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LA STORIA “SEGRETA”
DEL “CICLONE TEARDO”

 A 26 anni dai primi articoli, nuove rivelazioni di “Trucioli Savonesi”

 QUANDO LA FABBRICA DELLE TANGENTI

FECE AUTOGOL.  PER DEMERITO DI CHI ?

 Per la prima volta, dall’esordio della Teardo story, ricostruiamo i giorni, mai raccontati, che precedettero l’esposto-pilota dell’inchiesta che l’ex presidente della Regione Liguria definì “Una sporca storia e io ho pagato per tutti”, dichiarandosi vittima di una macchinazione (intervista al settimanale Oggi del 26 agosto 1985). Tutto ebbe origine da un articolo di Paese Sera, ripreso da Enzo Biagi su Repubblica. Seguirono un intervento di Adriano Sansa sul Secolo XIX e sullo stesso giornale “lettera aperta” a Teardo dell’avvocato Carlo Trivelloni. Con sei micidiali domande, soprattutto sulle ricchezze accumulate da Teardo. Infine l’esposto-denuncia a firma di Renzo Bailini. Ultimo anello di una catena che, senza essere preordinata, riuscì a dare l’assalto ad una fortezza a lungo inespugnabile. Protetta dalle istituzioni locali, ma “scaricata” dal presidente della Repubblica, Pertini. E grazie anche al ruolo, mai svelato, di un giudice galantuomo.... I deliranti comunicati del Psi di Savona e Imperia


 Un giovanissimo Alberto Teardo

SAVONA- <Il procedimento penale in oggetto trae origine dalla vicenda cosiddetta del Savona Calcio. A seguito di un esposto in data 29 ottobre 1981, a firma di Bailini Renzo, il procuratore della Repubblica di Savona interrogava Capello Luigi Leo, presidente della squadra di calcio “Savona fbc”....>.

 E’ l’inizio di un’inchiesta che segnerà la storia socio-politica savonese, avviata nel 1981 e non ancora conclusa, almeno nella sua fase di testimonianze a futura memoria.

Un esordio che si ripete nella richiesta di rinvio a giudizio del Pm, Giuseppe Stipo, del rinvio a giudizio del giudice istruttore (in coppia Del Gaudio-Granero), nelle motivazioni della sentenza di primo grado a Savona (Presidente Gennaro Avolio, relatore Vincenzo Ferro, a latere Caterina Fiumanò), di appello a Genova, della Cassazione a Roma e di un successivo verdetto in Corte d’appello. Tanti sono stati i processi. Una montagna di carte, tra interrogatori, intercettazioni, allegati. Memorie difensive. Un importo record di parcelle legali e di cui parleremo in altra puntata.

Non è un rinvangare, aprire ferite che molti, a ragione, vorrebbero chiuse per sempre. Per chi ha pagato il debito con la giustizia, cosa rara in Italia.

Resta da raccontare, alle generazioni che non hanno avuto modo di conoscere, di sapere, ciò che accadde “dietro le quinte” di quel violento terremoto. Scosse Savona, la Liguria, l’Italia. Raggiunse molti paesi europei, da interessare i turisti affezionati del Mar Ligure. E poi manca un racconto dall’A alla Z di quella vicenda. Oltre a non conoscere quella parte “semicarbonara” che pochi hanno vissuto in diretta. Per dare magari una risposta a chi, copiando una frase dell’insigne giurista torinese Federico Grosso, <non conoscendo tutti gli atti trasformano la realtà in teatrino>. Ed è pure accaduto a “studiosi” e “docenti” della  “mani pulite” di Savona.

PERCHE’ BAILINI

FIRMO’ L’ESPOSTO

In attesa, di dare più spazio agli argomenti documentati con un libro-verità (ormai va di moda), elenchiamo i passaggi e le tappe facendo parlare gli atti.

