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Partito Socialista – Partito Democratico Diamoci da fare

di Domenico Maglio

 


Domenico Maglio

Non esiste un complotto della magistratura ma non esistono forze politiche assimilabili ad associazioni a delinquere.

Però la letteratura politico-istituzionale e giudiziaria degli ultimi venti anni almeno racconta che possono esistere persone che svolgendo la loro opera all’interno delle istituzioni dello Stato, quindi compresa la magistratura che è una delle più importanti, sfruttano la loro posizione di potere per  raggiungere obiettivi personali,  attraverso intimidazioni e pressioni di vario tipo

per appoggiare una politica interessata a loro vicina, per consumare rese dei conti, vendette in conto terzi o personali, arricchimento finanziario e quant’altro.

Ma anche la letteratura politica ha giurisprudenza copiosa in tal senso, e dimostra che possono esistere persone che operando all’interno dei partiti perseguono loro interessi personali, sfruttando la veicolazione partitica per accumulazioni monetarie, per ritagliarsi posti di potere e incarichi remunerativi, tutte pratiche assolutamente avulse dall’interesse generale e unicamente votate all’interesse personale.

Le analisi degli storiografi della politica istituzionale danno questa indicazione, questo può succedere ad ogni livello delle istituzioni dello Stato.

Personalmente sono dubbioso sul sostenere questi giudizi perentori ma non mi sento di contraddire tali analisi, però con grande testardaggine e convinzione affermo che se questo è il senso in cui gira la ruota questo moto può e deve essere invertito, e lo si può fare a patto che ognuno nella sua autonomia e nella sua sfera d’azione faccia convintamente la sua parte.

Il mio appello è quindi rivolto a tutte le persone convinte che si possa cambiare democraticamente questo stato di cose con una iniezione di moralità generale.

E tanto per rimanere all’attualità vorrei dire che rifiuto alla radice il fatto che tutta la magistratura complotti per destabilizzare lo stato minando con oscuri progetti la rappresentatività dei partiti e con la stessa forza rigetto al mittente la denigrazione complessiva della funzione della politica, e difendo chi si impegna in modo cristallino per dispiegare nell’azione politica l’indirizzo costituzionale della nostra democrazia.

Questo non significa che il quadro generale sia esente da lacune, vuoti normativi da colmare, adeguamenti legislativi da riadattare, tutto può essere migliorato e tutto può essere rivisto, ed è l’empirismo che detta le regole migliorative e non lo scontro all’arma bianca tra gli attori in campo, è la responsabilità verso la nostra democrazia che deve essere la bussola da seguire.

Ma proprio per coerenza con quanto detto fino a qui è opportuno che ognuno dei contendenti guardi alla propria area senza interferenze trasversali, il Parlamento legiferi per il bene pubblico e non per convenienza di parte e la magistratura giudichi in base alle leggi dello Stato e non cerchi supporto preventivo nella piazza mediatica.

L’avvocato Russo, recentemente scomparso mi disse a volta che al di sopra di ogni magistrato sia che eserciti nelle metropoli che in sperduti paesini c’è soltanto la legge, io dico oggi che è bene quindi che al di sopra di ogni partito ci sia solo l’interesse pubblico.

L’interesse pubblico è la legge della politica.

La magistratura controlli il suo operare e parli con gli atti giudiziari.

La politica controlli i suoi adepti e parli la voce del bene comune.

In questo momento la situazione del nostro paese è critica, e c’è una grande parte della popolazione che non se ne rende ancora conto, i cosiddetti ceti della politica professionista non sono in grado di dare questa percezione e anche se provassero a farlo non sarebbero credibili visto il gradimento in costante discesa, la rilassatezza democratica a volte da la percezione di una realtà diversa dall’esistente, è in atto una pericolosa caduta di stile e gli osservatori internazionali non trovano nell’Italia razionalità e coerenza, la concentrazione di molti poteri è oggi pericolosamente in mani troppo solitarie, le forze politiche si sentono autosufficienti e sta montando un rigurgito forcaiolo come nel 1992,  la tensione tra i partiti è al calor bianco e addirittura all’interno di partiti nati per amalgamare stanno esplodendo contraddizioni insanabili, si riapre lo scontro Stato e Chiesa con la CEI che introduce un elemento politico di cui non si sentiva alcun bisogno, allora che fare?

