TRUCIOLI SAVONESI
spazio di riflessione per Savona e dintorni

FOGLI MOBILI

La rubrica di Gloria Bardi

    

SENTENZA SULLA LEGGE-VERGOGNA

 

"Illegittime per eccesso di potere": questa nero su bianco la condanna con cui il TAR del Lazio ha annullato una parte essenziale delle Linee Guida della famigerata Legge 40, sollevando nel contempo la questione di legittimità su alcuni articoli in contrasto con la Costituzione.

Non mi risulta che questa notizia abbia avuto rilevanza da parte dei media, forse troppo presi dai teatrini politici o dagli scoop biotecnologici, tipo l'autofecondazione femminile e simili.

Insomma, avevamo visto giusto noi detrattori morali della legge 40 ed è scandaloso e allarmante constatare come i politici siano riusciti a non accorgersi della cosa e la legge l'abbiano votata o non troppo decisamente osteggiata.

Non cesserò di attribuire ai capziosi e disorientanti 4 quesiti voluti dai DS la responsabilità, in larga parte, della debacle referendaria: non cesserò di ritenere che la cosa sia avvenuta a ragion veduta.

Del resto, che dire dell'operato della Ministra Turco? Le linee guida sono scadute il 4 agosto del 2007 e non sono state aggiornate, come era doveroso fare subito secondo prescrizione di Legge e sensibilità etica, nella considerazione di tutti coloro che stanno attendendo per accedere alle pratiche e in modo particolare  portatori di malattie genetiche, esclusi al presente dalla genitorialità.

Ma forse i rapporti con il Vaticano, specie in vista di elezioni, sono prioritari?

Cosa ce ne facciamo di politici che non hanno il senso etico e giuridico della Costituzione?

Cosa ce ne facciamo di politici incapaci di capire? Privi di senso della laicità? Incapaci di rivelarsi all'altezza delle situazioni su cui decidono?

 

Ma veniamo alla sentenza:

la parte annullata delle Linee Guida -che per la prima volta risultano prescrittive e non orientative per la prassi medica-, riguarda il divieto di analisi preimpianto dell'embrione, se non di tipo meramente osservazionale. In soldoni: non è possibile verificare in modo attendibile la salute genetica dell'embrione, per non metterne a rischio la vita. Si noti che anche l'ormai diffusa amniocentesi comporta un rischio abortivo e che comunque, in caso di problemi, permane la possibilità di ricorrere ad aborto terapeutico, una volta operato l'impianto.

Ma i giudici hanno rilevato la contraddizione all'interno della stessa legge 40 che non contiene il tipo di restrizione presente nelle linee guida.

Nemmeno capaci a scrivere le leggi, per fortuna!!!

La restrizione presenta evidenti aspetti di sadismo e porta con sé l'esclusione di quelle coppie che, in quanto affette da malattie genetiche, sono talmente responsabili da non procreare se non tramite FIVET, proprio in ragione dell'analisi pre-impianto, che accerti la qualità della vita di chi chiamano al mondo.

E non si sventoli disonestamente la bandiera dell'eugenetica perché un conto è voler figli biondi con gli occhi azzurri e un altro è voler evitare sofferenza a chi si presenta ad alto rischio.

Finché non esisteva una tecnologia idonea, la questione non si poneva ma quando essa esiste, si è responsabili del fatto di rinunciarvi e costringere altri alla rinuncia, col risultato che essere geneticamente malati in Italia comporta una grave limitazione di capacità in più rispetto ad altri paesi.

 

E' stata inoltre sollevata la questione di legittimità costituzionale dell'art. 14, commi 2 e 3, ovvero dove si prevede per il medico la possibilità di produrre un numero di embioni non superiore a 3 e l'obbligo di impianto contemporaneo. Tali prescrizioni risulterebbero infatti contraddittorie con gli articoli 3 e 32 della Costituzione.

Leggiamoli:

Art. 3.

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

 

Art. 32.

La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.

Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.

 

 

La standardizzazione di una pratica di impianto non tiene infatti conto delle maggiori o minori predisposizioni riproduttive della ricevente (dal mancato impianto di tutti e tre alla gravidanza trigemellare),  invece di orientare la medicina sulla conoscenza della singola paziente e la personalizzazione delle pratiche.  

 

Scrive l'avvocata Filomena Gallo, che ha sostenuto la causa davanti al TAR: "Tutto ciò in attesa di un Governo che si decida di rappresentare tutti i cittadini: buoni e cattivi, credenti e non, malati e sani senza alcuna forma di discriminazione...Il giorno che decisi di studiare Giurisprudenza, per diventare avvocato, mai e poi mai avrei ipotizzato che potessero essere emanate norme da cui i cittadini dovessero difendersi, nessun docente ci ha mai insegnato che le leggi e i codici andassero letti in combinato con testi religiosi. "

 

Ora -mi sento di aggiungere forse, ripetendomi-: che l'annullamento venga da un tribunale è una soddisfazione per chi ha creduto nella giustizia ma una sconfitta vergognosa per i politici che non hanno saputo prevenire la sentenza.

Tutto scorre però e il teatrino della politica, tanto caro ai mass media, continuerà senza risentimenti.

 

 

GLORIA BARDI