E’ il 14 ottobre 1981. Il Secolo XIX, in cronaca nazionale, pagina Liguria, ospita una lettera aperta dell’avvocato Carlo Trivelloni, consigliere comunale e che ...LEGGI.... riproduciamo integralmente e tutta da leggere. Per la cronaca ricordiamo che lo stesso Trivelloni sul periodico “Sinistra indipendente” del luglio 1986, cinque anni dopo, scriverà un’altra durissima lettera-denuncia, con molta meno fortuna, dal titolo “Ritorna il clan Teardo”. Da rabbrividire. Da scatenare televisioni e giornali? Silenzio totale. Solo un’interpellanza, senza seguito, di due parlamentari. Eravamo già in piena “normalizzazione”. Al Quirinale non c’era più Pertini, all’Ufficio Istruzione del Tribunale erano in partenza i giudici Granero e Del Gaudio, tra gli inquirenti era arrivato il passaparola “lascia fare, hai visto la sorte toccata a Bozzo e altri?”. Al Secolo XIX erano finiti i tempi del direttore Tommaso Giglio.

Ebbene, come potremo documentare in altra occasione, l’esposto di Bailini prese proprio lo spunto, l’avvio, l’ispirazione dalla lettera-aperta di Trivelloni, la cui pubblicazione fu fortemente sponsorizzata, pur tra qualche incertezza dello staff, dall’allora caporedattore Camillo Arcuri.


Carlo Trivelloni

L’AVVOCATO TRIVELLONI PRESE

LO SPUNTO DA SANSA E BIAGI

La lettera aperta di Trivelloni, dal titolo “Che cos’è il Cad 2 del presidente Teardo?” iniziava con queste parole: <La limpida e dolente lettera aperta di Adriano Sansa (magistrato che diventerà poi sindaco di Genova, scomoda coscienza critica della sinistra cattolica, che non ha mai dimenticato Savona, dove è cresciuto, attuale presidente del tribunale dei minori n.d.r) pubblicata dal Secolo XIX del 26 settembre 1981 e la sferzante nota di Ezo Biagi,

 apparsa su Repubblica del 24 settembre 1981, mi impongono di manifestare anche pubblicamente che io non sono tra quei liguri, e sono tanti, che si meritano Alberto Teardo presidente della Giunta Regionale e Michele Fossa futuro assessore alla Sanità. Ora, anche perché nessuno pensi che tutti tacciono per timore o per proprio tornaconto, vorrei porre al presidente Teardo le seguenti domande... per stare al tema dibattuto dal Secolo XIX>.

PROVENTI DELLA RICCHEZZA

ED IL RUOLO DEI “CAD 2 “ 

Trivelloni chiedeva a Teardo di rendere pubblici i suoi beni (un’abitudine che si è persa e sarebbe istruttiva per quanto è accaduto e accade in questi anni di spietata speculazione edilizia-immobiliare a Savona e nella nostra provincia, assai peggio ed impunita di allora, ma non c’è più Trivelloni n.d.r.). Visto che Paese Sera, schierato con la sinistra e quotidiano bandiera, il 15 settembre, parlava di un Teardo diventato molto ricco e potente in pochi anni.

Riepiloghiamo le date, è importante. 15 settembre 1981 Teardo nel mirino di Paese Sera. 24 settembre entra in campo Enzo Biagi su Repubblica. 26 settembre “dolente” lettera di Adriano Sansa sul Decimonono. 14 ottobre lettera aperta di Trivelloni sul Decimono. 29 settembre arriva in Procura l’esposto firmato da Renzo Bailini sul “Savona Calcio” dove si parla di tangenti. Fermiamoci qui.

Trivelloni, uomo pratico, colto, giurista, coraggioso (dote rara tra i nostri amministratori pubblici quando c’è da denunciare casi di corruzione e malaffare) mette all’angolo Teardo con questo preciso quesito pubblico: <Se è così ricco, con quali proventi lo è diventato? E se invece non è vero, quale è la reale situazione patrimoniale ed economica sua e della famiglia?>.

Saltiamo, per brevità, gli altri interessanti quesiti posti da Trivelloni e che il lettore potrà comunque leggere nel documento-lettera. Arriviamo alla domanda sul ruolo del Cad 2. Trivelloni chiedeva di sapere cos’era il Centro di azione democratica, come funzionava, quale fosse l’oggetto sociale, quali attività svolgeva realmente.


Il generale in pensione Nicolò Bozzo
 

 L’ATTO COSTITUTIVO

DEL “CAD 1” TRA SEI SOCI

Carlo Trivelloni non sapeva che in origine era sorto il Cad 1, il 4 marzo 1980, un anno e mezzo prima dell’esposto di Bailini e delle lettere aperte.

