FERDINANDO MOLTENI
Gentile Nonna Abelarda,
ho letto con interesse il suo commento
all'inchiesta del Secolo XIX sui belli della politica. Come avrà
notato io ne sono stato escluso. Pare avrei vinto, in quanto
decisamente più bello del pur bello Mattia Rossi, ma essendo un
giornalista del Secolo in aspettativa, sono stato tenuto fuori.
Bene. Perché la cosa mi è valsa uno splendido mazzo di rose rosse
dalle due deliziose gionaliste che hanno curato il divertente
articolo.
Mi permetto di intervenire a proposito
del suo legittimo commento per sommessamente richiamarla ad un
minimo di equilibrio. Lei è una scrittrice, ma a quanto pare le
parole le scappano dalla penna, o dalla tastiera del computer.
Definire il linguaggio di una persona
come Marcello Zinola, giornalista e uomo di integrità assoluta, che
io considero uno degli esseri umani migliori che abbia mai
incontrato nella mia vita (e ne ho incontrati tanti, le assicuro),
come un linguaggio da "padrino" è ignobile. Spero che rileggendo il
suo articolo le salga un po' di sano rossore in faccia.
Chi scrive in modo allusivo e velenoso è
ospite del sito che lei frequenta. Marcello Zinola e tanti come lui
che mettono faccia, passione e nome (a proposito, rinunci allo
pseudonimo, Nonna Abelarda era una donnina violenta e bruttina,
molto diversa da lei) vanno rispettati per il solo fatto che,
appunto, mettono faccia e firma in tutto quello che fanno.
Attenzione alle parole. Le parole,
diceva Nanni Moretti, sono importanti. A volte sfuggono. E diventano
parolacce.
Un cordiale saluto.
Ferdinando Molteni
RISPONDE Milena
Debenedetti- Nonna Abelarda
Gentile signor Molteni,
la ringrazio per aver letto attentamente il
mio commento.
Sono andata a rileggermi il pezzo, e, le
assicuro, non vi e' traccia di rossore alcuno
sulle mie gote. Del resto, vergognarmi per cosi'
poco... un paragone incautamente espresso,
suvvia, quando guardandomi intorno ritengo che
ci siano in circolazione ben altri motivi di
rossore, nella societa', e per cause alquanto
piu' serie, nemmeno lontanamente paragonabili.
Perche' allora dovrei arrossire proprio io,
povera untorella senza colpe?
Ho espresso un giudizio di lettura, di
impressione sul tono di un intervento, non sulla
persona che non conosco e che non mi permetterei
mai di giudicare.
Ritengo di aver sufficiente esperienza di
vita, "equilibrio" e maturita' per dare
serenamente un'opinione, diciamo cosi',
linguistico-letteraria. Al contrario, se posso
aver offeso involontariamente la persona, di
questo mi scuso.
Ma non al punto da ritrattare o pentirmi, non
era poi lesa maesta' ne' insulto.
Anzi, ho fatto capire che su eventuali
polemiche con terzi, alle quali anche lei
accenna, sulle ragioni e i torti, non intendevo
intervenire o intromettermi non avendone alcun
titolo.
Percio', nessun impulso, nessuna parola
scappata. Su questo sono, ripeto, tranquilla e
serena, senza alcun imbarazzo.
Mi fa piacere, piuttosto, che nel resto del
mio pezzo non abbia trovato nulla da ridire.
Anch'io metto la faccia e il nome in cio' che
scrivo, lo pseudonimo e' solo un vezzo,
riconduce direttamente alla mia home page.
Come potra' facilmente constatare, si puo'
sapere tutto di me, pubblicamente.
Non ho proprio niente da nascondere.
Riguardo allo pseudonimo che rimanda a una
vecchia violenta e bruttina, mi creda, mi sta
benissimo cosi'. Piu' che violenta, e' solo una
che si difende, e quanto al bruttina... Al
contrario di tanti altri, mai avuta l'ossessione
per l'estetica. Preferirei somigliare a
Margherita Hack che a Monica Bellucci.