Questa è la domanda alla quale rispondere, come proverò a fare qui sperando che altri se la pongano e provino a darsi anche loro una risposta, possibilmente in fretta.

Se queste risposte saranno convergenti forse si rivedrà un po’ di luce in fondo a questo che appare l’inizio di un tunnel desolatamente scarno di idee coraggiose ma zeppo di sedicenti salvatori.

Io credo che si debba partire dalla politica, perché è suo il terreno delle leggi ed è qui che più si sente la mancanza di indirizzo.

Questa lacuna che poteva anche provare ad essere colmata ha trovato intoppi insuperabili nelle solite schermaglie di parte, ed è proprio questa la debolezza più grande del potere politico, che ha messo in luce tutto il suo disorientamento dimenticando che il compito della politica e dei partiti è quello di servire il paese e non i loro interessi, una politica che non riesce a cogliere la gravità del tema e trovare supporto e consenso per superare questi momenti, vive isolata e lontana, in un’altra dimensione.

La politica trova la sua piena legittimità negli atti parlamentari e non nelle agenzie di stampa, questo vale per la politica e anche per altre istituzioni, nessuna esclusa, ci vuole una forte volontà del Parlamento per dare forza alle istituzioni e non adunate oceaniche, perché è proprio nelle istituzioni che si fa la politica e non con le chiacchiere.

E per entrare a gamba tesa nel vivo del tema politico che riguarda la mia area, il centrosinistra, confermo quanto già detto su questo giornale web tempo fa,  lo confermo e rafforzo quel concetto, nessuna forza politica può oggi permettersi corse elettorali in solitaria perché sarebbe destinata al plauso del coraggio ma non governerebbe alcunché.

Se il Partito Democratico sarà in grado di trovare al suo interno quella sintesi che propugna oramai da ottobre scorso e che appare purtroppo ancora distante nella risoluzione, allora potranno aprirsi scenari nuovi e positivi per il paese.

Se il Partito Socialista che nascerà avrà la forza di innovare dal profondo le proprie strutture, nazionali e territoriali, potrà ottenere quel consenso nel paese che lo porrà in grado di pesare nell’indirizzo di governo.

Io mi concentrerò sul secondo punto, che qualcuno si dia da fare sul primo.

Non c’è più tempo per i grandi discorsi, è il momento di agire, chi ha più intelligenza la usi, bisogna scuotersi e non piangere su se stessi fossilizzandoci su ciò che è stato ma guardare quello che verrà.

Quello che si scruta già all’orizzonte non sembra proprio la cosa migliore che l’Italia meriti.

Se il Partito Democratico saprà costruire un consenso pesante e il Partito Socialista saprà fare altrettanto, probabilmente non servirà raccogliere tutto ciò che offre il mercato della politica, forse è per questo che l’oscuramento sul progetto socialista ha raggiunto livelli incomprensibili.

E ora la legge elettorale.

Non credo che si cambierà, andremo a votare con quella attuale.

La destra non ha alcun desiderio di allungare i tempi proprio ora che il malcontento sul centro sinistra è all’apice e proprio ora che il suo populistico leader ha capito che in ballo c’è il suo ritorno al governo dove potrà bloccare iter relativi al conflitto di interessi e sul riassetto del sistema delle comunicazioni.

Quindi dobbiamo non arrenderci e resistere ma farcene una ragione e iniziare da qui approfittando di questa pagina desolante del nostro paese per operare una svolta nelle classi dirigenti capaci ma usurate, un rinnovamento di linea politica che sia in grado con la forza del consenso popolare di aprirsi veramente alle esigenze delle persone, che sia in grado di ascoltare, cosa che fa di rado, e che sia in grado di dare risposte.

Io credo che questo materiale umano esista, deve soltanto trovare il coraggio di dire basta e provare a riaprire una pagina politica nuova, iniziando a dire qualche verità.