Atto certificato dal notaio Mario Zanobini di Savona e sottoscritto da Alberto Teardo, Giovanni Carega, Angelo Benazzo, Luigi Capello, Roberto Bordero, Marcello Borghi, Giovanni Pozzo.

E’ costituita, secondo lo scopo sociale, un’Associazione denominata Centro culturale azione democratica –Cad 1>, con sede in piazza Diaz al civico numero 10. Trivelloni, nella lettera aperta, sosteneva che quell’ufficio era in realtà la sede operativa di Teardo e dei suoi affari.

ENTRANO IN SCENA

ESPOSTI ANONIMI?

E’ il 23 ottobre 1981, venerdì. Il Secolo XIX, a firma di Luciano Corrado, esce con la notizia (prima di una lunga serie) che la Procura della Repubblica sta indagando sul Cad 2. Nessuno sapeva ancora della registrazione del Cad 1 e non Cad 2, indicato (erroneamente?) da Trivelloni. L’articolo ha tra virgolette una dichiarazione anonima: <La persona più autorevole e qualificata a chiarire cosa in effetti sia il Cad 2, con sede in piazza Diaz a Savona, è il signor Alberto Teardo, la sua deposizione sarebbe utile per stroncare le immancabili illazioni>.

Il servizio parla di due esposti anonimi (ma esistevano davvero e da quando?). E non solo, Il Secolo XIX aggiungeva: <Da segnalare la precisazione del Quirinale dopo che un articolo di un quotidiano romano, pubblicato ieri (22 ottobre) faceva riferimento al Leo Capello, attuale presidente del Savona, il quale avrebbe ricevuto da un non meglio precisato “benefattore” la somma di 100 milioni di lire per rafforzare la squadra. Nell’articolo, Leo Capello veniva presentato come “figlioccio di Sandro Pertini”, circostanza che il Quirinale (Pertini era presidente n.d.r.) ha tenuto ieri a smentire nella maniera più categorica. In Procura resta da stabilire – proseguiva Il Secolo XIX – chi dovrà occuparsi dei due dossier. Il procuratore Boccia o il sostituto Maffeo sul cui tavolo erano inizialmente finiti i fascicoli?>.

 

Francantonio Granero
e Michele Del Gaudio

QUEL “BUCO” MAI SVELATO

DAI PRIMI PROTAGONISTI

Lo snodo in cui si svilupperà la vicenda da quel 23 ottobre, giorno della pubblicazione sul Secolo XIX dell’avvio di indagini nel “gruppo Teardo”, fino a metà novembre resta da colmare. Ci sono poche persone (meno delle dita di una mano) che potrebbero svelarlo.

Un segreto da custodire, fino a quando qualcuno dei protagonisti deciderà di farlo, ammesso che il “fenomeno Teardo” interessi ancora. Sono parecchi coloro che “non gradiscono”.

Per tornare a bomba diciamo che qualche imprenditore della provincia di Savona era davvero stanco di subire, e soprattutto di pagare, col rischio di finire prima o poi nei guai. Tra l’altro, in alcune aziende erano entrati anche figli e figlie, tenuti a lungo all’oscuro. Non servì parlarne con avvocati, politici di diversi schieramenti. C’era un sistema che poteva contare sulle massime istituzioni inquirenti e non in provincia di Savona; di più è azzardato dire, almeno per ora. Nessuno volle sapere, ad esempio, la provenienza di alcune fortune immobiliari e di conti in banca di “uomini dello Stato”. La parola d’ordine tra gli imprenditori maggiori era: paga e taci, Teardo ha autorevoli protezioni. Se ti azzardi a colpirlo, sei morto (almeno per la tua azienda). Il suo è un sistema ben orchestrato, oliato, ha molti complici (come si vedrà dai risultati dell’inchiesta che scoperchiò una parte della pentola) nei partiti, negli enti pubblici che contano. Nei Comuni.

