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Al mio appello anticorruzione silenzio dei segretari di partito. Perché?

di Alessandro Garassini

 

Alessandro Garassini

Dopo un periodo storico, il dopo tangentopoli, nel quale afflato etico e volontà di rinnovamento della politica avevano pervaso partiti ed istituzioni, la restaurazione, una sorta di Congresso di Vienna della “politica politicante”, ha ricondotto il sistema alla peggiore degenerazione e corruzione.

A nulla sono valsi i moniti delle molte persone per bene che nella loro attività istituzionale e politica avevano cercato di preservare e promuovere, quasi ferocemente, i valori di trasparenza e buon andamento dell’amministrazione così come sanciti dalla Carta Costituzionale.

Avevo chiesto, in un’assemblea nazionale della Margherita di 2 anni or sono, di porre la questione morale al centro del dibattito politico, stante la pervasiva corruzione del sistema riscontrabile ovunque ed a qualsiasi livello.

Avevo nuovamente sottolineato tale necessità in una mia nota del luglio 2006, pubblicata dal Secolo XIX – Lettere a Baggiani, avente ad oggetto la costituzione del partito democratico, al quale ho l’orgoglio di NON aver aderito.

Avevo chiesto ai locali segretari di partito di fermare corruzione, nepotismo, abusi reiterati commessi, con un’arroganza ed un senso d’impunità scandalose, da chi ricopriva e ricopre ruoli istituzionali.

Nessuna risposta: gli oligarchi dei partiti, al centro come in periferia, sono sordi e non può essere altrimenti; il loro potere, la loro esistenza e sopravvivenza economica e sociale (perché al di fuori della politica, assai spesso, non esistono, sono privi di stabile occupazione e quindi, essendo l’Italia una Repubblica fondata sul lavoro, privi di visibilità sociale), è garantita non dalle competenze, non dalle capacità, non dai progetti realizzati per il benessere dei cittadini amministrati ma da un meccanismo autoreferenziale, bipartisan ed “inciuciato” all’interno del quale ciascuno garantisce il proprio vicino che, a sua volta, provvederà a restituire il favore.

Carriere, incarichi professionali ed assunzioni sono garantite non dalle capacità del candidato ma dalla sua affiliazione al sistema

La denuncia di Berti Riboli, con il quale mi congratulo, è l’ennesima pietra nello stagno; fino ad oggi non è servito il libro di Stella “La Casta”, non è servito l’articolo di Peter Gomez su “L’Espresso” di Maggio, intitolato fronte del Porto, nel quale si denunciava la cementificazione della Liguria, non sono serviti gli articoli di valenti giornalisti sulle pagine locali dei quotidiani di maggiore diffusione ne’ gli articoli pubblicati da Micromega su cemento, abusi, nepotismi; i burocrati dell’apparato, seduti sulle loro poltrone, guardano sogghignando con indifferenza la marea che monta.

Cosa attendete, oligarchi? Pensate che il muro di gomma, il farvi scivolare tutto addosso possa ridare agli italiani la fiducia nel futuro, che come dice il New York Times è oramai perduta?  Non temete che il terrorismo possa tornare di moda, posto che il sistema non è in grado di autoemendarsi? O sperate che una nuova tangentopoli vi levi le castagne dal fuoco?

Chi, come me, ha fino a ieri creduto nel Paese, non vuole ne’ le Brigate Rosse ne’ l’intervento chirurgico della magistratura; sono le due risposte, una delirante e l’altra legale, alla degenerazione e putrefazione del sistema.

Spero, senza crederci, in un rigurgito di dignità, se dignità avete; prima che il Paese collassi, fate finta per un momento di essere uomini che credono in quello che fanno, che dicono ciò che pensano e fanno ciò che dicono.

Per far sì che dell’Italia non si impadronisca quella che Corrado Alvaro definisce “La più grande disperazione”: la consapevolezza che vivere rettamente è inutile.

ALESSANDRO GARASSINI

 

Risponde Luciano Corrado

 

Diamo volentieri spazio, com’è uso per Uomini Liberi e Trucioli Savonesi, anche all’avvocato Alessandro Garassini che, nella cortese richiesta di pubblicazione del 7 gennaio scorso, fa presente: <Credo che la lettera sia stata forse pubblicata su Il Secolo XIX durante il periodo natalizio, risalente al 15 dicembre e datata come anagrafe, ma credo non lo sia per i contenuti>. Osservazione sacrosanta, ma è utile ricordare a chi legge che  Il Secolo XIX ha dato al documento un corretto spazio e soprattutto ha scelto la prestigiosa pagina dei “commenti & opinioni” per ospitare il pensiero di Garassini, ma non a metà dicembre, bensì il 3 gennaio scorso, pagina 21, tre colonne, col titolo “Questione morale contro un muro di gomma”.

Una conferma a quanto l’ex sindaco di Noli, Carlo Gambetta, aveva scritto a settembre per “Trucioli” che aveva titolato: <Intervento a gamba tesa di Gambetta- La mia lunga battaglia contro i muri di gomma>. Parlava proprio di edilizia, ambiente, questione morale.

Sempre a settembre “Trucioli” aveva aperto il “caso primari” negli ospedali savonesi ed imperiesi, senza ovviamente poter elencare tutte le situazioni (da codice penale?) come ha fatto Il Secolo XIX con Sansa e Menduni.

Prima ancora (16 servizi documentati), tra marzo e settembre, contro l’assalto e la distruzione di ciò che ancora resta  di verde sulla Riviera, a suon di cemento&lottizzazioni, con nomi, cognomi, conflitti di interesse anche nei giornali. Leggi, tra le altre cose, le pagine di annunci immobiliari che rendono agli editori milioni e milioni di euro l’anno.

Eppure l’assalto al territorio e al paesaggio è uno dei capitoli più gravi per il danno che arreca al turismo, ai suoi operatori e alla qualità della vita (degli abitanti e dei turisti). In un contesto dove alcune infrastrutture vitali sono rimaste quelle di 30-40 anni fa. E dove la “politica degli annunci”, anziché delle cose realizzate continua a dominare la cronaca locale.

Le vicende che coinvolgono alcuni primari, ospedali, Asl, sanità, boom di studi privati ed ambulatori sempre affollati di pazienti a pagamento, curiosi appalti esterni di personale, rientrano nel degrado civile, con la spiacevole sensazione di aver perso ogni orizzonte morale.

Nella lista dei combattenti, se l’ex presidente della Provincia lo ritiene utile per il futuro, può inserire anche i blog Uomini Liberi e Trucioli Savonesi. Non per essere i “primi o ultimi della classe”, ma per la corretta e completa informazione. Che nella nostra società e  Beppe Grillo ha ragione da vendere, resta tema spinoso, spigoloso, irrisolto. E che coinvolge, in primis, i giornalisti.