Grazie ai miei contatti con il Sismi sono venuto in possesso della seguente lettera inviata da

Marco Follini a Fini e a Casini.

Mimmo Lombezzi

 Caro Gianfranco, caro Pierferdi,

 Vi scrivo superando antichi contrasti. Vi scrivo con lo spirito cristiano che regola i rapporti tra noi, uomini di destra, uomini dell’occidente.

Vi scrivo perché vi vedo entrambi avviati sullo stesso viale del tramonto mediatico.

Come me sparirete. Come me constaterete che nessuno vi si fila neppure quando strillate “Io c’entro!” dai costosi poster affissi per le strade.

Come me come me rimpiangerete (specie tu Gianfy!) persino il Gabibbo, i lazzi di Greggio, lo sculettare irridente delle veline…

Come me accoglierete grati, con caffè e cornetti, una raminga troupe del TG3 venuta ad intervistarvi su ordine del direttore ancora aggrappato alla “parc condicio”, alla “completezza dell’informazione”….

Come me soffrirete l’amaro esilio dal video, paragonabile solo alle deportazioni in Bitinia, in Ciumuria o nel Ponto che accompagnarono la caduta politica degli scrittori di Roma.

Solo Marzullo vi convocherà a notte fonda e allora voi che andaste vestiti da ufficiali a Nassiriya, voi che duellaste nei talk-show accetterete tutto, persino sentirvi dire

“Si faccia  una domanda e si dia una risposta”….

Ma quale domanda ? E soprattutto quale risposta ?

“Ubri!””Ubris!” … sciagura su chi sfida la volontà divina!

Pierferdy le tue occhiate altezzose quando io fui scomunicato ancora mi feriscono, ma gli scritti giovanili di Buttiglione mi hanno insegnato a perdonare : qua la mano compagni di strada! Compagni di sventura!

(scusa Gianfy se ti do’ del “compagno” ma è solo in senso metaforico). Stringiamoci insieme mentre il carro di guerra della Brambilla passa scintillante di schermi sulle nostre icone infrante. Perché la regina guerriera non farà prigionieri! 

sinceramente il vostro Marco Follini