«Non doveva essere lì» IL SECOLOXIX
un'altra tragedia sul lavoro
Italcoke, sotto choc l'operaio alla guida del carrello che ha schiacciato il collega
LA TRAGEDIA accaduta all'Italiana Coke si legge anche nelle parole disperate del collega che guidava - e non è riuscito a fermare - il macchinario che ha schiacciato Giancarlo Garabello. «Non doveva essere in quel punto, non ci doveva essere. L'ho visto poco prima passare lì sotto», racconta piangendo a quanti passano lì accanto, a quanti si sono precipitati alle urla strazianti dell'operaio.
Giancarlo Garabello, 45 anni, di Saliceto (Cuneo), dipendente di una ditta appaltatrice, la "Castagneto Claudio"è morto schiacciato da un carro semovente. Si trovava sopra il mezzo, un locomotore elettrico che scorre su binari, chiamato in gergo interno "macchina guida coke". È un macchinario utilizzato per scaricare il carbone dai forni, gestito da un manovratore e accompagnato da sirene. Si muove lentamente, ma inesorabile dentro una "galleria". Entra in funzione ogni mezz'ora circa.
È lì sopra che ha trovato la morte, una morte atroce, l'operaio di Saliceto, schiacciato contro una parete laterale. Trascinato dopo essere rimasto agganciato al macchinario con la sua giacca a vento. Il corpo, risucchiato per una decina di metri, è rimasto spappolato in uno spazio angusto di pochi metri. Una scena agghiacciante. Una sofferenza indicibile, secondo le ricostruzioni effettuate dai colleghi e dai soccorritori, che nulla hanno potuto se non constatare il decesso "per schiacciamento". Sul posto si è prodigata invano l'équipe del 118 (medico Luca Bazzano e infermiere Antonio Russello). Il corpo dell'operaio è stato rimosso soltanto due ore dopo, con l'aiuto dei vigili del fuoco. «Non abbiamo potuto far niente,», hanno detto i sanitari che si sono prodigati a soccorrere i colleghi della vittima in stato di choc. In giornata la Procura ha poi provveduto al sequestro dell'impianto e dell'area interessata. I sanitari hanno lasciato spazio ai rilievi della squadre di polizia giudiziaria dell'Asl (ufficio sicurezza lavoro), dei vigili del fuoco e dei carabinieri. Impegnati per ore a cercare di ricostruire la dinamica dell'incidente, per accertare eventuali responsabilità. Nessuno tra gli operai al lavoro si era accorto che Garabello era salito là sopra, a cinque metri circa da terra. Soltanto le grida disperate dell'operaio hanno fatto fermare il macchinario guidato da un giovane trentenne di Cengio, che sotto choc avrebbe riferito di non essersi accorto della presenza del collega, che aveva intravisto poco prima. Garabello era un operaio della ditta Castagneto Officine di Saliceto. Impresa che insieme alla Simic di Camerana fa parte di un raggruppamento di aziende che si occupa della manutenzione all'interno dell'Italiana Coke. Così spiegano in azienda cinque ore dopo l'incidente. È l'unica certezza emersa dalle ricostruzioni effettuate dagli inquirenti coordinati dal pm Chiara Maria Paolucci. Garabello era un operaio esperto. In quella zona ieri mattina la sua presenza non era necessaria. «Non vi era nulla da fare, c'erano pantografi e quadri elettrici» spiegano gli inquirenti dopo i primi rilievi. E allora perché Garabello era là sopra? «I sistemi di sicurezza, collaudati, erano attivati e in funzione, non riusciamo a capacitarci di quanto è successo» dice il direttore Massimo Busdraghi.
Alberto Parodi