Un consiglio per tutti noi di aver meno paura del diverso.
A volte racchiude tesori di saggezza e di esperienze

Diceva…

MARGHERITA PIRA


Santiago Vacca Sindaco di Borghetto

Diceva il buon Beccaria (e non solo lui) che la pena deve avere lo scopo, oltre a quello di evitare altri reati, di rieducare il condannato.
Questa affermazione a me è sempre sembrata saggia a condizione che non sia deformata da eccessivo buonismo.

Per questo ho trovato interessante l’articolo de “La Stampa” che parlava di una nuova proposta di legge regionale ed accolta dal sindaco di Borghetto.

La legge proposta prevede la possibilità di affidare ai detenuti incarichi di piccole manutenzioni, sistemazioni ambientali, pulizie di spiagge e rii e comunque lavori socialmente utili.

A me la proposta sembra buona ed infatti mi sono meravigliata quando ho letto che vi erano oppositori.

In realtà le critiche più accese provengo da una parte politica che ha idee normalmente differenti dalle mie per cui sono rimasta serena, tuttavia ci ho ripensato.

Leggendo poi le motivazioni  delle critiche ho pensato che eravamo alle solite.

Sino a quando si parlava di un potenziale pericolo per la comunità, mi sono trovata in sintonia.

Abbiamo sentito troppe volte notizie di ex carcerati che, usciti dalla prigione,  commettono delitti peggiori di quelli per cui vi erano entrati.

Alcuni mesi fa ha tenuto per parecchi giorni le prime pagine dei giornali la notizia che un uomo  , accusato di aver ucciso la prima fidanzata a Genova e poi lasciato libero, aveva ucciso una nuova fidanzata a San Remo.

In questi casi si propone di solito tolleranza zero e qui penso a ragione.

Anche Beccaria diceva che la reclusione ha il fondamentale scopo di tutelare il cittadino onesto, dai danni prevedibili che possono essere compiuti dal malvivente liberato.

E’ giusto, ma non credo che le carceri attuali siano in grado la seconda funzione cioè quella  di rieducare i carcerati pure se alcuni esempi di cui sono venuta a conoscenza – anche a proposito delle carceri di Savona – fanno pensare che qualche movimento in questo senso si può intravedere. E’ quindi poco probabile che l’esperienza della privazione della libertà finisca con un miglioramento dell’individuo.

Ricordo l’episodio di uno spettacolo offerto al papa durante una sua visita da un gruppo di reclusi. Dagli spezzoni che ho visto in televisione mi sembrava intenso e  partecipato.

Altrettanto importanti sono i giornali stampati nelle prigioni. Dimostrano impegno da parte di tutti. Bisogna inoltre ricordare che non sono pochi gli individui i quali proprio nel periodo del carcere si sono creati un’istruzione. Alcuni addirittura sono arrivati alla laurea.  

Pensando poi alle condizioni delle carceri italiane in cui le celle sono sovraffollate direi che è più probabile che qui il comportamento dell’individuo peggiori con conseguenze ancora più gravi per la tutela degli altri cittadini una finita la reclusione perché la pena è stata scontata.

Quello delle carceri è comunque un grave problema assai lontano dall’essere risolto anche per la collocazione logistica.

Comunque le critiche che più hanno colpito la mia attenzione sono quelle relative al fatto che al posto dei carcerati potevano essere chiamati gli abitanti di una baraccopoli ai margini del paese.

E’ la solita guerra tra poveri!

Queste cose mi rattristano . Mi ricordano l’episodio manzoniano dei polli destinati al dottor Azzeccagarbugli che si beccavano tra di loro.

Si tratta delle stesse obiezioni che vengono rivolte a coloro che tentano di dare un’occupazione agli extracomunitari immigrati.

Si dice, difendendo sé stessi, che gli stessi lavori potrebbero essere affidati a disoccupati italiani. E’ vero, ma gli industriali del Nord – Est lamentano la difficoltà a trovare lavoratori e debbono necessariamente ricorrere giovani atipici.

Quante donne italiane sarebbero disponibili, ad esempio, a fare le badanti?

La stessa cosa si può dire per i carcerati. Non si tratta infatti di lavori fantastici che vengono loro offerti, ma di piccoli impegni in lavori socialmente utili.

Quanti dei nostri ragazzi – quasi tutti regolarmente in possesso di un diploma – sarebbero disponibili a svolgere mansioni umili e, sicuramente, mal retribuite?

Obiezione importante  è quella riguardante la necessità per  diversi motivi di una accurata sorveglianza.

Che altro dire? Nulla oltre al consiglio per tutti noi di aver meno paura del diverso. A volte racchiude tesori di saggezza e di esperienze.

Margherita Pira.