IL SECOLOXIX |
STAMANE alle 12.30 i quattro presidenti di Circoscrizione,
insieme ad un rappresentante della Seconda (il presidente
Dallaglio è mancato prima di Capodanno) incontreranno il
prefetto, Nicoletta Frediani. Sulle Circoscrizioni, insomma,
si è ormai ad un passo dallo scontro istituzionale. I
presidenti sono esasperati dall'incertezza e dalla mancanza
di notizie da Roma - difficilmente ne arriveranno, vista la
crisi di governo - e chiedono al Prefetto un atto che ne
sancisca con certezza il futuro. «Le parole, le indicazioni
verbali non ci bastano più - ha detto Roberto Ulivi,
presidente della I Circoscrizione e coordinatore della
conferenza dei Presidenti - ora vogliamo che il Comune ci
dica con un atto formale della giunta quale dovrà essere il
nostro comportamento. Non vorremmo, avendo fermato tutte le
attività, che poi fosse imputata a noi una "sospensione di
pubblico servizio". Chiederemo al Prefetto di intervenire».
Nei giorni scorsi, il vicesegretario generale Gianluca Bisso
ha inviato una lettera ai quattro presidenti per comunicare
che, a partire dal mese di gennaio, non riceveranno più
l'indennità prevista sino al momento del varo dell'ultima
finanziaria (1.700 euro lordi al mese). Diversa la questione
dei gettoni per i consigli e per le commissioni, dal momento
che le Circoscrizioni hanno già da una ventina di giorni
sospeso le loro attività e quindi, sotto questo profilo, non
c'è spesa per le casse comunali.
Una sospensione dell'attività che, appunto, era stata decisa
consensualmente alcune settimane fa, in attesa di conoscere
da Roma l' "interpretazione autentica" del dettato della
nuova finanziaria. Nelle cui norme è scritta a chiare
lettere la chiusura delle Circoscrizioni nelle città con
meno di 100 mila abitanti. Il punto è se ciò debba essere
fatto subito (ed è questa, secondo l'interpretazione
corrente, la "ratio" della legge) oppure se le
Circoscrizioni debbano arrivare alla fine del loro mandato,
salvo non essere poi rinnovate.
«Dal punto di vista tecnico siamo ancora in stand-by - ha
spiegato il segretario generale del Comune, Michele Pinzuti
- Non abbiamo notizie da Roma. Le vie sono comunque quelle.
Attendiamo le scelte anche di altre città nella nostra
stessa situazione e poi faremo un atto formale».
Intanto, alla commissione bilancio della Camera è stato
approvato un emendamento che consentirebbe alle
Circoscrizioni di arrivare, appunto, al termine del loro
mandato. Un emendamento che, da un lato, sembra andare
incontro alle richieste delle Circoscrizioni savonesi e di
tanti Comuni italiani, dall'altro dimostra che, in effetti,
la legge ne prevede la soppressione immediata (altrimenti
non occorrebbe l'emendamento).
«In ogni caso, la crisi di governo ha bloccato ogni
soluzione "romana" e il bandolo della matassa va trovato a
Savona», dice Ulivi. I Presidenti savonesi temono di
incorrere nei rigori della legge se non adempiranno ai
compiti che - almeno sino ad ieri - erano attribuiti dalla
legge alle Circoscrizioni. Il Comune, dal canto suo, teme
invece che qualunque atto compiuto dalle Circoscrizioni
possa incorrere nei rigori della Corte dei Conti, nel caso
comporti una spesa per le casse di Palazzo Sisto.
«Ma ora basta - conclude Ulivi - il Comune ci deve dire
chiaramente e con un atto formale cosa dobbiamo fare. Non
siamo più disposti ad accontentarci delle parole. E sarà il
problema che porremo al Prefetto». Prefetto dal quale i
quattro Presidenti andranno insieme all'assessore ai
Quartieri, Francesco Lirosi.
A. G.
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