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INDIGNAZIONE. Forte, univoca, corale. La lettera minatoria
contenente un vecchio bossolo della Seconda guerra mondiale,
recapitata l'altro ieri alla redazione di Savona de Il
Secolo XIX, ha suscitato una raffica di condanne da tutte
parti, dai politici e dal mondo delle associazioni. La
minaccia sarebbe da porre in relazione agli articoli della
settimana scorsa sulla trattativa fra Nanni De Marco e la
fondazione "De Mari" Carisa per acquisire l'archivio storico
della Resistenza in possesso di De Marco, figlio del capo
partigiano "Ernesto". Sul fronte delle indagini la Digos
attende che il laboratorio della Scientifica invii i
risultati dell'analisi sul bossolo del moschetto modello 91
così come sul foglio e sulla busta che lo contenevano.
Servirà qualche giorno e in ogni caso arrivare a scoprire
chi lo ha spedito dall'esame delle impronte sarà tutt'altro
che facile. Il fascicolo che la Procura ha aperto resta
contro ignoti.
Fra i primi che hanno manifestato solidarierà alla redazione
c'è la presidenza dell'Associazione nazionale partigiani
d'Italia di Savona. «I partigiani, i patrioti e coloro che
oggi portano avanti i valori della Resistenza - si legge
nella lettera - sono estranei a ogni atto intimidatorio e
nulla hanno da temere da una ricerca storica, seria e
approfondita sulle vicende della lotta di Liberazione». La
presidenza dell'Anpi, convocata per oggi pomeriggio, al
termine della riunione emanerà un comunicato. A nome
dell'Istituto storico della Resistenza e dell'età
contemporanea, il presidente Umberto Scardaoni, ex senatore,
esprime «solidarietà, sdegno, condanna per un atto del
genere». «Penso che la libertà di opinione, parola, stampa
siano sacrosante - afferma -. Il disaccordo deve essere
espresso in modo civile, senza far ricorso a minacce che
mettono in discussione i rapporti di tolleranza che ci
devono essere in una società civile». «Simili episodi non
vanno sottovalutati - continua - perché sono espressioni di
una situazione di malessere, di inciviltà. L'autore può
essere chiunque, anche se credo poco nella storia del
vecchio partigiano. Ne sono rimasti così pochi e sono tutti
ultraottantenni».
Il sindaco di Savona, Federico Berruti, esprime solidarietà
sincera alla redazione di Savona de Il Secolo XIX,
censurando un gesto che «spero - afferma - rientri più fra
le stupidaggini che tra le forme prodromiche alle attività
eversive. Savona è una città che si divide volentieri su
molte questioni, ma non quando sono in gioco l'ordine e la
democrazia. La libertà di stampa e la serenità di chi
garantisce questi valori ogni giorno non devono essere messi
in discussione». Giovanni Lunardon, coordinatore provinciale
del Pd, definisce l'episodio «inaccettabile» ed esprime
«assoluta e ferma solidarietà» a tutta la redazione. «Sono
certo che un simile gesto non ha nulla a che vedere con i
valori della Resistenza» aggiunge.
Per Federico Delfino, capogruppo di Forza Italia in
consiglio comunale, l'atto intimidatorio è«gravissimo,
soprattutto perchéè avvenuto in seguito a un episodio di
cronaca privo di un risvolto politico, in un momento storico
in cui fortunatamente le ideologie stanno cominciando ad
essere messe da parte. Certi personaggi loschi cercano
invece di rovinare tutto». «La violenza e l'intolleranza che
siedono ai margini del vivere civile, purtroppo, ultimamente
più che mai stanno riproponendosi» sostiene Alessandro
Parino, capogruppo di An in Comune, che augura serenità alla
redazione.
«Certi gesti intimidatori, stupidi perché non arginano la
richiesta di verità e non fermano il diritto alla libera
informazione, e vili perché anonimi - scrive in una mail
Alessandro Venturelli, consigliere di circoscrizione a
Savona - sono deplorevoli. Mi auguro che al più presto gli
organi competenti arrivino a scoprire il misterioso
mittente. Credo che se una persona abbia un parere
differente da un giornalista non debba fare altro che
prendere carta e penna (o mouse e tastiera) e parlare della
sua divergenza di opinioni, confrontandosi
democraticamente». Dopo aver espresso solidarietà alla
redazione, Elio Ferraris, presidente del Circolo degli
Inquieti, si dice certo che la redazione «non defletterà
dall'impegno civile e dal dovere professionale». «Forse
anche la pubblicazione del mio comunicato può aver indotto
all'invio del plico con la pallottola?» si chiede Roberto
Nicolick, consigliere provinciale del gruppo misto, che
ricorda il suo sostegno nei confronti del «preziosissimo
archivio» che «dovrebbe essere pubblicato e reso fruibile a
tutti».
Dario Freccero
Stefania Mordeglia
21/01/2008
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