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UN CHILOMETRO DI PONTE:
ovvero “IL SONNO DEI CITTADINI GENERA NUOVI MOSTRI” (1).

 (1) Titolo di uno spettacolo di protesta di Marco Paolini


di ANTONIA BRIUGLIA

 


Marco Paolini

“La città di SAVONA si compone di due mezze città. In una c’è un grande ottovolante dalle ripide gobbe, la giostra con la raggiera di catena, la ruota delle gabbie girevoli, il pozzo della morte…la cupola del circo col grappolo dei trapezi che pende in mezzo.

L’altra mezza città è di pietra, marmo e cemento, con la banca,i palazzi..la scuola e tutto il resto.

 Una delle mezze città è fissa, l’altra è provvisoria e quando il tempo della sua sosta è finito, la schiodano, la smontano e la portano via per trapiantarla in terreni vaghi di altre città.

Così ogni anno arriva il giorno in cui i manovali staccano i frontoni di marmo, abbattono i muri di pietra, i pilastri, smontano i monumenti, i docks, la fabbrica, l’ospedale, li ricaricano sui rimorchi…

Resta la mezza Savona dei tirassegni, delle giostre, con il grido sospeso della navicella dell’ottovolante a capofitto, e comincia a contare quanti mesi, quanti anni dovrà aspettare prima che torni la carovana e la vita della città ricominci”.

  

Spero mi si perdoni questo gioco, dove dal libro di Italo Calvino “Le città invisibili” ho sostituito nel capitolo dedicato alle città sottili, il nome di SAVONA a SOFRONIA. Purtroppo però mi sono resa conto che la sostituzione non solo si presta per la verosimiglianza del nome, ma anche nella sua tragica prospettiva. Altri hanno cominciato questo farneticante sproloquio su progetti, edifici, ponti, città straniere da imitare: un giorno Barcellona, un giorno Siviglia, un altro Dubai o Bilbao.

Tutto infarcito di spettacolarizzazione dell’urbanistica ormai in mano a Projet Manager che producono Masterplan per giustificare le inammissibili volumetrie che incombono sul territorio di una città, utili solo alla realizzazione di affari di pochi.

Santiago Calatrava

IL MASTERPLAN 

“Il masterplan presentato dal sindaco Berruti cambierà lo skyline della città”.

Non è chiaro se il virus anglofono abbia contagiato i giornalisti del Secolo (articolo del 14/12/07) o la stessa Giunta, ma una cosa è vera: la pianificazione illustrata dal Sindaco, dovesse realizzarsi, cambierebbe veramente l’aspetto di Savona, proprio in una Sofronia.

 Un ponte pedonale di un chilometro come quello di Calatrava, che lascerebbe indisturbato il traffico veicolare sulle strade del centro cittadino senza risolvere i problemi d’inquinamento acustico e atmosferico.

Un parcheggio per 4.000 auto sulle sponde del Letimbro, mascherato da parco urbano, in barba a politiche di nuova viabilità, a problematiche idrogeologiche del sito stesso.

Una monorotaia funicolare: people mover (per non perdere la nuova abitudine linguistica), ma solo se i conti lo consentiranno!

Nella sottozona BINARIO BLU di...Sofronia  30.000 metri cubi in torri di 90 metri d’altezza: un intervento che lo stesso Sindaco della città, dall’alto della sua competenza urbanistica definisce: COMPATIBILE!!!!!!

 

L’EFFETTO BILBAO

 

Collabora in modo convinto all’edificazione di Sofronia anche la projet manager Olga che ispirandosi a Bilbao, presenta il progetto Margonara e per rendere digeribile  un tornado di 125 metri, aggiunge una nuvola a destinazione pubblica sempre” griffata”, dove collocare auditorium, congressi,esposizioni, centro salute, centro sportivo (chiedo scusa per le inevitabili dimenticanze ). La signora Olga ci regalerà la vista a mare che,a suo dire, ora è ostacolata al 60 % e insieme l’edificazione di un grande parcheggio interrato in una grande  cementificazione  chiamata: collina artificiale e tutto sarà in virtù di una grande capacità di dialogo tra Amministrazioni e imprenditori immobiliari, sotto la benedizione( marketing) di Emirati Arabi, Russia e Cina.

 

DECADENTISMO CULTURALE E DIALETTICA URBANA

 

La schizofrenia del processo economico e politico , a Savona ,dà una prova concreta di dialettica adatta a svalorizzare quelli che sono i veri contenuti dell’urbanistica e dell’architettura che nei secoli è stata la stratificazione della vita delle città, in una evoluzione spesso frutto di coesione di elementi formali diversi.

 A Savona, oggi, tutto si stravolge  e a parlare sono i “circensi”

dell’urbanistica  la cui falsa coscienza accompagna l’enfatica quanto barbarica presa di possesso del territorio .In un intrattenimento unilaterale, propongono la propria merce come un‘allucinazione sociale per ”spettatori dispiaciuti e sonnolenti”,  incapaci di riconoscere la propria realtà  in un contesto mirabilmente appiattito dalla stessa spettacolarizzazione  e in attesa che “la carovana ritorni e la vita della città ricominci”.

 ANTONIA BRIUGLIA