Come uscirne? Come minare il “fortino Teardo” che stava rodendo le fondamenta della convivenza civile? Basti pensare ai 17 attentati dinamitardi ai cantieri di imprenditori che risultavano tra i “benefattori” del clan Teardo e di cui fu impossibile accertare la matrice. Basti pensare ai rapporti elettorali con esponenti di spicco della mala calabrese, presente nel ponente ligure. Agli assegni che ricevettero tramite Leo Capello, il “cassiere del clan” con contabilità trovata e sequestrata in un fienile sulle alture di Spotorno, dopo che una prima volta la fece franca per una strana disattenzione degli inquirenti.

Forse un domani, non lontano, potrà essere spiegato come fu possibile arrivare all’inchiesta vera e propria, l’inizio ufficiale, pur tra obiettive difficoltà e che solo 18 mesi dopo ebbe gli sviluppi che meritava grazie alla presenza all’Ufficio istruzione del tribunale di Francantonio Granero e Michele Del Gaudio. Contabilizzarono un business  tangentizio di oltre19 miliardi.

 


Renzo Bailini

 PRIME PERQUISIZIONI

NELLA SEDE DEL SAVONA FBC

Il 12 novembre 1981, Il Secolo XIX, scrive: <Blitz nella sede del Savona Calcio>. Carabinieri e giudice istruttore (Del Gaudio) vi si sono chiusi dentro per tre ore. La minuziosa perquisizione sarebbe da collegare all’istruttoria in corso sui finanziamenti alla società dopo un esposto alla magistratura>.

Nel servizio si parla, tra l’altro, dell’anziano segretario della società, Gaetano Chiarenza che ha chiesto invano di poter avvertire il presidente Capello o altri dirigenti.

Il 14  novembre (ci siamo occupati nelle precedenti puntate) Il Secolo XIX spara in prima pagina la notizia “Inchiesta sul Savona Calcio, perquisita la casa di Teardo”. Erano vere le comunicazioni giudiziarie a cinque indiziati di reato, non la perquisizione nella casa dell’allora presidente della Regione. Venne bloccata?

Il 28 gennaio, nemmeno due mesi dopo, c’era già la sentenza nei confronti del direttore responsabile del giornale, Tommaso Giglio e dell’estensore dell’articolo, Luciano Corrado. Solo lievi multe per il reato di diffamazione e risarcimento danni modestissimo (500 mila lire) fissato in sentenza.

Annotazione: avete mai letto un giornale che da nei particolari la notizia del processo, parla di condanne e di risarcimento, senza indicare, precisare in  cosa consisteva la condanna ed la rifusione del danno? E’ successo anche questo, basta vedere in archivio la pagina del Corriere Mercantile del 29 gennaio 1982. Un articolo da mettere a disposizione della scuola di giornalismo. Da incorniciare.

Michele Del Gaudio

DISINFORMARE E MINACCIARE

LA TATTICA DEI DIFENSORI

Torniamo ai giorni successivi alla perquisizione al Savona Calcio. La Stampa che non si distinse all’epoca tra gli “avversari” di Teardo, riporta un comunicato di questore tenore: <Dopo aver discusso i fatti diffamatori nei riguardi della società e del suo presidente Capello, l’avvocato Pier Mario Calabria si trova a disposizione per tutti i chiarimenti.

Tutto questo a salvaguardia dell’onorabilità e della serietà della società e del suo presidente Capello>. E aggiungeva: <intanto prosegue il processo a Genova per la querela del presidente della giunta regionale, Teardo, contro il giornale Il Secolo XIX. Teardo ha reso noto che devolverà in beneficienza quello che si preannuncia come un miliardario risarcimento danni>.

Il 20 novembre 1981 ancora La Stampa: <L’avvocato Calabria ha reso noto che i magistrati stanno svolgendo minuziose indagini che chiariranno tutto e che la società e i suoi dirigenti risulteranno senza dubbio limpidi e puliti. Non appena gli atti istruttori saranno depositati e potranno essere esaminati, presenterò una circostanziata denuncia per calunnia>.

Una domanda, quel collega che scriveva è deceduto, ma chi passava quei pezzi, li “autorizzava”, li titolava, dove sta? Ha fatto per caso carriera? Chi si ricorda che qualche giornalista ha vissuto per anni sulla forca per aver raccontato i fatti ed altri hanno svolto il ruolo di giullari o violini, o pompieri? Ognuno, pare superfluo, nella vita risponde alla sua coscienza. Anche di giornalista.

