L’AZIENDA IN CRISI LA SUA RICETTA: LAMINATI D’ACCIAIO E PELLICOLE SOLO IN BIANCONERO PER I MERCATI DI NICCHIA
Malacalza rilancia l’ultimatum
“Lunedì Ferrania in liquidazione”
L’imprenditore chiede risposte finalmente rapide dal ministro Bersani  LA STAMPA
[FIRMA]MAURO CAMOIRANO
CAIRO MONTENOTTE
Docce scozzesi su Ferrania. Ieri l’imprenditore Malacalza si è detto pronto a «trainare» Ferrania verso la reindustrializzazione, ma allo stesso tempo ha fatto sapere che senzao risposte concrete del ministro Bersani, lunedì gli azionisti porranno l’azienda in liquidazione. Questo, in sintesi, il messaggio emerso dal vertice a Genova tra l’assessore regionale Renzo Gucinelli, l’assessore provinciale Roberto Peluffo, il sindaco di Cairo, Fulvio Briano, ed i sindacati.
Vittorio Malacalza, azionista di riferimento della Ferrania, sarebbe anche disposto a rilevare tutto il pacchetto azionario dai soci Messina, Gambardella e Gavio, per traghettare il sito verso una nuova fase di reindustrializzazione. Nuova fase perchè l’imprenditore genovese ha dichiarato esplicitamente che ritiene impossibile ormai rilanciare Ferrania: pur mantenendo una parte delle produzioni tradizionali, come, ad esempio, la fotografia, indirizzandosi, però, su mercati di nicchia, come la pellicola in bianco e nero, per garantire un futuro a Ferrania occorre puntare su nuovi settori. Vale a dire hi-tech (superconduttori, fotovoltaico, pannelli solari) e, soprattutto, l’acciaio.
E qui l’assessore Gucinelli, ha sottolineato che si tratterebbe di lavorazione di lamiere, e non di produzione, escludendo qualsiasi ipotesi di altoforni. Il nuovo stabilimento, la cui progettazione sarebbe già in fase avanzata, si incentrerebbe sulla lavorazione di bobine di acciaio per farne laminati. La materia prima, circa 1 milione di tonnellate l’anno, arriverebbe via nave, nel porto di Savona, e da qui raggiungerebbe Ferrania su rotaia e camion. La produzione a regime sarebbe di 1,2 tonnellate l’anno, con 300 posti di lavoro, più una cospicua parte di indotto, ed un impatto ambientale nullo.
Malacalza avrebbe inoltre dichiarato che, se si avrà un riscontro positivo dal ministero, e non si avranno eccessivi ritardi nell’acquisizione dei macchinari entro un anno e mezzo dall’autorizzazione il nuovo stabilimento potrebbe essere già a pieno regime. Per i progetti hi-tech si parla, invece, di un percorso di tre anni.
Perno di tutto il ragionamento, però, sono le decisioni del ministro Bersani, con lo sblocco dei vari contributi e degli sgravi fiscali, inseriti nell’accordo di programma di quasi tre anni fa, ma finora rimasti sulla carta. Senza questi, i soci, che si riuniranno lunedì prossimo, non sono più disposti ad operare una nuova ricapitalizzazione e non rimarrà che avviare le procedure di liquidazione dell’azienda.
«Un epilogo che non possiamo assolutamente permettere - dice Giorgio Cepollini, della Cisl - ed avvieremo tutte le iniziative del caso per sollecitare un immediato intervento, finalmente definitivo, del ministro. Non solo perchè si sblocchino i finanziamenti, ma perchè si riscriva un accordo di programma aggiornato e calibrato su questa nuova situazione, senza dimenticarci che, anche nell’ipotesi più positiva, a luglio, quando scadrà la cassa integrazione straordinaria, ci saranno oltre 200 esuberi da gestire». Martedì Gucinelli sarà a Roma per preparare l’incontro con il ministro.