Una cosa in ogni caso è appurata, il sistema che ha dato vita al bipolarismo che ha preso vita a partire dal 1992 ha esaurito la sua corsa e il vero guaio che come detto non si riuscirà a superare è che le elezioni che presto si terranno riproporrà questo schema.

Ma sinseramente non condivido l’esasperazione del sistema colpevolistico esploso con il fuoco intenso verso il PD che mi appare come un tatticismo esasperato e inconcludente, anche se con qualche ragione di verità.

Personalmente ho già espresso molte volte pubblicamente, anche su questo blog, le ragioni di fondo per le quali io come uomo di sinistra come socialista, non ho aderito al progetto PD che qui ricordo a grandi linee come la forte mancanza dell’impronta laica, un liberalismo tiepido, il distacco dal PSE, la volontà apprezzabile di rinnovamento politico e sociale rimasta ancora sulla carta, il non contrastare l’utilizzo di sistemi clientelari in molte realtà locali che vivono e prosperano sulla distribuzione delle risorse pubbliche, nel limbo del sottogoverno clientelare dispensatore a piene mani di incarichi e consulenze spesso inutili.

Capisco bene che non sia possibile in un batter d’occhio cambiare un tale sistema che si è lasciato radicare, colpevolmente da tutte le forze politiche, ma anche se il tempo è galantuomo bisogna pur iniziare a mettere le mani nel fango.

Detto questo, io non ho mai negato che il PD possa diventare un grande crogiolo di forze riformiste come non ho mai auspicato il suo fallimento, e porto a testimone proprio il coordinatore provinciale del PD savonese che ben conosce le mie posizioni.

Il riformismo italiano non è solo Socialista anche se il socialismo ne rivendica la primogenitura ideale, e difatti in Europa che sarà il nostro futuro più immediato tutte le forze riformiste e progressiste sono riunite nel PSE, ma è un contenitore immateriale verso il quale bisogna muoversi con decisione e convinzione, autonomamente ma contemporaneamente, sia come alleanza che in termini competitivi.

Per questo non credo serva al PD sfoggiare i muscoli con dichiarazioni frettolose verso le quali sono per fortuna in atto smarcamenti anche al suo interno, questo rende più difficoltoso il confronto soprattutto forzando su una legge elettorale che sarebbe oppressiva su forze politiche minori, se è giusta l’individuazione del problema di una politica che sia messa in condizione di decidere è sbagliata la soluzione gettata in pasto all’opinione pubblica con troppa leggerezza e scarsa condivisione interna, che ha di fatto aggravato le tensioni esistenti.

Infatti temendo questa soluzione alcuni partiti, già ago della bilancia dall’insediamento del governo di centrosinistra, hanno preferito lo sfascio generale e conseguente ricollocamento al rischio di una loro scomparsa rappresentativa.

Però condivido l’opinione dell’attuale Ministro degli Esteri che non bisogna avere paura del confronto elettorale.

Ma francamente bisogna essere onesti con noi stessi e guardare in faccia la realtà.

Per il Partito Socialista non è la condizione ideale, il progetto non è ancora partito come dovrebbe e nascerà in una condizione del paese in grande fermento, inoltre gli smarcamenti all’interno del PD di suoi autorevoli esponenti rende il quadro generale alquanto confuso.

Non è più riproponibile l’Unione così come l’abbiamo conosciuta e lo dico senza timori, se sarebbe sopportabile e produttivo il confronto sul tema della laicità non sarebbe accettabile un conflitto con una sinistra ancora troppo arcaica che sventola la bandiera del giustizialismo per ricercare nel malcontento popolare un consenso antico oramai irraggiungibile.

Credo in sintesi che il coraggio di affrontare la destra rinvigorita dalla crisi di governo possa aprire scenari nuovi nel centro sinistra italiano, con un forte polo riformista dove PD e PS possano portare quel rinnovamento complessivo del quale sentiamo la necessità.

Dobbiamo lavorare per questo e non per rincorrere posti da assessore da qualche parte.

Bisogna provarci, non c’è più tempo.

 DOMENICO MAGLIO