LETTERE ANONIME

E TELEFONATE MINATORIE

E’ la fine di novembre quando arrivano le prime minacce di una serie. Una la riproduciamo...LEGGI... a testimonianza. Imbucano la lettera proprio nella città dove Bailini vive, quella Borghetto che in quegli anni assisteva a “far west”, con sparatorie, tra malavita organizzata e balordi. Minacce, con esplicito riferimento ala dinamite usata in precedenza a Borgio Verezzi contro il sindaco anticemento Enrico Rembado: <Pagherai tu, Corrado, Maffeo, Petrella e Del Gaudio>.

Nel suo libro Del Gaudio racconta: <Mi telefona Tonino Petrella, ora al tribunale civile, “guarda che ho ricevuto una telefonata minatoria. Una voce maschile mi ha detto che se Teardo viene arrestato prima delle elezioni (è quanto accadrà n.d.r.) tu e i miei figli farete una brutta fine. Sono preoccupato, ma agisci secondo giustizia>.

Con Bailini, decidiamo di prendere alcune precauzioni. Ho un rapporto di fiducia con Petrella, con quale spesso capita di passeggiare lungo corso Italia, a Savona. Una conclusione: se ti vogliono fare la pelle non te lo dicono prima. La parola d’ordine è comunque quella di non farci intimorire, anche se il più preoccupato, forse per la sua indole, sembra proprio Del Gaudio. Mi chiede, infatti, di diradare le visite nel suo ufficio. Per lavoro il cronista di giudiziaria bussa quasi ogni giorno alla porta del giudice istruttore.

LA DENUNCIA DEI REDDITI

DEI POLITICI SAVONESI

All’appello di Trivelloni, il presidente Teardo non risponde, né sul fronte della ricchezza accumulata, né dei beni immobili. Il Secolo XIX, da parte sua, non molla la “preda”

A capo della redazione di Savona c’è un granitico e inattaccabile Luciano Angelini, sostenuto dal suo vice Del Santo e da tutta la redazione. L’occasione arriva dalla pubblicazione della denuncia dei redditi dei politici savonesi.  Il pezzo inizia con : <Il contribuente Sandro Pertini, presidente della Repubblica dal luglio 1978, ha dichiarato nell’anno della sua elezione, un reddito di 6 milioni e 993 mila lire (il 40 per cento del suo reddito di parlamentare, perché il resto non è tassabile). La moglie, Carla Voltolina, ha invece denunciato 11 milioni e 124.

Il presidente della Regione, Alberto Teardo che risiede ad Albisola, ha denunciato 4 milioni e 557 mila lire. Il presidente della Provincia, il democristiano Domenico Abrate, 8 milioni 430 mila lire. Il sindaco di Savona, Carlo Zanelli, socialista, 7 milioni e 421 mila lire.

Poi due nomi tra i primi due contribuenti (non politici) di Savona: primo in assoluto, Rosa Dimetti con 104 milioni e 454 mila lire. Al secondo posto l’operatore marittimo Mario Vagnola, con 102 milioni. Un nome quest’ultimo non casuale, con ottimi rapporti sia con Teardo, sia con il procuratore della Repubblica, Camillo Boccia. La cui foto, ad una cena presente anche Teardo ed altri “big” di allora, riproduciamo in basso. Era l’unica pezza d’appoggio (vedi precedente puntata) che aveva il giornalista Gad Lerner, in mancanza di testimonianze, per sostenere che Teardo aveva incontrato Boccia. Troppo poco per un’accusa di “protezione”.

