GIUSTO L’APPELLO, MA…
                di Sergio Giuliani    versione stampabile


John Milton 

“Prima di ogni altra libertà, datemi la libertà di conoscere, di esprimermi, di discutere secondo coscienza…chi ha mai visto la Verità avere la peggio in uno scontro libero e aperto?”   
John Milton   24 novembre 1644
 

Giusto, ineccepibile il richiamo del Presidente della Repubblica contro l’uso extragiudiziale delle intercettazioni telefoniche. La vita privata del cittadino va tutelata ad ogni costo: ne va della qualità stessa del vivere democratico. E poi, sempre e tutto in pasto ai giornali, e a quelli che si pensa più abbiano a gioire dello scoop per coincidenza di fini politici, col dubbio che il rombo di tamburo si spegna poi in un rumor di goccia d’acqua e con la multa per schiamazzi!

Per ben altre strade le politiche verità devono essere fornite ai cittadini: in primo luogo dagli attori stessi dei poteri di vigilanza (in questo recentissimo,ma non certo ultimo, caso, esiste, penso eletta e pagata, una specifica commissione di vigilanza Rai) e,soprattutto, dalla magistratura inquirente che, coi pochi ed arcaici mezzi a disposizione e nel gomitolo dei diritti-doveri tra inchiesta ed inquisito,si muove spesso quando interessate “soffiate” lo vogliano e a quanto pare non custodisce bene certi atti riparandoli dalle grinfie dell’informazione.

L’informazione, già! E’ un diritto del cittadino, Presidente, pari alla privacy se non superiore. Senza informazione e formazione non c’è nemmeno quella capacità di voto che renderebbe meno sospetti e più seri certe grida di “Al voto!” che vengono da pulpiti interessati al potere molto più che alla limpidezza di come esso venga delegato dal popolo cosciente.

Senza informazione degna, accade che un mare di scontenti si aggiri per le piazze d’Italia pronta ad applaudire, a seguire per inerzia e senza coerente filtro, tutto ciò che sia protesta. Il potere politico,in un’Italia dove si parla e si grida di riforme, ma, evidentemente, non se ne fa, o non se ne può fare, nessuna, di necessità scontenta.

 Nel nostro paese funziona, Dio sa come e da quando, un meccanismo economico-produttivo-distributivo spesso infame e mafioso; al meglio, ingiusto. Ma, purtroppo, funziona e, a quanto pare,”piace” e c’ chi si abbevera nella dispersione (in economia tutto si raccoglie! Spesso, però, nelle mani non legittime).

Dpf che passano al Senato con un voto di maggioranza non possono che essere  toccate e ritoccate ed aver perso coraggio per strada.

Di qui, forse, due necessità: un sistema elettorale che, in qualche modo, garantisca al vincitore (partito o coalizione?) un margine di sicurezza parlamentare e dar mano a riforme ragionate anche con una minoranza che non sia diabolicamente prevenuta e che costruisca il lavoro legislativo con operoso buonsenso e con distinguo motivati fuor di utopia.

Nel confuso agire di un capo di partito che nega il giorno dopo quanto ha detto il giorno prima, che tratta i suoi seguaci di piazza come una plebe, a suon di slogans e di proclami puntualmente smentiti, forse c’è solo la solita scontata furberia da piazzista di immobili, o forse matura, a suon di male alla spalla, qualcosa di simile a un confronto con gli altri (resta da vedere fino a quanto un incarnato ammette che esistano gli altri, se non come clienti, ricordate? La plebe romana e borbonica che andava a dare il buongiorno al potente in cambio del cestino di cibarie).

Avviato questo discorso, di cui non è chi non diffidi, puntuale l’ennesima “rivelazione”, tanto da toglierci i dubbi sull’esistenza di manovrieri dell’informazione.

Questa volta, la Rai, Presidente. Con quelle facce ottuse da pionati e da del noce! La Rai, da noi pagata e democraticamente controllata (vero, Biagi;vero, Santoro?) obbedisce a criteri di convenienza politica nel fornirci il dovere primario per cui esiste, l’informazione, il “fatto” al di là dei preconcetti e del limonare le opinioni colà dove, interessatamente, si vuole che approdino. Grave reato, sentito con naturalezza dai “colpevoli” come una normale abitudine da accettare in silenzio.

Su questo mercato delle zucche avremmo voluto il suo sdegno, Presidente! Nessuno vuole anticipare verdetti, ma sentiamo di lontano odor di colpe e temiamo la tv che non ci piace ed è formatrice, ai più bassi e mercantili livelli, di politiche volontà e di troppo comodi ombrelli per chi ha ben donde da brontolare.

Lo ripetiamo, da sempre: siamo convinti che la formazione debba esser riconsegnata a partiti degni di questo nome che sappiamo ascoltare, conoscere e programmare risoluzioni. Non ci piace che si ponga sullo stesso piano la nascita a centro sinistra di un solo partito di due e il puerile mutar di nome a un unico partito che rimane immutato malgrado il fiorire di linguaggi da giocatori di carte (”ha sparigliato”) o da calciatori (“si è smarcato”: e da chi?).

Questo riporta e sostiene la televisione “guidata”. Presidente, ci creda, è più grave della grave e tempestiva violazione di atti giudiziari. Ci coinvolge davvero tutti. Anche Lei

Sergio Giuliani