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Solo con la pace si va alla guerra
di Nonna Abelarda

 Pace, fratelli e sorelle, e persone di buona volontà! In questo momento sento il bisogno di fare un intervento che concili gli opposti, che smussi le asperità, che trovi qualche via d’intesa.

Ora, siccome non siamo in uno di quei film religiosi hollywoodiani che si concludono con rosea dissolvenza e scampanio, siccome io stessa magari sono poco adatta alla bisogna, siccome di solito i pacieri non piacciono a nessuno e le prendono da tutti, la cosa più probabile è che i vari litiganti siano finalmente d’accordo su qualcosa, sì: nel guardarmi male, nel chiedermi chi *@@@@@**§§§ sono  e cosa ***§$$$@@@@ voglio, e procedere a contumelie e lancio di verdura marcia e altri oggetti contundenti.

Confido nella benevolenza dovuta magari all’atmosfera prenatalizia, anche se a me di solito la sola idea dei costosi regali e degli addobbi vari e della finta bontà (quest’ultima un po’ in ribasso, peraltro) provoca allergie cutanee.

Mi riferisco alla nostra realtà cittadina. Mi riferisco a gruppi, organizzazioni, comitati, singole persone, testimonial, adepti vari della prima e dell’ultima ora. La situazione di Savona e dintorni è evidentemente mostruosa. Questo sia nel senso proprio del termine, sia come monstrum latino, cioè eccezionale e fuori dalla norma. Ormai, sembra una di quelle bolle talmente gonfie, luccicanti e colorate, talmente ipertrofiche, che il dubbio non è che possa rompersi o meno, solo dove e quando. L’evidenza di ciò che è in corso e in progetto, l’illogicità palese di certe asserzioni,  la vista dei primi risultati pratici  che smentiscono i presupposti riescono persino a superare la torpida indifferenza di tanti, le campagne promozionali di certa stampa amica, le appartenenze ideologiche. Siamo, insomma, in un momento cruciale, dove pur tutto ciò che è sempre proceduto indisturbato su cingoli da carrarmato, spadroneggiando e spianando senza ostacoli, è costretto per un attimo appena a passettini delicati da Nureiev, annusando l’aria che tira, e che non è buona di sicuro. Basterebbe un nulla per fare finalmente esplodere questa bolla, e ricostruire. Ops, ho usato il verbo sbagliato, volevo dire, programmare il futuro su nuove basi.

E invece, che si fa? Man mano che la barca degli scontenti si fa sempre più affollata, ci si guarda diffidenti e si litiga. Perfetto, di questo passo possono posare gli scarpini da ballo e riavviare il carrarmato.

Alcune cose sono francamente incomprensibili, tipo i duplicati di riunioni in luoghi diversi, promosse da personaggi diversi, ma  sullo stesso tema e qualche volta addirittura in contemporanea! E’ così difficile parlarsi, mettersi d’accordo, farne una sola magari meglio preparata e annunciata? Insomma, Savona è piccola, ci conosciamo tutti, c’è il telefono il telefonino l’email, addirittura esistono già persone che fanno parte di più comitati e possono fare da tramite! E invece no. Quattro gatti alla spicciolata. Non si potrebbe organizzare meglio?

Già più comprensibile, perché magari esiste una certa chiusura e indisponibilità (nonché un ciccinin di coda di paglia) della controparte, è il non riuscire a creare dibattiti e confronti aperti alla cittadinanza, con dati di fatto, sulle singole questioni, perché si possa decidere liberamente. Qui è la classe politica e imprenditoriale a essere particolarmente sfuggente, e così si va avanti a colpi di peana senza contraddittorio da una parte, a geremiadi e accuse dall’altra, senza alcun punto di contatto.

 Non si potrebbe metterli più sotto pressione, oppure cercare mediatori, perché questi veri confronti siano fatti (come pare avvenga in altri paesi più democratici)?

