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I PROBLEMI SOCIALI
DEL FUTURO

SESTA PUNTATA

L' AUSPICABILE  POLITICA
SOCIO-SANITARIA
 


Barbara Starfield

Come era molto facilmente prevedibile, nessuno (a livello politico o manageriale) ha risposto alle DUE DOMANDE, con le quali avevo concluso l' articolo della scorsa settimana.
Ma, poichè ho imparato, dai nostri antenati, che RIPETERE GIOVA, ripropongo, ancora una volta, i Due Interrogativi, differenziandoli, tuttavia, lievemente dalla loro precedente formulazione:  

  • Perchè, nel caso della Soppressione o del Radicale Ridimensionamento dei Servizi Territoriali (Assistenza Domiciliare agli Anziani - Medicina Scolastica - Poliambulatori di Quartiere - Consultori Familiari) nessuno si è alzato a parlare per sollevare una sia pur timida protesta?
  • Perchè, invece, nel caso dell' Attuale Ristrutturazione dei Servizi Ospedalieri, stiamo assistendo ad una deteriore ed incivile "bega", rivolta unicamente a salvaguardare il potere locale e non già il progresso scientifico e tecnologico?

Mi ero ripromesso di rispondere da solo a queste domande, ma, nel frattempo, mi è pervenuta una risposta, sia pure indiretta.

La risposta porta l' autorevolissima firma di Barbara Starfield, docente di politiche sanitarie alla John Hopkins University; questa ricercatrice, parlando a Cernobbio, durante il recentissimo Forum Meridiano Sanità (dove è stato possibile realizzare un serio confronto tra Amministratori di diversi Paesi OCSE sul futuro dei sistemi sanitari) ha testualmente affermato:

" L' assistenza Primaria Territoriale si conferma lo strumento più efficace per tutelare la salute dei cittadini, superare le ineguaglianze e contenere la spesa sanitaria.

Migliorare l' assistenza territoriale consente di ridurre la mortalità infantile e la mortalità per cause evitabili e, più in generale, di prolungare l'aspettativa di vita, ma, anche, di ridurre le spese, evitando il ricorso improprio a visite specialistiche ed a ricoveri ospedalieri."

E Barbara Starfield ha ancora aggiunto:

"Sappiamo che la ricchezza di un Paese  ed il numero delle strutture ospedaliere non garantiscono la qualità dell' Assistenza Sanitaria.

Ci sono Paesi ricchi, come gli Stati Uniti o la Svizzera in cui l' aspettativa di vita sta cominciando a diminuire proprio a causa di un ' Assistenza sul Territorio inadeguata."

Aggiungo che al Forum, sopra citato, era presente il Ministro della Salute, Livia Turco, la quale ha autorevolmente dichiarato:

" L'anno prossimo si compiono i 30 anni della Legge 833, istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale. Potrebbe essere una buona occasione per una Riforma che dia un impulso determinante all' Assistenza Primaria Territoriale."

Mi auguro sinceramente che questo auspicio del Ministro sia condiviso e, soprattutto, attuato da tutte le Regioni Italiane, le quali (desidero ricordarlo), in tema di legislazione ed organizzazione sanitaria, rivestono un' importanza notevole, se non, addirittura, decisiva.

Tuttavia, è indubbio che, accanto alla rinascita ed al potenziamento dei servizi territoriali, deve accompagnarsi una trasformazione del modo di essere e di operare dei nostri ospedali.

Già in un precedente articolo, scritto  per "Trucioli Savonesi" in data 15 Giugno 2006, ero giunto a scrivere, a questo proposito:

"L' ospedale, in avvenire, dovrà diventare una struttura, altamente specializzata, dove verrà curata e riabilitata soltanto quella parte di cittadini che non potrà essere razionalmente trattata a livello territoriale."  

Era un' affermazione alquanto drastica e che poteva essere interpretata come una strategia rivolta a limitare la funzione delle strutture ospedaliere.

Tuttavia, a mio modo di vedere, il concetto di fondo rimane non solo razionale, ma estremamente attuale; infatti, esso ha trovato conferma nel recentissimo Convegno, svoltosi l' 8 Novembre di quest' anno a Torino, avente per titolo: " L' OSPEDALE DEL FUTURO E LA CENTRALITA' DELLE PERSONE".

Tra i diversi interventi dei numerosi Scienziati, Tecnici e Studiosi, presenti al Convegno, merita di essere segnalato, in particolare, quello di Ivan Cavicchi, Docente di Sociologia dell' Organizzazione Sanitaria all' Università "La Sapienza" di Roma e Docente di Filosofia della Medicina all' Università di Tor Vergata (Roma).

Il Prof. Ivan Cavicchi aveva anticipato il contenuto della Sua relazione, nel corso di una INTERVISTA, rilasciata, in data 7 Novembre 2007, al settimanale " Tutto - Scienze", allegato al quotidiano " La Stampa".  

Riporto una parte di questa Intervista, perchè ampiamente chiarificatrice del suo pensiero, in merito alle futuribili funzioni dei nostri nosocomi.