Cordialmente
Milena Debenedetti-Nonna Abelarda
|
Marcello Zinola
Alla gentile Nonna
Abelarda:
“La
lettera del sig. Zinola è infarcita di allusioni a fatti
e terze persone, che non provo neppure a capire. Sembra
un parlare a suocera perché nuora intenda, più nello
stile de il Padrino, a dirla tutta, che di Quarto
Potere. Più rivolta direttamente a chi gestisce il sito,
che non ai lettori del sito medesimo. Non mancano le
accuse sprezzanti agli anticementieri duri e puri,
accusati di dire cose e di tacerne altre. Eh già,
mettere tutti in un mazzo e ritorcere è tattica
classica per evitare il confronto diretto sul merito
delle questioni. Ma lasciamo stare ciò che non conosco.
Lasciamo stare quante inchieste faccia, abbia fatto o
debba fare un determinato giornale, che nomi tirare o
non tirare in ballo, quanta informazione debba
ammannire, chi sia più o meno meritevole in proposito”.
La sua
frequentazione ai siti di denuncia e di
controinformazione (si dice ancora così?) non mi pare
che sia così curiosa. Né attenta. Visto che parla di
progetti vari, forse le è sfuggita la cronaca (nel caso
c’è linkata dal sito che legge anche la
videoregistrazione completa della serata) del dibattito
in cui (altro che allusioni cara “nonna” scrittrice) con
nomi e cognomi ci sono tutti: magistrati, ex senatori,
atleti del pensiero vari che si sono dilettati nel tema
“un po’ ti sputtano e un po’ ti insegno come si vive”.
Legga, prima si
documenti, soprattutto prima di dare del mafioso (stile
padrino come scrive Lei) a qualcuno. Provi Lei a fare
una indagine su chi le scrive.
E si documenti
sulle persone che giudica: troppo semplice dire “lasciamo
stare ciò che non conosco” dopo avere
lanciato anche lei la sua brava manciata di guano nel
ventilatore.
Le “nonne”, si sa,
sono sagge. E caute, non nel senso che non dicono e non
fanno, che non criticano o non denunciano: cauti vuol
dire essere documentati.
Colgo l’occasione,
rispondendo al Suo intervento di sottolineare un fatto
che mi è sfuggito in quella che Lei definisce “stizzita”
lettera. Altro che stizzita, direi anche un po’
incazzata per questi veteromoralismi manichei a senso
unico spesso giocati sul confine sottile della
diffamazione che si fa bene attenzione a cercare di non
superare.
Luciano Corrado
scrive che i giornali un tempo facevano scattare le
manette: orrore autentico. Ecco cosa non deve fare un
giornale o un giornalista. Un giornalista fa le
inchieste, denuncia cosa ritiene sia ingiusto o corrotto
o disdicevole, fa la sua battaglia.
Ma le manette
spettano ad altri, sono una cosa troppo seria perché le
manette toccano la libertà delle persone. Già troppi
processi (con il rogo o vocazione pregiudizialmente
innocentista o colpevolista) sono celebrati sui
giornali, nei salotti tv, sui palchi di novelli
sacerdoti del
savonarolismo (nel senso del Savonarola) o
con la connivenza di investigatori che si affidano alla
tecnologia e, incapaci ormai di fare per davvero le
indagini, si affidano alle pressione mediatiche, nella
speranza che un presunto colpevole parli, non avendo
avuto il coraggio (o, meglio, le prove) per fare
scattare le “famose” manette.
Non è stato un
lapsus quello delle manette, cara “Nonna”. Corrado è
stato un buon cronista con il quale ho lavorato
trovandomi d’accordo o in contrasto come accade in una
qualsiasi redazione (sulla tangentopoli savonese,
d’accordo), ma un giornalista è, e deve rimanere un
giornalista. Se vuole la toga del pm e disporre delle
manette, partecipa a un concorso in magistratura. Se lo
vince, entra in ruolo e dispone di tutte le manette che
vuole.