IL PSI SCENDE IN CAMPO

PARLA DI OSCURI DISEGNI

Ecco il comunicato stampa del 30 novembre 1981, fatto pubblicare sui giornali e a tutta pagina da “Liguria oggi”, quindicinale laico e socialista diretto da Aldo Chiarle del quale ci occuperemo nel capitolo sulla massoneria....LEGGI... <I socialisti del Psi di Imperia e Savona, riuniti ad Albenga, indignati per la campagna scandalistica, diffamatoria e calunniosa che continua con violenza contro la persona del primo presidente socialista della Regione Liguria, esprimono ad Alberto Teardo la loro solidarietà votando unanimemente il seguente documento. Oscuri disegni politici condotti da discutibili personaggi continuano la loro azione destabilizzante contro il partito socialista in Liguria. Tali sistemi tendono a creare un generico e diffuso qualunquismo e, conseguentemente, una sfiducia nelle istituzioni... (sembra di leggere alcune dichiarazioni rilasciate a proposito della cementificazione di Savona e Riviera n.d.r., ad opera di chi? Stiamo raccogliendo i ritagli stampa). Gli esposti e le denunce – proseguiva il comunicato – recano la firma di personaggi squalificati, collegati talvolta alla matrice socialista. Personaggi squalificati, non sorretti, tra l’altro, da capacità, serietà e rigore politico e morale.  I socialisti di Imperia e Savona di fronte ad azioni destabilizzanti per la democrazia, portate avanti attraverso la violazione sistematica del segreto istruttorio e la pubblicazione, da parte di una certa stampa, di notizie false, distorte, mistificatorie, si chiedono di quali interessi oscuri siano portatori e chi sia alle spalle degli squallidi individui che hanno montato questo attacco al partito socialista, diffamandone gli uomini più rappresentativi... I socialisti di Imperia e Savona  chiedono altresì alla magistratura di operare con celerità per giungere all’accertamento della verità di questa oscura vicenda>.

Senza le condanne passate in giudicato di Teardo e C., oggi in molti dovremmo recitare il “mea culpa”, forse il “De Profundis”. Già, ma dove sono finiti i firmatari di quel scellerato, in stile mafioso, documento pubblico? C’è per caso qualcuno che ricopre ancora ruoli istituzionali, oltre che politici, di partito? I naviganti sono avvertiti.  

Luciano Corrado

 

ELENCO DI IMPUTATI E TESTIMONI

INTERROGATI NELL’INCHIESTA “TEARDO”

 Trattasi di materiale che fa parte di un dossier utilizzato a fini storico-documentali 

