntata, a quanto pare.

Peccato che ci fossero pochi giovani, e l'unica giovanissima presente fosse con Bovero, forse sua figlia o nipote. Bell'idea si farà della politica.

PS L'articolo è stato scritto precedentemente alla notizia (a cui è stato dato grandissimo risalto dalla stampa locale)  dei danni  subiti dall' auto dell' Assessore Bovero

 Nonna Abelarda