«ORA BASTA con la lobby dei primari». Toni duri, con pochi
precedenti in passato, quelli usati dai sindacati per
indicare - secondo loro - uno dei freni (se non il più
importante) al piano di riorganizzazione ospedaliera che
consenta al personale di tirare il fiato.
Diego Calcagno (Cgil), Silvio Valdiserra (Uil) e Giovanni
Oliveri (Cisl) - ieri mattina impegnati nella plateale
protesta con picchettaggio e striscioni davanti agli uffici
dell'Asl in via Manzoni e nei vialetti all'inglese del Santa
Corona - hanno puntato l'indice accusatore contro i camici
bianchi. «La strada per arginare le carenze di organico
passa attraverso un modello di organizzazione per
dipartimenti - spiegano - le unità operative, i vecchi
reparti per capirci, si mettono insieme seguendo criteri di
specialità affini in modo da razionalizzare infermieri e
operatori sanitari. Soltanto che diversi primari, di fronte
al rischio di vedersi togliere dei letti o del personale,
credono venga meno il loro potere e la loro autorità. E così
mettono i bastoni tra le ruote agli interventi di revisione
delle dotazioni organiche negli ospedali. Ma adesso è ora di
dire stop a questi privilegi».
E giù a snocciolare dati e numeri. Ma soprattutto una
percentuale: «Oggi in corsia viene sostituito solo il 65 per
cento del personale che va in pensione e in questa
percentuale rientrano anche le assenze per maternità. Logico
che siamo in sofferenza». Secondo i sindacati sono stati
disattesi precedenti accordi, in particolare quello
dell'estate 2007 stipulato al tavolo con l'assessore
Montaldo relativo alla definizione dei contingenti minimi di
personale.
Per tutta la mattina i sindacalisti hanno simbolicamente
occupato gli uffici dell'azienda sanitaria fino all'apertura
di un tavolo di trattative con il direttore generale Flavio
Neirotti. Da una parte, l'accorata denuncia per i turni di
riposo saltati, per un lavoro che si è fatto massacrante,
per le mancate sostituzioni, per un'assistenza ai pazienti
che rischia di risentirne. Dall'altra, un'apertura al
dialogo che ha preso - con malcelato piacere - un po' in
contropiede i sindacati. Con quali risultati? Innanzitutto,
l'impegno, già la prossima settimana, di fissare delle
regole per la mobilità interna, applicando graduatorie e
garantire maggiore trasparenza riducendo al minimo le
proteste di chi - in assenza di criteri oggettivi - si
sentiva scavalcato da altri colleghi.
«Come azienda abbiamo sottoscritto un impegno a sostegno dei
lav oratori - ha poi spiegato lo stesso Neirotti,
confermando buona predisposizione alla mediazione - un
impegno che ci porterà in breve tempo alla riorganizzazione
del lavoro negli ospedali compatibilmente con le
disposizioni di legge. Ad esempio, loro lamentano che solo
il 65 per cento del personale in uscita viene rimpiazzato,
ma questo è un limite imposto dalla Regione e al quale non
possiamo derogare. Ben vengano le maternità fra le nostre
dipendenti, così diamo una mano alla demografia savonese, ma
certo questo crea una criticità. Comunque, sull'accordo del
2007 cercherò di fare il possibile con Genova. Intanto - ha
detto ancora Neirotti - abbiamo cominciato a stabilizzare i
precari e siamo arrivati a quota 133».
Sull'attacco dei sindacati ai primari, infine, Neirotti è
tornato a risfoderare la diplomazia: «Primari più deboli se
perdono posti letto? Ma io non credo che la bravura di un
medico si giudichi da questo. Esistono altri parametri.
Comunque, il progetto dei dipartimenti andrà sicuramente
avanti nei prossimi mesi seguendo le indicazioni regionali.
Sono convinto rappresentino una buona soluzione per
razionalizzare il personale»
Maurizio Pellissone
|
|