  • DOMANDA: Come immagina l' Ospedale del Futuro?

Lo vedremo oppure è destinato a restare un' Utopia?

RISPOSTA: L' Ospedale del Futuro lo vedremo, perchè già in parte esiste in molti Paesi e qualche primo esempio comincia a emergere anche in Italia: è quello che ha imparato a ripensare la propria filosofia.

  • DOMANDA: Che cosa significa in concreto?

RISPOSTA: Il vecchio ospedale nasce dall' idea positivista di scienza, con il malato che dev' essere rigidamente separato dal luogo della vita e, quindi, dal suo territorio.

Il nuovo ospedale nasce, invece, da un rapporto stretto con il luogo in cui si trova e con la comunità: se in passato individuare la malattia significava saper riconoscere una serie di sintomi, oggi si crea una nuova relazione basata sul concetto (che sembra retorico, ma essenziale) dell' umanizzazione. Quindi, va ripensata, prima di tutto, l' organizzazione interna del lavoro.

  • DOMANDA: Come diventerà in pratica?

RISPOSTA: Si dovrà rivedere la struttura fordista e taylorista. Già adesso, d'altra parte, si comincia a ridiscutere le divisioni tradizionali, i Reparti e le Sezioni.

Al loro posto, ci vorranno Aree Miste, ad alta intensità di cura, con team di specialisti che lavorano insieme e, allo stesso tempo, si dovrà favorire l' integrazione tra medicina generale e medicina ospedaliera, due mondi che, in Italia, restano ancora separati.

Ho voluto scientemente riportare, in maniera integrale, le dichiarazioni di Barbara Starfield (sull' Assistenza Socio Sanitaria Territoriale) e di Ivan Cavicchi (sull' Ospedale del Futuro), perchè, dalle loro parole, emerge in modo chiaro (ed oserei dire: luminoso) la politica socio-sanitaria, che dovrebbe essere concepita ed attuata per la nostra società e per quella dell' avvenire.  

Ma v'è di più: dalle loro parole, nasce, come logica conseguenza, la RISPOSTA che mi ero ripromesso di dare ai Due Interrogativi, posti all' inizio di questo articolo; la mia RISPOSTA, a sua volta, viene a rivestire le vesti di una CRITICA (che vuole, tuttavia, essere costruttiva) nei confronti della nostra Regione e della grande maggioranza dei nostri Enti locali.

In sintesi:

  1. In Liguria, con l' avvio della Legge di Riforma Sanitaria del 1978, sono stati, di fatto, soppressi o sono stati radicalmente ridimensionati i Servizi Socio-Sanitari Territoriali, perchè, a differenza di altre Regioni, NON SI SONO VOLUTAMENTE COSTITUITE LE UNITA' SOCIO-SANITARIE LOCALI, vale a dire la COESISTENZA E LA SIMBIOSI TRA INTERVENTO SOCIO-ASSISTENZIALE ED INTERVENTO SANITARIO; di conseguenza, sono state smembrate le equipes socio-sanitarie territoriali esistenti ed i servizi ad esse collegati;

  2. La Medicina di Base Territoriale è stata abbandonata al proprio destino ed è stata, quindi, isolata, avendo, essa, perso gli indispensabili contatti non solo con i servizi Socio-Assistenziali, ma anche con i Servizi Ospedalieri (come magistralmente denunciato da Ivan Cavicchi);

  3. Gli ospedali sono diventati strutture a sè stanti ed, addirittura, in alcuni casi (come, ad esempio, il Santa Corona di Pietra Ligure), sono stati trasformati in Aziende Autonome, avulse dal Contesto Istituzionale Provinciale e, per questa ragione, sono diventati Centri di interessi e, quindi, di contrasti esclusivamente localistici;

  4. Lo smembramento, sopra descritto, ha portato, come logica conseguenza, ad un abnorme aumento della richiesta e dell' effettuazione di esami specialistici e, soprattutto, di ricoveri ospedalieri impropri;

  5. La caduta innaturale dell' Assistenza Primaria Territoriali ha condotto ad un altrettanto innaturale incremento della spesa sanitaria; addirittura, leggendo le dichiarazioni di Barbara Starfield, mi sono chiesto se, per caso, questa illustre Docente non fosse passata dalle nostri parti, per fare la necessaria esperienza sulla materia;

  6. Il concetto etico di HUMANITAS, che (accanto agli altri due postulati ARS e SCIENTIA) doveva essere alla base della vita professionale degli operatori sanitari, rischia di diventare una malinconica chimera dei tempi passati;

  7. Infine, ben pochi (soprattutto, a livello politico) si rendono conto che il nostro Servizio Sanitario è stato organizzato per far fronte alle malattie acute e non ha, attualmente, nè  la cultura, nè gli strumenti attuativi per fronteggiare adeguatamente il TEMA DELLA CRONICITA', nei suoi molteplici e variegati  aspetti.

Questo sarà, dunque, l' Argomento della Prossima Puntata.

29 Novembre                                               ALDO PASTORE