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UOMINI E BESTIE

8: Prospezioni dell’immaginario

 

I Giganti

Settima parte

 

 

Come spiegare tutte queste fantasie? Ammesso che la mitopoiesi possa, anzi! debba esser spiegata, ciò di cui ormai dubito molto. Presso gli Antichi non poteva mancare l’esegesi evemeristica, che nel brano varroniano qui di séguito, la cui trad. riprendo dalla scheda della sett. scorsa, raggiunge il culmine del ridicolo.

 

Varro dicit in diluvio aliquos ad montes confugisse cum utensilibus, qui lacessiti postea bello ab his, qui de aliis veniebant montibus, facile ex locis superioribus vicerunt: unde factum est ut dii superiores dicerentur, inferiores vero terrigenae. et quia de humillimis ad summa reptabant, dicti sunt pro pedibus habuisse serpentes.

(SERV. in VERG. Aen. III 578).

 

Varrone [fr. 103 III Appendices SEMI; cit. in mythogr. III 1, 10] sostiene che durante il Diluvio alcuni uomini si salvarono rifugiandosi sui monti e portando con sé il necessario per sopravvivere; costoro in séguito, sfidati a battaglia da altri sopravvissuti che provenivano da altre montagne, ebbero facilmente la meglio perché combattevano da posizioni piú elevate, onde avvenne che i vincitori fossero detti dei superni ed i vinti figli della terra. Inoltre, poiché questi ultimi arrancavano dal fondo alla cima, si disse pure che avevano serpenti al posto dei piedi.

 

Una doppia chiave di lettura, anche se certo non l’unica, ci suggerisce Pausania, il quale dapprima ricorda la pretesa degli Arcadi che la Gigantomachia si fosse svolta nella loro regione per il fatto che presso la fonte Olimpiade scaturiva fuoco dal terreno (il testo è ripreso dal brano più ampio già tradotto nella Prima parte, ove si troverà anche una carta a corredo).

 

Varcato l’Alfeo s’incontra il territorio della città di Trapezunte colle sue rovine. Tornando sull’Alfeo da Trapezunte, sulla sinistra non molto lungi dal fiume c’è un luogo chiamato l’Abisso, dove ogni tre anni si celebrano i misteri delle Grandi Dee [Demetra e Core]; in questo posto si trova una fonte detta Olimpiade, che sgorga ad anni alterni, e vicino ad essa un fuoco che scaturisce dalla terra. Gli Arcadi sostengono che la favolosa battaglia degli dèi e dei Giganti ebbe luogo qui e non a Pallene di Tracia, e vi celebrano sacrifici in onore dei Baleni, degli Uragani e dei Tuoni.

(PAUS. VIII 29, 1).

 

Se si aggiungono le testimonianze accennate nel Gigantum catalogus (Quarta-Sesta parte; ma molti di piú sono i toponimi che, tramite varianti epicoriche della saga, vantavano un’origine simile a quella di Nisiro o dei Campi Flegrei), dovrebbe apparire chiaro che almeno a volte i Giganti incarnano i fenomeni tellurici e il vulcanismo delle zone sismiche.

Poco oltre (VIII 32, 5) l’A. afferma d’aver visto nel tempio di Asclepio in Megalopoli ossa smisurate, che i locali assegnavano ad uno dei Giganti raccolti da Opladamo per difendere Rea e l’ultimo nato Zeus dalle intenzioni omicide di Crono. In questo caso il mito sembrerebbe sorgere e ritualizzarsi dal trovamento di resti fossili di specie estinte, che i Greci certo non avevano gli strumenti necessari per interpretare scientificamente come noi (ne parla Sir James Frazer nel suo fondamentale commento alla Periegesi). Ci sono poi i richiami al folclore, anche neogreco, che restano comunque problematici, e infine il ruolo simbolico, cui li confina l’arte tardoclassica e soprattutto ellenistica, come si vedrà, di emblemi della barbarie primeva

 

MISERRIMUS