MAGNONE Elvio (teste), interrogato il 24 marzo 1984

MAIO Giovan Battista (teste), interrogato il 10 novembre 1983

MALERBA Francesco (teste), interrogato il 6 marzo 1984

MANCUSO Aldo (teste), interrogato il16 agosto 1983

MUDA Mario (teste), interrogato il 20 novembre 1981

MANNI Mafalda (imputata), interrogata il 13 aprile 1984

MARCIANO’ Francesco (teste), 5 marzo 1984

MARCIANO’ Giovanni (teste), 24 febbraio 1984

MASSAFERRO Elena (teste), 10 settembre 1983

MENDARO Vilma (teste), 12 novembre 1982

MENTI Giancarlo (teste), 18 settembre 1982

MERIALDO Amilcare (teste), 31 gennaio 1984

MICHELI Antonio (teste), 16 gennaio 1984

MINETTI Bruno (teste), 28 marzo 1984

MINUTO Umberto (teste), 16 gennaio 1984

MOLINARI Arrigo (teste), 2 marzo 1984

MORETTI Pietro (teste), 10 aprile 1984

MORIONI Angelo (teste), 19 gennaio 1984

MURIALDO Elisabetta (imputata), 6 novembre 1982

MURONI Giovanni (prima teste), 8 dicembre 1981, poi imputato, 9 marzo 1984

MUSSO Maurizio (teste), 4 aprile 1984

NAN Piero (teste a confronto), 4 aprile 1984

NAPONIELLO Giuseppe (teste), 10 giugno 1983

NEGRI Giuseppe (teste), 30 gennaio 1983

NOCERA Pasquale (teste), 5 settembre 1983

NOVARA Maurizio (teste), 26 marzo 1984

NUCERA Fortunato (teste), 4 novembre 1982

NUCERA Giovanni (teste), 24 marzo 1984

NUVOLO Renato (teste), 26 marzo 1984

ODDONE Antonella (imputata), 24 dicembre 1984

OLIVIERI Barbara (imputata), 17 novembre 1983

ORLANDI Vittorio (teste), 5 dicembre 1983

PANERO Michele (teste), 3 giugno ’83, seguono tre interrogatori

PARRINI Flavio (teste), 12 novembre 1982

PATRIARCA Giancarlo (imputato), 24 agosto 1983

PATRONE Pietro (teste), 6 febbraio 1984

PASTORINO Giobatta (teste), 2 febbraio 1984

PASTORINO Giorgio (teste), 16 gennaio 1984

PASTORINO Lorenzo (teste), 10 febbraio 1984

PELLERINO Francone (teste), 2 marzo 1984

PENNONE Francesco (teste),11 aprile 1984

PESCE Alberto (teste), 17 novembre 1983

PESCETTO Giovanni (teste), 12 ottobre 1983

PESSINA Carlo (imputato), 30 marzo 1984

PIAZZA Giulio (teste), 12 febbraio 1983

PIZZAGHELLO Lorenzo (teste), 3 luglio 1984

PREGLIASCO Carlo (teste) il 3 agosto 1983, poi imputato il 6 giugno 1983, seguono 5 interrogatori

RAVA Fausto (teste), 10 marzo 1984

RATTI Lorenzo (teste, 27 luglio 1983

RICCI Aldo (imputato e interrogatorio a confronto) il 21 dicembre 1983 e 9 febbraio 1984

RIOLFO Federico (teste), 4 agosto 1983

RIVAROLI Werner (teste), 24 settembre 1982

ROSSETTI Giorgio (terste), 21 ottobre 1983

ROSSI Carlo (teste), 6 ottobre 1984

ROSSI Claudio (teste), 1° febbraio 1984

ROSSI Giovanni (teste), 21 gennaio 1984

ROSSIGNO Teobaldo (teste), 6 settembre 1983

RUSTICHELLI Alfio (teste), 3 febbraio 1984

SACCHI Roberto (teste),16 giugno 1983

SANGALLI Gianfranco (imputato), 14 luglio 1983

LANZONI Gianluigi (teste), 14 ottobre 1983

SAVIO Edoardo (teste), 10 ottobre 1983

SBOTO Elisabetta (teste), 16 gennaio 1984

SCHMID Mirella (teste il 24 settembre 1982, poi imputata il 16 giugno 1983)

SCRIVA Rocco (teste), 14 febbraio 1984

SERTORE Giampietro (teste), 24 giugno 1983

SEU Gesuino (teste), 3 marzo 1984

SICCARDI Roberto (teste il 31 marzo 1982, seguono 10 interrogatori da imputato)

SIROTTI Raimondo (teste), 2 aprile 1984

SPAGNOLINI Giovanni (teste), 17 gennaio 1984

STOFFINI Fernando (teste),15 ottobre 1983

STINCA Carlo (teste il 3 maggio 1983, interrogato da imputato il 27marzo 1984

STRADA Maurizio (teste), 11 aprile 1984

SIRITO Giorgio (teste), 4 aprile 1984

STINCA Carlo (omonimo del precedente imputato, ma di Torre Annunziata), 3 maggio 1983

TAMBURINI Lorenzo (teste), 6 marzo 1984

TEARDO Alberto (imputato), dal 5 giugno 1982, seguono 8 interrogatori

TESTA Mauro (imputato), 3 settembre 1983

TONDO Mario (teste), 28 febbraio 1984

TORTAROLO Giuseppe (teste), 23 giugno 1983

TORTAROLO Lorenzo (teste), 17 giugno 1983, seguono 3 interrogatori

TOSTO Vincenzo (teste ,12 novembre 1982, seguono 4 interrogatori

TRIVELLONI Carlo (teste), 14 novembre 1981, seguono 3 interrogatori

TROTTA Umberto (imputato), 24 agosto 1983

TRENTI Umberto (imputato), 27 luglio 1983

TRUCCO Guido (teste), 6 marzo 1984

TURPETI Bice (teste), 4 aprile 1984

VADORA Antonio (teste il 2 giugno 1983, poi imputato dal 16 settembre 1983, con sette interrogatori

VAGGI Marisa (teste), 25 settembre 1982

VAGNOLA Mario (teste), 26 maggio 1982

VALFRE’ Alfonso (teste), 27 agosto 1983

VALENTE Rino (teste), 12 novembre 1982

VALLERINO Giuseppe (teste), 19 gennaio 1984

VENTURINO Adelio (teste), 24 genniaon 1984

VENTURINO Pietro (teste), 16 gennaio 1984

VERZA Luigi (teste), 5 gennaio 1984

VIANO Giuseppe (teste), 21 gennaio 1982 

FINE ELENCO IMPUTATI E TESTI