L'ombra del racket
edilizia nel mirino
Attentato ai danni di un'impresa, il terzo in dieci giorni. Distrutti tre camion
IL SECOLOXIX
L'INQUIETUDINE cresce tra gli operatori edili. In soli dieci giorni si sono registrati tre attentati incendiari. Tutti sono stati rivolti ad aziende che operano nel settore delle costruzioni, da sempre uno dei più agguerriti in termini di concorrenza, vuoi per gli appalti, vuoi per le concessioni ottenute. Due in particolare hanno riguardato aziende per la lavorazione e commercializzazione di calcestruzzi, impegnate in grandi e piccole opere, non ultimi i cantieri per la costruzione di infrastrutture pubbliche. Leggasi pure Ferrovial. Non fosse altro che per una questione di numeri, a chiunque verrebbe da ipotizzare, sospettare, che c'è un unico filo conduttore, un unico movente, e forse anche un'unica mano, in tutti gli episodi. Almeno per due di questi fatti criminali i timori si fanno forti. Lo ipotizzano, in primo luogo, la procura della Repubblica, mobilitata con tre magistrati al lavoro, e i carabinieri di Savona, all'opera nel trovare un nesso che dia la svolta per risalire agli attentatori. I sospetti di un collegamento, forse anche dell'opera di un organizzazione criminale, riguardano i casi della Betonponente (21 gennaio ad Andora) e del più recente Colabeton di Albisola. Diverso, anomalo, per quanto non meno inquietante, rispetto agli altri, appare l'attentato all'ex Centro Edile del 25 gennaio a Millesimo.
«Io non so cosa pensare, non per questo sono meno preoccupata - dice in proposito Antonella Minervi, responsabile di Colabeton (S.p.a. titolare di 130 punti in tutta Italia) - E' vero che i mezzi non sono di nostra proprietà, quindi verrebbe spontaneo credere che gli attentatori abbiano voluto colpire i "padroncini". Ma è anche vero che erano posteggiati qui nella nostra area e che lavoravano per noi. E se fosse stato un modo per sviare altre indagini? Viene da ipotizzare tutto. Non è certamente piacevole lavorare così, con questo clima». L'unico fatto certo è che ad Albisola come ad Andora si è trattato di un attentato. O meglio di un'azione di persone esperte - probabilmente solo esecutori materiali - nell'appiccare le fiamme. I motivi restano ancora misteriosi.
Betonponente è la fornitrice delle principali ditte ponentine e di molti grandi cantieri, a partire da Ferrovial, la multinazionale spagnola che sta lavorando nel trasferimento a monte e al raddoppio della linea ferroviaria. La ditta di Andora, a conduzione familiare, nata nel 1998, ha avuto un "boom", sia a Savona che a Imperia, grazie alle commesse ricevute per la fornitura di calcestruzzi indispensabili al mega-cantiere ferroviario. Colabeton è una S.p.a. con sede principale a Gubbio e filiali sparse ovunque in Italia. Collabora, a Imperia, nella realizzazione Ferrovial. E' insediata a Albisola da soli 2 anni. «A Savona noi provvediamo a modeste consegne, nulla a che fare con Ferrovial o altre grandi opere - fa presente Antonella Minervi - Come ho già detto: se un nesso c'è, non capisco. Mai avuto minacce o screzi».
Natalino Famà


31/01/2008
TRE CAMION divorati dalle fiamme ad Albisola Superiore. E torna l'incubo dei piromani, ma non si trascura, anzi prende sempre piùcorpo, anche l'ipotesi di un nuovo gesto intimidatorio.
Ieri mattina tre autocarri sono andati praticamente distrutti da un incendio - la cui matrice appare evidentemente dolosa - mentre si trovavano parcheggiati nelle aree della Colabeton, all'interno della cava Pastorino in località Beata, tra Carpineto ed Ellera, nell'entroterra albisolese.
Le fiamme sono divampate intorno alle cinque del mattino e in poco tempo hanno completamente avvolto la parte anteriore degli autocarri (due betoniere e un camion attrezzato con una pompa per il calcestruzzo liquido; Iveco, Volvo e Astra i marchi).
L'intervento dei vigili del fuoco di Varazze ha evitato ulteriori problemi, ma per quel che riguarda i mezzi non c'è stato nulla da fare. Il rogo in pochi minuti si è propagato alle strutture dei mezzi di cantiere.
Il primo a dare l'allarme è stato Massimo Pastorino, contitolare della cava. Si trovava lì per aspettare un altro camion, che avrebbe dovuto consegnargli un carico di materiali. Ha visto levarsi le fiamme ed è accorso per tentare di spegnere l'incendio da solo, con una manichetta che si trovava poco distante.
Nel frattempo era scattato l'allarme nella caserma dei vigili del fuoco di Varazze, che si sono precipitati ad Albisola con due automezzi. E a ruota sono arrivati anche i carabinieri della stazione di Albisola e del nucleo radiomobile di Savona.
Appena spento l'incendio sono iniziate le indagini, coordinate dal capitano Orlando Pilutti e dal maresciallo Salvatore Napoli. Gli accertamenti sono poi proseguiti per tutta la giornata.
Non sono stati individuati inneschi o tracce che possano far luce sulle cause precise dell'incendio. Data l'ora in cui si è sviluppato e considerato che le fiamme hanno aggredito i mezzi in contemporanea e nello stesso modo, distruggendo la parte anteriore, le cabine ed i motori, appare evidente il dolo. Qualcuno ha appiccato volontariamente il fuoco.
Restano un mistero i motivi. I camion distrutti erano di proprietà di tre padroncini diversi, residenti a Genova. Uno di questi, tra l'altro l'aveva acquistato appena due giorni fa.
La Colabeton, azienda per cui lavoravano i proprietari dei mezzi, opera da un paio di anni ed ha una ventina di clienti nella zona. Non risultano minacce o contrasti con altre aziende.
Inoltre, secondo gli accertamenti dei carabinieri, l'attività della cava Pastorino e della Colabeton non avrebbero incontrato problemi con la comunità (tra l'altro nelle vicinanze non vi sono abitanti a cui avrebbero potuto anche solo arrecare fastidio).
Giovanni Vaccaro