Un giornalista
invece vigila anche sull’uso delle manette e dovrebbe
fare sua la battaglia: sette colonne di titolo per
l’arresto, sette colonne magari due anni dopo quando
tizio viene prosciolto. Invece, spesso, queste cose, non
finiscono nemmeno su tre colonne in cronaca.
Buone feste
Marcello Zinola
giornalista de Il Secolo XIX privo della vocazione di
pubblico ministero
|
RISPONDE Milena Debenedetti-
Nonna Abelarda
Gentile sig. Zinola,
come ho gia' scritto al sig,
assessore Molteni, se si e' sentito offeso Lei
come persona, non era mia intenzione e me ne
scuso. Il paragone cinematografico tanto
vituperato era riferito solo e soltanto al tono
allusivo e indiretto del Suo intervento,
comprensibile a chi era addentro alle questioni,
non ai semplici lettori esterni di Uomini
Liberi, come la sottoscritta.
Se poi ho criticato la parola
anticementieri e' solo perche' mi infastidiscono
- non sara' il Suo caso, certo - le etichette
generalizzanti e sbrigative appiccicate in
blocco a tutti coloro che sono su determinate
posizioni. Se avesse senso un termine tanto
lapidario e totalizzante, logica vorrebbe che
esistesse il suo opposto, cioe', cementieri duri
e puri. E chi sarebbero costoro, terroristi alla
guida di betoniere?
Lo vede come suona grottesco,
semplicemente invertendo i termini della
questione?
Niente guano ne' ventilatori,
dunque, ma solo un commento a definizioni e
categorie, che non ha nulla a che vedere con
inchieste giornalistiche e giudiziarie, e per il
quale ritengo serenamente di non dovermi
documentare piu' di tanto, su siti o con filmati
che sia, cosi' come ritengo di non dovermi
documentare a fondo per affermare che, per me,
il progetto Margonara e' il peggiore degli
incubi. Basta e avanza l'impressione generale.
Del resto, sono in buona e
variegata compagnia a pensarla cosi’, fuori dal
piccolo mondo savonese: c’è persino Vittorio
Sgarbi.
Comunque, sono i cittadini che
devono essere documentati obiettivamente da
politici e giornalisti sui progetti, non il
viceversa. Per il resto, mi pare che nel Suo
intervento ci sia un equivoco di fondo, essendo
tutto riferito alla breve premessa, non al corpo
del mio testo su Trucioli.
E proprio nella mia premessa
ribadivo che non ho titoli ne' esperienza per
giudicare, se non da semplice lettrice, taglio
di quotidiani, valore delle inchieste, meno che
mai professionalita' dei giornalisti, ci
mancherebbe. Se ha delle questioni in proposito
e' sacrosanto che le chiarisca con il collega
che cita o altri, ma grazie al cielo io non sono
giornalista ne' reporter ne' tanto meno
magistrato, e non mi competono inchieste. Non
ritengo di dover prima passare attraverso queste
fasi, per poter dire la mia opinione generica su
un brano che leggo, cosi' come non dovrei essere
insegnante per criticare le scuole o ferroviere
per protestare sui treni.
Senza offendere ne' ferrovieri,
ne' insegnanti, ne' giornalisti.
D'altra parte il mio testo era
volto solo a criticare un'iniziativa in se' e
per se', dicendo che non si trattava di mancanza
di senso dell'ironia. E mi pare di aver
abbondantemente spiegato.
Poi, se Lei ha motivi di
incazzatura ne avrà tutti i diritti, ma mi lasci
dire che anch'io, non da giornalista quale non
sono, ma da cittadina come tanti inerme,
frustrata, impotente, inascoltata e sempre piu'
delegittimata di fronte alla piega che stanno
prendendo gli affari nella mia citta', ho
altrettanto diritto di esserlo, e di vedere
l'iniziativa del concorso non come innocua
spiritosaggine ma come ulteriore presa in giro.