E poi, le divisioni interne al “fronte”. L’ideale, il sogno, sarebbe riunificare i comitati che si occupano di problemi diversi, ma riconducibili chiaramente a un’unica matrice. Mettere centrale di Vado e Margonara in contrapposizione, per esempio, è pura follia, che fa comodo solo a chi le vuole entrambe. Ma qui ho visto di peggio, ho visto riesplodere, o crearsi e approfondirsi, rancorose e diffidenti divisioni persino fra chi ha a cuore lo stesso problema, fra chi si batte per lo stesso risultato!

Posso provare a capire. C’è chi da anni lotta, frustrato, inascoltato, isolato, boicottato e deriso magari, e guarda male i sapientoni dell’ultima ora che spuntano all’improvviso e ottengono più seguito o risultati. Magari anche persone note interpellate in passato e che avevano risposto picche. C’è chi viene giudicato non in buona fede, chi troppo intellettuale e snob, personalista, presenzialista, o chi troppo popolare e ingenuo, o chi troppo ambientalista nei suoi temi e propositi, o chi troppo radicale e politicizzato. C’è Tizio che non si parla da anni con Caio. C’è quello che mira a visibilità personale, a carrierine politiche; c’è chi vede un gruppo o comitato come cosa sua, c’è chi ha pregiudizi ideologici e non è disposto a dialogare con quelli dell’altra parte ...

E via discorrendo. Paradossalmente, più la protesta ingigantisce, si estende, si fa forte, esce dall’ambito locale, ottiene qualche visibilità e risultato, e più queste crepe e divisioni emergono e si approfondiscono. Non nel momento della difficoltà estrema, ma in quello della potenziale riscossa. E in queste diatribe e proteste, ahimè, ci esauriamo. Posso provare a capire, dicevo, ma non ci riesco. Per natura, se ho in mente un obiettivo, e se questo mi sta a cuore, lo metto davanti a tutto, e pur di vederlo realizzato sono disposta anche a qualche sacrificio personale, anche a restare nell’ombra.

Anche se, per obiettività, devo dire che nell’inferno dei comitati sopra descritto io mi metto nel girone di quelli che fanno fatica a cercare i compromessi, e ad accettare chi è di parte politica “antipatica”. Ma ci provo, almeno, a separare persone e risultati da tutto il contorno. 

Teniamo conto di una cosa, molto importante: che più ci prefiggiamo obiettivi ambiziosi e generalizzati, più ci crediamo e lottiamo per essi, e più sarà facile realizzarli, anche se sembra una contraddizione. Per esempio, se non ci fermiamo al no, all’essere contro, cosa che si presta facilmente a strumentalizzazioni e ritorsioni, ma proviamo a immaginare, a discutere, a proporre  prospettive di sviluppo e progetti diversi, che già esistono e sono interessanti, faremo un passo oltre, spiazzando chi ignora e denigra.

Io credo in tutto questo, credo che sia possibile, anche nella triste consapevolezza che bisogna credere in qualcosa di alternativo e valido, o il futuro sarà sempre più grigio per tutti, tranne quei pochissimi che lucrano sulla nostra pelle.

Per mia fortuna ho trovato delle persone che la pensano come me, con le quali spero di riuscire almeno a provarci, a lottare civilmente, a fare informazione e consapevolezza. Molti di loro sono del Meetup di Beppe Grillo, ed essendo arrivati dopo sulla scena locale, essendo portati ad occuparsi di molti temi, hanno forse il privilegio di un punto di vista un po’ più distaccato e panoramico, meno dall’interno  dei singoli problemi, non politicizzato.  Noi faremo e facciamo volentieri da tramite e da punto di incontro.

Proviamo a pensarci. Proviamo a sforzarci di trovare ciò che unisce, non ciò che divide. Mi basterebbe ricordare il sorriso di profondo compatimento ironico, superiore, che ho visto sul viso di certi personaggi, quando commentavano  fra loro la critical mass acquatica pro-Margonara di questa estate. Non crediate che quel sorriso sia diverso, si tratti di Crescent o di piattaforma Maersk. Non crediate di esserne esclusi, di essere più forti o più furbi. E se provassimo, invece, a farglielo sparire dalla faccia, tutti insieme?  

O.K., adesso tirate pure, tutti quanti. Sono pronta.  Non troppo forte, però.  

Nonna Abelarda