La 194 non si tocca Margherita Pira
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Ha
cominciato Ferrara su Il Foglio ed ha dato inizio a tutta una catena
di reazioni impressionanti anche se prevedibili. |
La legge sull’interruzione volontaria di gravidanza è stata sofferta, come lo è stato il referendum ad essa seguito. I sì hanno vinto con un notevole margine e a questo punto pareva tutto finito almeno sul piano legislativo. Dovrebbe essere così e invece gli oppositori non demordono. Le proposte per abolirla o per modificarla escono sempre fuori anche quando meno te l’ aspetti. Questa volta in realtà mi sembra uno dei modi possibili per distrarre l’attenzione delle persone da problemi più gravi e più generali. Comunque ora è riapparsa e in modo anche pressante per cui vale la pena di spendere qualche parola. La 194 è una buona legge che impropriamente viene chiamata la legge sull’aborto. E’ vero, permette l’interruzione di una gravidanza quando per varie ragioni una nascita può risultare non opportuna. Al momento in cui è stata emanata ha reso giustizia a tante donne, che altrimenti sarebbero ricorse a metodi clandestini e pericolosi. Quante ragazze sono morte sui tavoli da cucina delle mammane che praticavano interventi al di fuori di ogni corretta metodologia e in assoluta mancanza di igiene! Le signore ricche avevano altri mezzi: andavano all’estero e tutto si risolveva in un viaggetto ,se non piacevole almeno liberatorio. Poi la legge, una conquista di democrazia , il referendum e si pensava che tutto fosse finito. Invece no; la proposta di revisione ogni tanto spunta fuori. Quelli che disquisiscono su questo tema sono soprattutto uomini che non capiscono cosa sia l’aborto per una donna. E’ una pesante sconfitta. E’ la rinuncia a portare a termine un compito sacro ma in quel momento difficile da rispettare. |
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Chi, ad esempio, potrebbe
portare a termine una gravidanza sapendo che nascerà un povero
essere malformato e destinato quindi ad una vita infelice. |
bilancio familiare. E le ragazze minorenni o le extracomunitarie che si trovano a gestire una situazione che non riescono a reggere? E’ meglio che il neonato venga cacciato in un cassonetto della spazzatura da dove solo un caso fortunato lo salverà da una fine orribile? Abolire la legge significherebbe tornare alla situazione precedente di aborto clandestino con l’antidemocratica situazione delle mammane per alcune e delle cliniche straniere di lusso per le altre. E’ vero però che il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza non deve essere considerato come un metodo anticoncezionale. E’ necessario realizzare la famosa educazione sessuale di cui si parla tanto ma in realtà non si fa mai.. Bisognerebbe anche rendere più conosciute e non tacciarle di immoralità le tecniche anticoncezionali. Soprattutto bisognerebbe accompagnare la spesso giovane futura madre verso un’assunzione di responsabilità e aiutala a prendere consapevolezza di ciò che le sta accadendo che è comunque una possibilità stupenda per una donna. Assunta questa responsabilità, l’aborto diviene un dramma , una sconfitta e non si fa certo a cuor leggero. Ma poi perché tornare così spesso sulla possibilità di revocare la 194. Con tante leggi importanti e vitali per il Paese che bisogna varare il più presto possibile, non perdiamo tempo a ritoccare una legge ben fatta. Mettere in gioco la 194 significherebbe scatenare una guerra ideologica e religiosa di cui ora non si sente proprio il bisogno. Basta! Cosa fatta capo ha. Margherita Pira |