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PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI!

 Gli incontri di nonno Giacomo al caffè “Garessio”, d’Oneglia, tra contadini, frantoiani, arguti commercianti. Da Dolcedo, a Lucinasco, a Chiusanico.....

 (racconto breve)

 


Valle Impero:
santuario della Maddalena


   

 

 
Valle del Prino (Borgo)

IMPERIA - “Tanti anni fa, raccontava nonno Giacomo, che, a sua volta, l’aveva sentito dire da suo nonno, la vita era molto diversa. La gente non abitava tutta nella CITTÀ come oggi, ma viveva in tanti piccoli paesi, disseminati nelle VALLI BRUCIATE. Le Valli Bruciate non si chiamavano così, ma ognuna aveva un nome: Val Nervia, Valle Argentina, Val Prino, Valle Impero.

Ogni valle era diversa dall’altra, ma tutte le valli erano coltivate ed accudite, come un unico, gran giardino.
badalucco
    Badalucco Valle Argentina

             Dolce Acqua e la val Nervia

Ogni località, ogni campagna, ogni rio, ogni casa aveva un nome, ed ogni valle mostrava con orgoglio i suoi paesi.

Case in pietra, addossate le une alle altre, con stretti carruggi e freschi archivolti, dove le sere d’estate si ascoltavano i vecchi, che avevano sempre qualche storia da raccontare.

E intorno ai paesi: orti, vigne e fonti, con acqua cristallina che era raccolta e distribuita dai canali (non se ne perdeva una goccia).

Poi milioni d’ulivi, allineati come soldati, carichi di olive nere e lucide, che davano un olio profumato e leggero, apprezzato in tutto il mondo, grazie alla passione di contadini instancabili, di frantoiani capaci e di commercianti arguti.

Anche un antenato del nonno (guarda caso Giacomo anche lui) era frantoiano, e almeno una volta a settimana scendeva dal paese per incontrare gli altri frantoiani in un bar di Oneglia (era la città che oggi chiamano “rione di levante”), il “Caffè Garessio”, per sentire le novità e discutere i prezzi. Al Caffè Garessio arrivavano anche i commercianti, gli spedizionieri e gli “assaggiatori”, personaggi mitici, che, annusando e portando alle labbra una piccola goccia d’olio, sapevano riconoscere se proveniva da Lucinasco o da Dolcedo, da olive “sbattute” o raccolte a mano, da campagne all’“avrigu” (luogo soleggiato) o all’“ibagu” (luogo umido, poco soleggiato).

I pendii delle montagne non erano informi come li vedi oggi, ma erano tutti terrazzati, con muri a secco. Una scala per giganti tirata su in mille anni da un’unica volontà, orgogliosa e cocciuta, che riusciva a trovare un’ utilità anche nelle infinite pietre che affioravano dalla magra terra.

Sopra gli uliveti c’ erano boschi immensi, con castagni e faggi secolari, dove, nella stagione buona, nascevano porcini meravigliosi, e più in alto ancora pascoli ricchi, da dove, nelle pungenti mattine d’inverno, lo sguardo spaziava dall’azzurro del mare alle nevi delle Alpi.

Poi qualcosa cambiò...

 
                                          Chiusanico Le piccole scuole dei paesi furono chiuse, ed i bambini costretti ad alzarsi col buio ed aspettare al freddo il pulmino “scuolabus”, che li avrebbe portati, dopo molti chilometri, nella scuola della CITTÀ (così si risparmia, dicevano gli esperti).

L’olio locale, il meraviglioso olio profumato conosciuto in tutto il mondo, non si vendeva più. I grossisti preferivano comprarlo all’estero, era buono lo stesso, dicevano, e costava molto meno.

 
L’acqua potabile bisognava farla salire dal fondo del mare, dove c’era un tubo (ma sarà stato vero?) che distribuiva l’acqua a tutti. Così le fonti intorno ai paesi, a poco a poco, furono dimenticate.

Le coppie giovani con figli piccoli furono le prime ad andarsene, per evitare disagi ai propri bambini spediti tutti i giorni come pacchi postali.

Gli uliveti furono abbandonati e, con grande stupore degli esteti romantici, che immaginavano questo quadro immutabile negli anni, furono invasi da rovi e vitalba, e rimasero monumenti spettrali per decenni, fino a quando il GRANDE INCENDIO non sistemò ogni cosa.

I muri a secco, non più curati, si spanciarono lentamente e, stanchi di tenere la montagna senz’altro una ragione, si lasciarono andare ripiegandosi su se stessi, e questo nonostante una perentoria Legge Regionale imponesse loro di rimanere diritti.

Il tubo miracoloso (quello che si diceva distribuisse acqua potabile dal fondo del mare) diventava ogni anno più esoso, con canoni sempre più insostenibili, soprattutto per i paesi dell’entroterra più lontani dalla costa, che dovevano sobbarcarsi maggiori oneri per pompare l’acqua dal mare fino alla loro quota.

Si narra che in un paese chiamato Chiusanico, gli abitanti, qualche anno prima di abbandonare definitivamente il paese, portarono in processione la Madonna perché li liberasse dalle terribili bollette dell’acquedotto sottomarino.”

Giacomino, nel frattempo, si era addormentato, e suo padre guardò fuori della finestra. Un raggio di luna illuminava le brulle colline delle Valli Bruciate. Era difficile immaginarle con boschi verdi ed uliveti argentei.

 

Sarà stata vera la storia del nonno?

 

Perandré