DA CAPO MIMOSA al confine comunale di Cogoleto è una teoria
quasi ininterrotta e ossessionante di rischi per la
viabilità. Non c'è promontorio che non corra il pericolo di
cedimento. Frane, mareggiate, smottamenti nel sottosuolo,
fenomeni sempre più frequenti per via delle intense
precipitazioni, concentrate in poche ore o pochi minuti,
incombono, minacciando tutto il Ponente Ligure ricco di
attività costiere e povero nella viabilità.
Non è in condizioni migliori l'entroterra anch'esso
minacciato dal dilavamento e dall'abbandono delle
coltivazioni. Qui i pericoli di movimenti del terreno,
improvvisi e imprevedibili, si sommano ai rischi di
esondazioni dei corsi d'acqua.
Per prevenire, se non per evitare, tutto questo c'è
un'attenta azione di monitoraggio, nonché di sorveglianza
quotidiana, esercitata dalle squadre tecniche
dell'Amministrazione Provinciale. Sono le stesse intervenute
a Capo Noli, con grande sforzo giornaliero e a volte
notturno, da quasi una settimana.
«Continuiamo a tenere sott'occhio l'Aurelia lungo tutto il
tratto che attraversa la provincia, che poi è un susseguirsi
di promontori lungo i quali l'Aurelia si inerpica - spiega
la situazione il geometra Renato Falco, del Dipartimento
viabilità della Provincia, uno dei tecnici al lavoro
attualmente a Capo Noli - Da Savona sino al confine della
provincia di Imperia è il tratto più a rischio. Per cui,
grazie ai nostri strumenti, ad ogni precipitazione di una
certa consistenza, drizziamo ancor più le antenne del
monitoraggio».
Tutti i promontori sono più o meno a grave rischio secondo
gli esperti dell'amministrazione provinciale.
«Dire dove toccherà la prossima volta? Impossibile - afferma
- Di volta in volta tutto può mutare. L'importante è
riuscire ad agire per tempo in quelle occasioni».
Capo Noli, Malpasso, Caprazzoppa, sono certamente prioritari
in graduatoria. Seguono nella classifica dei pericoli Capo
Mele, Capo Mimosa e il tratto di Aurelia tra Albenga e
Alassio (Santa Croce). In posizione di poco più defilata
Piani d'Invrea, Bergeggi, Albisola - Celle, Pietra
Ligure-Finale.
«La soluzione sarebbe una serie di lunghi tunnel, a scapito
della suggestiva vista che offrono i promontori. E'
praticamente improponibile, per i costi e per i tempi.
Possiamo solo tenere questo esteso territorio ben
monitorato. Ed è quello che stiamo facendo».
Poi c'è tutto l'entroterra. «Lungo la strada provinciale 490
del Melogno e la vasta porzione di hinterland finalese , le
rocce sono prospicienti o adiacenti alla carreggiata
stradale - spiega Falco - Qui sussistono le condizioni più
gravi. Sono già state collocate reti di contenimento, ma
quando avvengono precipitazioni così copiose le frane o
piccoli movimenti di terra sono inevitabili».
Nel tracciare una sorta di mappa dei rischi idrogeologici
non sono trascurabili infine i pericoli di esondazione.
«Dalle planimetrie ricavate dai piani di bacino sappiamo
quali tenere sotto maggiore attenzione - conclude il suo
studio il geometra Falco - Riusciamo a intervenire prima,
non per proteggerci dal danno, inevitabile, ma quantomeno,
per evitare conseguenze sulle persone. Non c'è torrente ,
ritengo che non sia da considerare pericoloso».
Natalino Famà
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