Un'ultima cosa: io non mi
permetterei mai e poi mai di giudicare Lei come
persona, ma neanche Lei mi conosce. Per tutti
quei nonna e nonna scrittrice virgolettati ed
espressi con evidente sarcasmo, per le accuse
velate di disinformazione e di ignoranza che si
intuiscono fra le righe, non avrei diritto di
offendermi anch'io?
Ricambio gli Auguri di Buone
Feste
Milena Debenedetti- Nonna
Abelarda
una savonese qualsiasi che
ritiene di dover lottare per la sua citta'
|
La risposta di
"Trucioli"
Luciano Corrado
ringrazia, scoprendo che nei suoi 40 anni di
attività giornalistica (condivisibile o non) ha
firmato e fatto eseguire ordini di cattura.
Quelli veri! Sostituendosi ai magistrati
savonesi ai quali chiede scusa per il casuale
coinvolgimento. Forse l'editore del Secolo XIX
potrà dire se e quante volte il Pm, Corrado
(cosi veniva scherzosamente definito in
redazione), ha fatto condannare il giornale o
pagato danni per diffamazione a mezzo stampa e
per "arresti". Può dire altrettanto qualche
altro collega "illuminato"? E' una minuscola
carta di identità professionale. Ma crediamo,
speriamo, che ai "navigatori" internet savonesi
interessino assai di più gli articoli,
soprattutto di denuncia della realtà di Savona e
provincia, fuori dal coro, pubblicati su Uomini
Liberi e Trucioli Savonesi. Sempre in attesa di
possibili smentite che non arrivano. Gli
avvertimenti, quelli sì, seppure larvati o per
interposta persona. Comunque sia, i lettori non
meritano il duello Zinola-Corrado che, tra
l'altro, non ha mai chiamato in causa il
collega. Non è Zinola il nostro interlocutore
preferito, almeno per ora. Non lo merita neppure
chi gestisce i due blog, senza fini
inconfessabili, rimettendoci di tasca,
sottraendo tempo e dedizione alla famiglia. E ha
creato, armato solo di passione, una libera
voce, per tutti. Con i suoi limiti, i suoi
errori. Ma senza dover ubbidire al partito e al
suo big di turno, ai potentati economici,
sindacali o di Coop varie. Né fare da megafono a
chi ricopre posti pubblici per grazia
ricevuta. Conclusione: ognuno è libero di
indossare l'abito del bastian contrario,
mettersi da una parte o dall'altra, in mezzo.
Ognuno ha la sua nomea, meritata o meno, davanti
al supremo "giudice-lettore".
A nonna Abelarda,
nella più assoluta modestia, rinnoviamo la
stima, umana e professionale, di questa
redazione di volontari e, per caso, idealisti
dell'onestà, dell'anticensura, della
coerenza. Per fortuna non siamo soli, anche se
in minoranza. Più solidali con l'ultima denuncia
in tivù (rete 4) di Bruno Lugaro, giornalista
savonese de Il Secolo XIX, sul grave stato
claudicante dell'informazione locale, che vicini
a chi preferisce allinearsi e forse "calare le
braghe". (motto caro a Beppe Grillo!). Ai
lettori un impegno: non temiamo
intimidazioni. Le insinuazioni non ci fanno
paura. Per fortuna c'è sempre un archivio
"parlante", inesauribile. Anche per non
dimenticare.
Ps:
dimenticavamo di rendere noto che la freccia
dell'assessore Molteni ha colpito nel segno.
Nonna Abelarda temeva solo di far sapere che
dopo essere stata corrispondente di "Guerin
Sportivo" dalla zona di Finale, Spotorno e Noli,
con uno stipendio da vera fame (400 euro di
fisso, più le collaborazioni a getto), ha
accettato un assessorato esterno da 2.400 euro
al mese al solo scopo di riportare equità
sociale e vivibilità in un'ammirevole città
italiana.
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